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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / In memoria di quell'ultimo ponte, ...

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Mercoledì 10 Ottobre 2018

 

ponte 3 

 

Ponti crollati e ponti conquistati: tra i buoni propositi e le italiche incapacità che ruotano attorno al ponte di Genova.

 
di Giorgio Cimbrico
 
Ai ministri, ai commissari e a tutti quelli che, a vario titolo, dicono di accingersi a ricostruire il ponte di Genova (ma prima sarebbe meglio pensare a demolire), l’omaggio di una rassegna di succinte storie che hanno al centro dei ponti. Possono servire a una conoscenza della materia o magari non servono a nulla ma sono belle, affascinanti, drammatiche. Dalla storia, dall’arte, dalle ambizioni che prudono come un eczema, dall’abilità di antichi costruttori e di coinvolgenti scrittori c’è sempre da imparare.

 

Quell’ultimo ponte. Preso dalla furia frettolosa di chiudere la guerra entro il ’44, Bernard Law Montgomery, che di solito andava con i piedi di piombo, elaborò un piano per prendere cinque ponti olandesi e avvicinarsi pericolosamente ai confini del Reich. Il più importante era l’ultimo, quello di Arnhem, sul Basso Reno. L’operazione (nome, Market Garden) affidata a una colonna corazzata e ai paracadutisti, si risolse in un disastro e il reggimento britannico, i Berretti Rossi, venne spazzato via.

Il ponte sul fiume Kwai. Il colonnello Nicholson, ossessionato dal senso del dovere, non si accorge di trasformarsi in collaborazionista dei giapponesi e il ponte salta in aria dopo un’azione di commandos. Frutto della fantasia di Pierre Boulle (che ha scritto anche il Pianeta delle Scimmie), ma scaturito da fatti reali e atroci capitati lungo la ferrovia che correva nella jungla, tra Thailandia e Birmania.  

Il ponte di San Luis Rey. Crolla improvvisamente nel 1714, interrompendo i collegamenti tra Lima e Cuzco. Muoiono le cinque persone che lo stavano attraversando. Tragedia o punizione divina? Né i fatti reali né l’interpretazione data da Thornton Wilder – libro omonimo -- chiariscono l’accaduto.

Il ponte sullo Stretto. Uno dei cavalli di battaglia di Silvio Berlusconi. Non esiste.

Il ponte sull’estuario della Senna. Esiste, pedaggio piuttosto esoso, ma permette di aggirare le ramificazioni del fiume e giungere rapidamente a Le Havre.

Il ponte di Aquitania. Esiste anche questo, Bello e ardito, già nei sacri testi di architettura. In una tappa del Tour ha fornito anche il traguardo per un gran premio della montagna di quarta categoria.

Il ponte Carlo. In piedi da 600 anni, scavalca la Moldava e collega la magnifica città vecchia di Praga al quartiere di Mala Strana che Rodolfo II d’Asburgo popolò di alchimisti alla ricerca della pietra filosofale e di altre amenità del genere.

Il ponte di Cordova: sedici arcate, 247 metri di lunghezza e qualche lavoretto di manutenzione: dopo 2000 anni, ottima salute.

Il Tower Bridge, il Waterloo Bridge, il London Bridge, Il Blackfriars Bridge. L’ultimo è anche detto il ponte dell’impiccato acrobatico, Roberto Calvi.

Il Ponte Nuovo. Finisce sempre nello sguardo ingrugnato di Maigret quando si affaccia alla finestra del suo ufficio al Quai de Orfevre. Di solito è attraversato da una coppia di innamorati o frequentato da pescatori che gettano la lenza nella Senna color piombo, solcata da chiatte e rimorchiatori.

Il Golden Gate, Preso d’assalto dalle scimmie di Cesare quando, a ragione, cominciano ad avene abbastanza degli uomini.

 

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