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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Piste&Pedane / Brindando con una magnum di Gutturnio

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Martedì 23 Ottobre 2018

 

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Posti in piedi ad Agazzano per la bella festa del triplo "olimpico" con Giuseppe Gentile e i suoi fratelli.

 

di Daniele Perboni

 

È noto a tutti, almeno dovrebbe esserlo, che giusto cinquant’anni or sono dalle parti dell’America Centrale, più precisamente a Città del Messico, accadevano fatti strani. Gioiosi e drammatici. Protagonisti fotografati, osannati e ricordati con il sorriso sulle labbra e altri, anonimi, sconosciuti, gettati in fosse comuni come miseri stracci. Chiaro che il riferimento vola ai Giochi Olimpici. Sì, proprio quelle Olimpiadi che rappresentarono uno spartiacque fra il passato e il futuro. Nella foto Perboni, riunito il Club +17: (da sinistra) Fabrizio Donato, Paolo Camossi, Peppe Gentile, Dario Badinelli, Fabrizio Schembri, Daniele Greco.


Fra i tanti prim’attori, alcuni vestivano la casacca azzurra e furono protagonisti di gesti e imprese sportive che ancora si tramandano nelle storie italiche. Uno di questi, Giuseppe “Peppe” Gentile, era approdato domenica 21 ottobre in quel di Agazzano, Piacenza. E che ci faceva da quelle parti un arzillo settantacinquenne che giusto mezzo secolo addietro rimbalzava come un grillo sulla pedana del triplo e si regalava una medaglia di bronzo, rimasta un unicum, per 44 anni, sino all’avvento di Fabrizio Donato, nel medagliere olimpico nazionale?

 

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Prima di spiegare le ragioni di quella presenza occorre chiarire qualcosina ai nostri affezionati lettori. Cinquanta anni, medaglia di bronzo, due record mondiali, hop, step, jump ... rammentano qualcosa? Ecco spiegato l’arcano. Sull’onda degli Amarcord, qualcuno da quelle parti (ad Agazzano, non certo in Messico) ha voluto mettere in piedi una festicciola per rimembrare quegli avvenimenti e, soprattutto, quella cavalletta e quella medaglia. Detto e fatto.

Un gruppo di amici, fra i quali Ottavio Castellini (factotum della collezione Ottavio Castellini - Biblioteca Internazionale dell’Atletica) ed Emilio Rozzini (il tecnico che ha portato Badinelli a livelli mondiali e che anni dopo ha seguito anche il bronzo mondiale Magdelin Martinez), a cui vanno aggiunti, per l’organizzazione logistica in loco, il gruppo Progetto Multisport “Sognando Olympia” e l’Atletica Agazzano, si son mesi di buzzo buono ed hanno allestito una mattinata di assoluto interesse.

Nomi? Eccoli in ordine sparso, sperando di non dimenticare nessuno. E se li dimentichiamo chiediamo venia in anticipo. Fabrizio Donato, Daniele Greco, Paolo Camossi, Fabrizio Schembri, Dario Badinelli. Insomma, tutti gli uomini atterrati oltre i diciassette metri (compreso, naturalmente il baffuto Gentile). Ancora: Magdelín Martinez (prima e finora unica italiana oltre i 15 metri), Barbara Lah, Antonella Capriotti. In pratica la storia “tripla” azzurra.

Si aprono le danze. La sala è colma, solo posti in piedi. Castellini prende la parola e subito si emoziona. Saluti del Sindaco di Agazzano, Mattia Cigalini. E qui permetteteci una parentesi. Il ragazzo (29 anni) è un talento del sassofono con all’attivo ben sette album pubblicati e la partecipazione a importanti festival mondiali. Chiusa parentesi. Spengono le luci, tacciono le voci (cit) e nella penombra del salone dell’Hotel Il Cervo parte un filmato in bianco e nero. Spezzoni di “Pelle di rame”, film del 1951 dove Burt Lancaster interpreta Jim Thorpe, il pellerossa che vinse due ori (pentathlon e decathlon) ai Giochi del 1912, medaglie che gli furono tolte per l’accusa di professionismo. È grazie alla visione di quella pellicola che, racconta Gentile, «quel giorno nacque il sogno». Sul palco, alla presenza dei successori, il bronzo olimpico mormora commosso: «stare qui con voi mi ringiovanisce e di questo vi ringrazio». Tutti in piedi, applausi.

I conduttori della “festa” annunciano la proiezione di un altro filmato, girato da Luciano Fracchia l’uomo con la cinepresa, custode di “milioni” di chilometri di filmati sportivi rarissimi e unici, 25 armadi pieni di bobine. In quel girato si possono ammirare tutti i salti di Gentile e degli altri atleti finalisti di quella storica gara. Filmati, per la maggior parte inediti. Neppure “mamma Rai” li possiede. Proiettati per la prima volta proprio in questa occasione. Gioielli di altissimo valore tecnico e simbolico. E così si scopre che anche il Giasone romano non era scevro di difetti. Subito ne approfittano Donato e Camossi invitandolo in pista per correggere quelle lacune tecniche.

Grazie a Vanni Loriga, 91 anni, decano dei giornalisti non solo sportivi, veniamo a sapere che proprio grazie alle riprese di Fracchia, gentilmente concesse dal figlio, si potranno finalmente misurare i vari salti nulli effettuati nella finale messicana. Nulli di cui uno potrebbe essere addirittura più lungo del famoso 17.22 che regalò a “Peppe” il record mondiale temporaneo. Si consolò con un bronzo ed una fama eterna.

Si chiude la mattinata con una commovente lettera di Erminio Rozzini, nella quale ringrazia la sorte per avergli concesso l’incontro con due atleti straordinari – Dario Badinelli e Magdelín Martinez – e dove, in chiusura, si chiede: «Perché il salto triplo? Sono confuso, non lo so più nemmeno io».

Prima dell’addio generale, ecco l’ennesima sorpresa per il personaggio principale della festa: una “magnum” di vino Gutturnio dedicato al protagonista (hop, step, jump) e la riproduzione fedele dei fogli gara di Messico ‘68, riprodotti su carta prodotta dall’antica stamperia Toscolano 1381. Che più?

 

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