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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Osservatorio / Ripartiamo da un diverso Modello Tecnico

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Giovedì 16 Agosto 2018

 

berlin-18

 

I nuovi Europei a più discipline hanno richiamato (ma si sapeva) il divario crescente tra Atletica e Nuoto. Che fare?

 

di Luciano Barra

 

Lo confesso: nei miei pronostici ero stato ottimista. Nel quiz lanciato da Sandro Aquari ed Augusto Frasca avevo indicato 8 medaglie e 18 finalisti. Mi sono mancate 4 medaglie ma soprattutto è mancata la medaglia d’oro, cosa che non accadeva da 60 anni e da allora ne avevamo vinte 33. Se penso che andando a Berlino a vedere i Campionati Europei – la mia 17.sima presenza – avevo sentito parlare di 12/15 medaglie e di possibilità di attaccare i record di Spalato 1990 o Stoccarda 1986, capirete il mio stato d’animo. Non mi addentro su alcuni aspetti tecnici come quelli legati alle due staffette 4x400 ribadendo che non sappiamo metterle in campo e soprattutto correrle. Mi domando come è possibile che quella maschile non abbia cancellato il record italiano ormai vecchio di 32 anni.

La delusione si è consumata un po’ per volta toccando il massimo nelle ultime tre giornate. Avevo persino giudicato positivamente il risultato di Tortu, dove in vista dei prossimi due anni una frenata, con un ritorno con i piedi per terra, ci stava proprio bene. Ero rimasto ben impressionato nel vedere finalmente azzurri che correvano in pista, senza mai dimenticare che una cosa è correre in pista in Europa ed un’altra nel mondo. Ma poi il tutto si è sciolto al sole e anche io ho dovuto dire “siamo alle solite”.

ALIBI - L’analisi del perché l’ho letta in questi giorni da parte di giornalisti acuti. Il primo perché, anche se per me vecchio di almeno 15 anni, è la mancanza di un modello tecnico. Lo ha scritto molto bene sulla Gazzetta Pier Bergonzi, il vice direttore della rosea. Dove per modello tecnico non significa chi è a capo del settore tecnico. Già immagino che l’attuale dirigenza federale penserà, nel suo prossimo Consiglio Federale, di decapitare qualche testa di vertice e con questo crearsi un alibi. Intanto c‘è chi da solo, per così dire, ha tolto il disturbo. Non è questo il problema. Quando si parla di servizi per gli atleti non ci si riferisce ai giorni di permanenza nei Centri Federali, ma a un coacervo di servizi scientifici a disposizione dei tecnici. Parlerò del nuoto più avanti, ma dico subito che il modello tecnico da copiare è quello del nuoto. È vero che abbiamo dei buoni giovani per il futuro ma purtroppo negli ultimi 10/15 anni abbiamo visto bruciare le illusioni che molti di loro ci avevano dato. Non c’è quindi garanzia che la situazione cambi fino a quando il modello tecnico della FIDAL non permetterà alle nuove leve di maturare, in un sistema ben più centralizzato, più completo nei servizi come detto prima, come avviene negli altri sport e nelle altre Federazioni.

L’altra carenza, e l’ha sottolineata Andrea Buongiovanni in una intervista a Giammarco Tamberi, è la motivazione. Oggi non basta arrivare alle gare importanti allenati, curati, alimentati, ben vestiti e quanto altro. Per fare il risultato serve una motivazione, vera o falsa che sia. Mennea ne è stato un esempio. Ce l’aveva sempre con tutti anche se non sempre ne aveva motivo. Da noi, nell’atletica, il ruolo del motivatore o del così detto “mental coach” (per non chiamarlo psicologo che spaventa i più) non esiste. E pensare che i nomi di Marisa Muzio, Bruna Rossi, Renato Lazzeri e Alessandro Agnoli, furono proprio lanciati dal Centro Studi della FIDAL. Devo dire in verità che la squadra ha usufruito in questi ultimi mesi di un motivatore/psicologo d’eccezione: Matteo Salvini. È proprio lui ad aver dato la giusta motivazione ai vari Eseosa, Yemaneberhan, Yohanes, Yassine, Raphaela, Ayomide, Daisy ed anche ai meridionali Massimo ed Antonella. Purtroppo il personaggio è troppo impegnato altrove e c’è il rischio che le sue carte motivazionali incomincino ad essere annacquate.

