- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / La (remota) possibilita' di essere normali

PDFPrintE-mail

Martedì 21 Agosto 2018

 

seefeld 2

 

Ritorno nel Bel Paese (che fu) tra eccitazione ed isteria, per capire dove siamo finiti e, soprattutto, dove finiremo.


di Giorgio Cimbrico

I babilonici lavori per i Mondiali 2019 di sci nordico di Seefeld consistono nella messa in opera di due ascensori e al miglioramento di un paio di marciapiedi della stazione. Ricorrendo a definizioni risalenti al tempo dl Kuk, Koenig und Kaiser, che Musil trasformò in Kakania (Austria magari un po’ monotona, ma certamente felix, e tuttora ordinata), la cancelleria di Vienna, a firma del ministro Danil von Toninellen, ha espresso il suo plauso al comitato organizzatore tirolese.

A oggi non sono pervenute richieste di – termine assai usato in questi nostri tempi grigiastri – condivisione delle gare: il Salisburghese non espone ambizioni per avere la 15 km, il Voralberg non aspira alla 50, la Stiria non vuole metter le mani sulla combinata. Unica eccezione, il salto dal trampolino grande si svolgerà sul Bergisel di Innsbruck che dista 22 km e che, inutile ricordarlo agli appassionati, è uno dei templi della specialità, culla da sempre dei "4 Trampolini" (e di due edizioni dei Giochi Olimpici) e uno di quei luoghi-simbolo che riconducono alla storia dello sport: Wimbledon, Twickenham, Wembley, Lord’s sono i primi nomi che vengono in mente.

Una settimana a Berlino, per gli Europei di Atletica, e cinque giorni in Tirolo, ospite di una famiglia di illuminati amici (la famiglia Gnecchi), sono stati l’ennesima via di Damasco per capire dove siamo finiti e dove, presumibilmente, finiremo. A Berlino, non una sirena lacerante, non un vociare coatto; a Leutasch in Tirol, a un tiro di sasso da Seefeld, molti fiori, molto silenzio, magnifici sentieri garantiti anche quando cade la neve e, come per miracolo, invisibili dipendenti comunali, che assomigliano ai leprecauni irlandesi, garantiscono la praticabilità anche quando gli scarponi producono il poetico scricchiare del ghiaccio e i caprioli scendono dalla foresta per brucare quel che affiora dalla neve o per mordere qualche corteccia.

Naturalmente, in questo mondo spietato, spogliato di ogni poesia, di ogni fremito – a parte quelli che manteniamo ad ogni costo dentro di noi – tutto si paga. Il ritorno in questo “paese” si è risolto in un’anabasi autostradale dai tempi e dai modi bestiali, sino all’approdo in una Verona che, sposando gli stilemi così usati di “giornalisti” tv, aveva la consistenza del blindato. Stazione di Porta Nuova e centro storico irraggiungibili, difficoltà a conquistare un taxi, elicottero che girava in tondo sul corto dei tifosi bianconeri: una delle città più amate e visitate d’Italia – la più meridionale delle città tedesche, dicono in Deutschland – può chiudere quando cade il giorno dell’esordio di Cristiano Ronaldo, quello che guadagna mille volte quanto è il cedolino dei suoi più appassionati suiveur, disposti al sacrificio per acquistare quella maglia numero 7, per seguirlo in queste sue prime epifanie.

Neppure Ordonez e Domiguin in quell’estate pericolosa raccontata da Hemingway in un racconto che straripò in libro, provocarono una quantità di vuota isteria. Entusiasmo, eccitazione, sì. Ma isteria è termine nobile, alto. Qui è qualcosa di meno, di infinitamente più basso. È un’isteria suscitata, non originale, un derivato. I tempi dell’oppio naturale sono finiti per sempre.

 

 

Cerca