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Extra-Greve / In morte di Charles Aznavour, maratoneta olimpico

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Martedì 9 Ottobre 2018


the games 2

 

Il gigante gentile che dedicò all'Armenia e alla tragedia del suo popolo struggenti canzoni e un amore doloroso.


di Vanni Loriga 


Dedico questo extra-greve a Chahnourn Varinag Azmavourian, meglio noto come Charles Aznavour. Ci ha lasciato da pochi giorni e giustamente è stato celebrato, da ogni mezzo di comunicazione, come cantante, musicista, attore. Sono state ricordate le sue 1200 composizioni sussurrate in sette lingue (300 milioni di dischi a sua firma) e la partecipazione a oltre sessanta film. Di lui quasi tutto è stato detto anche in campo politico con il grande e continuo impegno a favore dell’Armenia, sua patria di origine, “un amore doloroso” mai tradito. Un argomento che merita approfondimenti.

Possiamo solo aggiungere qualcosa in campo sportivo. Il grande Charles nel 1970 interpretò il ruolo del maratoneta nel film “The games” del regista Michael Winner. Nonostante il nome benaugurale del cineasta inglese ed il sottotitolo “I formidabili” la pellicola non riscosse adeguati consensi.

Per l’autorevole GuidaFilm di Leonard Maltin si tratta di “un film tedioso per un soggetto potenzialmente interessante, … quattro corridori si preparano per una sfiancante maratona alle Olimpiadi”. Uno dei quattro è proprio Aznavour che allenato da Gordon Pirie, il primatista del mondo dei 5000 mortificato ai Giochi di Melbourne da un implacabile Vladimir Kuts, taglia per primo il traguardo dell’Olimpico. Gli spalti dello Stadio romano ospitano decine di migliaia di spettatori, Ma la maggioranza sono dei manichini con paglietta e un centinaio allievi dell’ISEF.

Fra questi Francesco Garau, oristanese e per otto volte campione sardo di decathlon. Perché lo cito? Perché fra gli attori generici del film c’era un altro decatleta, sicuramente più noto. Si tratta di Rafer Johnson che proprio in questo stadio dieci anni prima aveva vinto il titolo olimpico. Questa volta interpreta il ruolo di radiocronista. Non fu il solo uomo famoso a lavorare in quel film Nella colonna sonora figura una melodia composta da un giovane musicista dal grande futuro. Si tratta di Sir Elton Hercules Reginald Kenneth John, in parole povere Elton John, …

Charles Aznavour fu primo in quella pseudo Olimpiade, ma in quel momento mi venne in mente che il vero vincitore dell’ultima gara degli antichi Giochi di Olimpia fu – nel 369 d.C. – un pugile che si chiamava Varazdat, Cinque anni dopo divenne re dell’Armenia, … bravi, questi Armeni anche nello sport!

Cosa significa Aznavour?

So che ogni cognome ha dietro una storia o, comunque, un preciso significato. Il vero nome casato di Charles era, come già detto, Aznavurian. Il suffisso “an” indica il patronimico, cioè discendente di Aznavour. Ma che significa questa parola? Figlio di chi? Per chiarire il mistero mi sono rivolto all’ingegner Federico De Carlo, lo stesso che scoprì perché nel Rapporto Ufficiale di Londra 1908 gli Inglesi sbagliarono la lunghezza della maratona (metri 42266 anziché 42195 …)

Le sue implacabili ricerche hanno portato alla conclusione che le radici armene di quel nome potrebbero essere “Azn” (uomo gigante) oppure “Azniv” (persona d’onore, giusta, onorevole, nobile).

Anche nella lingua turca esiste un etimo simile in cui si parla di forza erculea ma pure di una certa rozzezza. Da parte nostra ci atteniamo alla versione armena. Ben si attaglia al cantante, poeta, musico e maratoneta Charles Aznavour che di rozzo nulla aveva. In tutti i sensi, un gigante gentile e indimenticabile.

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(gfc) La tragedia del popolo armeno e gli stermini di massa da parte dell'impero ottomano subiti tra il 1884 e il 1920, con la conseguente diaspora tra Europa e America, è tra le pagine più nere e meno conosciute della storia moderna. Non per nulla fu lo stesso Hitler, avviando lo sterminio del popolo ebraico, a dire: "Gli Armeni? E chi se ne ricorda ...". Ma è anche vero che il sentimento popolare e il profondo senso cristiano, hanno permesso a quel piccolo popolo di mantere in vita con orgoglio la propria identità e la propria cultura. Il velo dell'indifferenza fu sollevato per la prima all'inizio degli anni Trenta quando Franz Werfel, un ebreo residente a Vienna, dette alle stampe un romanzo-storico che molto indispettì il nascente nazismo, tanto che l'autore dovette rifugiarsi negli Stati Uniti: "I Quaranta giorni del Mussa Dagh" il titolo. In tempi più recenti, nel 2004, in Italia molto seguito ha avuto "La Masseria delle Allodole" della professoressa Antonia Arslan, pronipote di un sopravvissuto alla diaspora rifugiatosi a Venezia. Da quel libro i fratelli Taviani hanno tratto un film.    

 

 

 

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