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Piste&Pedane / Antonio La Torre: "non sono un fenomeno"

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Giovedì 11 Ottobre 2018

 

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È sicuro il nuovo CT: sa da dove partire e dove vuole arrivare. Soprattutto è uno che ci mette la faccia.

 

di Daniele Perboni


Piena autonomia assoluta. «Diversamente non avrei accettato». Risponde così Antonio La Torre, da poco più di una settimana a capo del settore tecnico della Federazione, quando chiediamo lumi sul lavoro a cui è stato chiamato. E continua: «Ma sempre nei limiti della regolarità». Non avevamo dubbi. Soprattutto tiene a sottolineare, ancora una volta che «Non sono un fenomeno, non è arrivato il salvatore della patria. Cerco di applicare quello che ho in testa, supportato da una buona squadra e da un uomo come Roberto Pericoli, una garanzia. È preziosissimo, dotato di enorme pacatezza e grande lucidità nell’analizzare ogni singolo aspetto del problema».


Non ha difficoltà il nuovo direttore tecnico a rispondere al telefono, anche se è subissato da impegni: «Alle 9,30 puntuale, perché alle 10 inizio le lezioni e finisco alle 13,30». E così è stato.

– Si aspettava tutte le critiche che le sono piovute addosso dopo aver esposto, seppur a grandi linee, il suo programma?


«Assolutamente sì. Trovo normale che ciò avvenga. Le persone hanno tutto il diritto di criticare, anche scrivendo cose inesatte (“Battocletti massacrata da La Torre”, titola un sito, ndr). Non ho nessuna intenzione, però, di rispondere, o mandar loro tutte le mail che scambio con l’allenatore di Isabel Mattuzzi o con il padre di Nadia Battocletti (anche suo tecnico, ndr). Mi va benissimo tutta quella discussione, non critico nessuno per questo».

Poi ricorda le interviste di Libania Grenot e Marco Lingua, due atleti usciti dall’eccellenza e che hanno “fallito” l’appuntamento europeo di agosto, in cui si dicono d’accordo con le sue scelte. «Sono in questo mondo da tanto, anni. Non vengo da Marte. Qualcuno non ha ancora capito quali effetti avrà la famosa “fascia top” che ho chiesto di creare».

– Aveva accennato a un appello a Stefano Baldini, come si è conclusa la vicenda?


«Con Stefano il discorso si è chiuso. Ci siamo parlati con estrema chiarezza e schiettezza e giustamente ora vuole fare altre scelte. Per il settore che volevo affidargli vedremo come fare».

Qualche idea già gli frulla per la testa, ma chiede tempo. «Non sono scandalizzato dal dibattito che si è sviluppato. Sono anni che discutiamo, e non è perché ora sono arrivato io e tutto deve andare per il verso giusto. Ma soprattutto non ho detto scurdámmoce ‘o ppassato, però ho chiarito che abbiamo poco tempo e ci restano solo venti mesi (per Tokyo 2020, ndr), senza nascondere nessun problema o criticità. In definitiva, spero proprio che quella famosa lista diventi più corposa con il passare del tempo».

– Un tema di attualità: i Campionati Europei di cross, in programma il 9 dicembre.


«Ho messo sotto pressione e fretta a tutto il Consiglio Federale. Se atleti come Yeman Crippa e Yohanes Chiappinelli hanno intenzione di parteciparvi e vogliono andare “in quota” a prepararlo devo dirgli di sì. In quella competizione qualcosa di interessante, anche in staffetta, si può ottenere, così come dalle donne, in primis la stessa Battocletti e la Merlo. Insomma – conclude La Torre – spero che il messaggio venga recepito e si ricominci a parlare di atletica».

– Che ambiente ha trovato La Torre?


«Una sensazione: molti non mi conoscono e stanno prendendomi le misure. Soprattutto hanno capito che sono una persona educata e che essendo stato impiegato alla Breda so cosa vuol dire lavorare. Ho voluto incontrare anche gli amministrativi ed ho fatto chiarezza, dicendo loro che alcune cose vanno fatte prima e altre si possono rimandare. Ma non possiamo sbagliare. Un esempio banale? Tamberi andrà in Sudafrica per uno stage, che faccio gli dico di no? Seguendo il normale iter la FIDAL avrebbe speso mille euro in più per il biglietto aereo. Ho chiesto che lo si faccia subito ...».

– E per quanto riguarda i centri federali?

 

«È mia intenzione rilanciarli. Tutti gli atleti che faranno parte dei “progetti speciali”, quelli fuori dalla fascia top, per intenderci, dovranno allenarsi in quei centri».

È sicuro Antonio La Torre. Sa da dove partire e dove vuol arrivare. Soprattutto è uno che ci mette la faccia. «Sempre».
 

 

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