ESEMPI - Persino il binomio padre/figlio viene ora messo in discussione come abbiamo letto nell’intervista ad Eddy Ottoz di Emanuela Audisio. E di esempi incominciamo ad averli anche noi. Come ho già detto, ho trovato comunque positiva la performance di Tortu in vista dei prossimi due anni. Ma mai avevo visto uno sprinter non gareggiare per 42 giorni prima dell’appuntamento più importante ed ora andare in vacanza dopo aver corso due volte in 6 giorni. Lui stesso (nessuno mi toglie dalla testa che la sua mancanza di esperienza di gare con 6 avversari di rango al fianco sia il motivo per cui non ha fatto meglio del 5° posto, pur in assenza di chi era stato il più veloce nell’eliminatoria) e l’atletica italiana hanno bisogno di veder gareggiare questo eccezionale talento e questo bell’esempio di giovane.

Durante i Campionati il paragone fra Nuoto ed Atletica è tornato a galla. I risultati raggiunti dalla Federazione guidata da Paolo Barelli, rispetto alla modestia di quelli raggiunti dalla Federazione guidata da Alfio Giomi, hanno acuito la differenza. A proposito, ho letto che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pregato il Presidente del CONI Giovanni Malagò di fare i complimenti alle Federazioni che hanno conseguito ottimi risultati ai recenti Campionati Europei. Ma non sarebbe l’occasione per Malagò di profittare della messe di medaglie conseguite dalla FIN per sotterrare l’ascia di guerra e fumare il calumet della pace con Barelli? Non ne guadagnerebbe lo sport italiano? Oppure è tutta una messinscena per motivare i nuotatori a vincere sempre di più?

Tornando al nuoto ho dovuto sentire le solite litanie, Ci sono meno Paesi che vi partecipano, hanno specialità non olimpiche che arricchiscono il loro bottino (alcune da Giochi senza Frontiera, anche se l’introduzione della 4x400 mista dell’atletica ai Giochi di Tokyo va nella stessa direzione), un nuotatore più fare più gare di un atleta, ecc. Le prime due sono sonore baggianate. E mi spiego con dei numeri: a Glasgow, nel solo nuoto, sono andati a medaglia, in 43 gare, 18 Paesi contro i 25 di Berlino, in 48 gare. Nel nuoto 41 Paesi hanno avuto finalisti contro i 36 di Berlino. E poi siamo veramente sicuri che in alcune specialità dell’atletica (vedi concorsi e marcia) ci siano più Paesi partecipanti o a medaglia che nel nuoto?

MEDAGLIE - Tra l’altro nel nuoto in piscina la FIN ha vinto 22 medaglie di cui 20 in gare olimpiche con delle prestazioni stellari come quelle di Miressi, Codia e il fenomeno Quadarella. In totale nelle discipline acquatiche la FIN ha vinto 39 medaglie di cui 25 in gare olimpiche. Qualcheduno potrebbe dire: ma a livello mondiale è un’altra cosa perché nel nuoto non ci sono gli Africani ed i Caraibici. È vero anche questo ma il livello tecnico di risultati raggiunti dai nostri nuotatori a Glasgow dice che nelle graduatorie mondiali del 2018 ci sono ben 15 atleti (non considerando le staffette) nei primi 10 del mondo. E sappiamo tutti che, a differenza dell’atletica, nel nuoto le statistiche dei tempi hanno un ben altro significato.

Detto questo, va ribadito che, per una serie di motivi che sarebbe troppo lungo spiegare, le medaglie dell’atletica sono più difficili e più importanti di quelle del nuoto. Ma non creiamo falsi alibi sul fallimento della FIDAL. