- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Compiacere, la nuova parola d'ordine

PDFPrintE-mail

Martedì 23 Ottobre 2018


bolt-calcio 2


Ipocrisia e timore di dire la verità, chiamare le cose col proprio nome: compiacere è d'obbligo oggi.


di Giorgio Cimbrico

Lo spread che divide le maratone corse su asfalto italiano dalle altre è sempre più profondo: quest’anno è a quota 384, vale a dire i secondi che dividono il 2h01'39" di Eliuk Kipchoge a Berlino e il 2h08'03" di Jarius Birech a Roma. L’anno scorso, proprio come sullo scenario economico, era nettamente più basso: 221, la differenza tra il “titolo” berlinese, ancora di Kipchoge, collocato a 2h03'32", e il 2h07'13" milanese di Edwin Koech.

 

Tuttosport: “Per noi siete d’oro”. La Gazzetta dello Sport: “Vi amiamo comunque”. Titoli dopo la finale del mondiale di pallavolo donne. Compiacere, offrire un affetto scongelato è la parola d’ordine.

Una constatazione e una domanda: in un mondo sempre più multietnico, la Serbia fatta di serbi è campione del mondo di pallavolo, la Polonia fatta di polacche è campione del mondo. E la Polonia non ha mai smesso di dettare legge in quasi tutte le specialità dell’atletica amboisessi. Senza tirare in ballo teorie razziali che sarebbero piaciute a Gianni Brera – gli slavi, i germani, etc. – e senza sottolineare che ci troviamo di fronte a paesi che non hanno formidabili risorse economiche, non sarà che hanno eccellenti allenatori?

Sto aspettando che Leo Messi chieda di essere tesserato per il club de Atletismo di Tucuman, con la speranza di strappare un posto nella 4x100. Cosa voglio dire? Provate a guardare dietro lo specchio e troverete Usain Bolt in trattativa con i Mariners australiani. Ma non c’era di mezzo una sistemazione a La Valletta? Al Lampo piace giocare a calcio – strano per chi viene da un’isola dove è amato soprattutto il cricket che lui stesso ha giocato da bowler quando era ragazzo – ma non mi sembra sia il caso di farne un affare di stato, di seguire ogni mossa. Al Oerter si dedicò alla pittura astratta, Jean Pierre Rives, indomito terza linea della Francia, è diventato scultore, John Landy sposò la politica, Roger Bannister fu neurologo di fama, Eric Liddell andò in Cina a predicare la Bibbia e a curare i poveri. Vengo ammonito: “Erano altri tempi”. Già, erano altri tempi.  E il profitto non era tutto.

Nessuno ha rimarcato che a vincere per la Ferrari sia stato il licenziato Raikkonen. Erano troppo impegnati a sottolineare, con gusto maligno, da impotenti, che Hamilton doveva rimandare la festa. Intanto continuo a non capire perché il tipo di Sky urli come quando il Duca di Guisa venne crivellato di pugnalate.

Dopo aver meritato una sorta di marchio di Caino, Giampiero Ventura ha esordito sulla panchina del Chievo con un 1-5. Una volta, a una certa età, c’erano la partita a carte con gli amici, la bottiglia di bianco, due chiacchiere, una passeggiata con il cane, serene serate a casa, la raccolta delle porcellane di Meissen, la collezione, a piacimento, di francobolli, monete, ex-voto.

Ipocrisia e paura di dire la verità. “Peccato che Icardi non abbia passaporto italiano”, ha detto qualcuno dopo il derby. “Anche i nostri sono bravi”, ha replicato il CT Roberto Mancini, dai capelli striati di bianco. Una volta sarebbe bastato dire: “eh sì” Oggi non si può più, pare.    

Pensavo fosse finito il tempo di “l’autorevole Times, il prestigioso Le Monde”, o del “portiere che dice presente” o, ancora, del “cuore da gettare oltre l’ostacolo”. Mi sbagliavo, tutto questo è ancora tra noi. A questo punto, per le nuove leve adepte di internet e dei social media, dei post e delle app, riesumerei anche Alfonso Gatto: “Ma sono tutti primi al traguardo dei mio cuore”.

Da alcuni giorni non si parla della candidatura olimpica di Milano-Cortina. L’ultima notizia riguardava una richiesta di referendum da parte di cittadini cortinesi. Malagò ha risposto che la cosa non gli compete ma non crede sia possibile. Altrove sì.

 

Cerca