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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Saro' greve / Il segreto di Livio? Saper correre in discesa

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Lunedì 3 Settembre 2018

 

berruti 2

Settembre: le velocissime gare disputate nella prima metà del mese: 1960 Roma; 1968 Echo Summit; 1979 Città del Messico.


di Vanni Lòriga

Proprio oggi di cinquantotto anni fa, esattamente sabato 3 settembre 1960, si verificava sulla pista dello Stadio Olimpico di Roma un evento che nella storia dello sport non ha probabilmente eguali. Uno studente torinese, da pochi mesi maggiorenne, nell’intervallo di 105 minuti eguagliava per due volte il primato del mondo, battendo i tre detentori di quel record e vincendo il titolo olimpico dei 200 metri. Il suo nome era (ed è) Berruti Livio e la gente lo definì un mago. Appartenendo alla ristretta cerchia di coloro che ebbero la ventura di assistere al fatto sento il dovere di ricordarlo a chi non era presente oppure non è informato dei fatti. E per adempiere a questo doppio impegno ricorro a due fonti.

La prima è quella super-ufficiale della pubblicazione edita dalla International Athletic Foundation che riporta la progressione dei primati mondiali:

      20”5     Livio Berruti (ITA) Roma   03.09.1960
                 Olympic Games, Olympic Stadium, Semifinal 2, 15.15 Hr (under 2.0w): 1. Berruti 20”5 (20”65); 2. Ray Norton (USA) 20”7 (20”81); 3. Stonewall Johnson (USA) 20”9 (20”92); 4. Peter Radford (GBR) 20”9 (21”04); 5. Dennis Johnson (JAM) 21”0 (21”05); 6. Paul Genevay (FRA) 21”0 (21”17).

      20.5     Livio Berruti (ITA) Roma   03.09.1960
                 Olympic Games, Olympic Stadium. Final, 18 Hr (under 2.0w): 1. Berruti 20”5 (20”62); 2. Laster Carney (USA) 20”6 (20”69); 3. Abdoulaye Seye (FRA) 20”7 (20”82); 4. Marian Foik (POL) 20”8 (20”90); 5. Stonewall Johnson (USA) 20”8 (20”93); 6. Ray Norton (USA) 20”9 (21”09).


La seconda fonte è la cronaca riportata sul libro “Roma Olimpica” (di AF&VL). Berruti copre la curva iniziale con la solita eleganza che dimostra (crocianamente) come la forma nasconda ed esalti il contenuto. Che è forza di quadricipiti, tensione delle caviglie, giusta inclinazione del busto. “Non sentivo la folla. Correvo nel mio silenzio, contro il sole che si avviava al tramonto e vedevo in lontananza i pini di Monte Mario; correvo in una liquidità che mi sorreggeva. Attendevo l’inizio del rettilineo per alzare di più le ginocchia ed evitare di accorciare il passo. Tendevo le orecchie per percepire i passi di chi mi seguiva che sentivo sempre più vicini ed incalzanti. Mi slanciai verso il filo di lana e nell’impeto finale mi sbilanciai finendo a terra, Ma avevo vinto …”


E qui giunti possiamo finalmente svelare il vero segreto di Livio Berruti. Lui correva il rettilineo conclusivo in discesa, gli altri in salita. Livio non vuole ammetterlo, ma il tutto è dimostrato dal fatto che alla fine sia caduto petto a terra. Succede appunto a chi si slancia in discesa e non a chi corra in salita.


La prossima settimana ricorderemo altri fatti legati al giorno 12 settembre e dintorni ed avremo anche il modo di integrare certi argomenti recentemente trattati da Repubblica, parlando anche del “sogno” di Martin Luther King (28 agosto 1963). Testimonianze dirette di un certo Lee Evans, il primo uomo al mondo sotto i 44 secondi sul giro di pista.

 

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