- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / La morale e' salva, ... c'e' il bip che vigila

PDFPrintE-mail

Mercoledì 19 Settembre 2018


var-1 2


Col prevalere del buonismo e della censura, anche le valutazioni di carattere estetico non saranno più possibili.


di Giorgio Cimbrico

Quando il nudo (o la nuda) entrava improvvisamente in campo, non è che la telecamera spostasse il suo occhio: la prima che ho visto “invadere” era una bionda con tette così grosse che i giocatori dell’Inghilterra (di rugby) strabuzzarono gli occhi. Adesso capita più di rado ma comunque lo, o la, streaker non viene più inquadrato (inquadrata) perché sennò scatta l’emulazione. Se due o più giocatori vengono alle mani, il commento è: “sono scene che non vorremmo vedere”. Perché? Un giramento di palle non è più ammesso? I giocatori devono dare l’esempio, dicono. A chi? Tutti adorano Maradona, il novello Eliogabalo. Ha mai dato l’esempio?

Parolacce, molto di uso ormai comune: scatta il bip. Buon per George Best che riposa in pace nel cimitero di Belfast: le interviste sarebbero tutte un bip. Mi è venuto in mente il povero George, ma molti altri, in quel tempo felice, parlavano chiaro.

Nel 2016 Sergio Parisse, per incitare i suoi che stavano per andare a calpestare l’erba di St Denis contro la Francia, ricorse al più classico dei moccoli. Grave sconcerto tra i giornalisti italiani presenti: cosa fare, come dirlo? L’indomani mattina l’Équipe stampò la bestemmia in chiaro, in italiano e con la traduzione in francese. Qui, come minimo, l’intervento della CEI.

Un altro meraviglioso buonanima, Drazen Petrovic detto Mozart: una volta si tirò giù i calzoncini e fece vedere il culo all’arbitro. Oggi parlerebbero di “follia”. Magari non aveva condiviso la decisione …

La censura non è solo di tipo morale o moraleggiante.

Tutte queste apparecchiature, Tmo, Var et similia stanno privando lo sport dell’imprevisto che, ariostescamente parlando, faceva parte del “meraviglioso”. Di recente ho visto almeno un paio di magnifiche mete dell’Argentina annullate dopo un’interminabile vivisezione delle immagini. Con quelle diavolerie in funzione, il 27 gennaio 1973 sarebbe stata annullata la meta di Gareth Edwards agli All Blacks, la più bella che sia mai stata segnata. Un improvviso dell’anima, avrebbe detto Ionesco.

Ho idee che presto verranno ritirate e, come in Farenhneit 451, bruciate le copie in circolazione delle inchieste del commissario Maigret che, a ogni giorno di indagine per tenere il cervello in una creativa penombra, consuma in media sette bianchi, cinque calvados, cinque boccali di birra e fuma una ventina di pipe. In pericolo anche i vecchi film con Humphey Bogart e i documentari su Leonard Bernstein, sempre con le sigarette stretta tra le dita. Cattivi soggetti in un mondo dedito alla fitness (forma fisica), al consumo di acqua minerale non gasata (quando la ordino gasata mi guardano come volessi eroina o crack) e linfe di ogni tipo, dall’acacia alla betulla.

Le valutazioni di carattere estetico non sono più possibili, non è più permesso dire, come fece Paolino Rosi, che “il pilone Smart è leggermente appesantito”: aveva una pancia come il promontorio di Gibilterra. E neppure osservare che Yulia Levchenko, la bella saltatrice ucraina, pare uscita dalle pagine del capolavoro di Nabokov. E qui penso che abbiano un notevole, determinante peso i social media: se dici che Smart è grasso, si arrabbiano i grassi; se dici che Yulia sembra Lolita, sei un sessista e chissà dove finirai con quegli atteggiamenti.

Così, prudenza. Molti “forse”, molto condizionale, molte tinte smorte, molti incalzanti e torrentizi numeri, questo sì, perché il mondo imperfetto deve apparire perfetto. E io dico che… Bip bip, bip …

 

 

Cerca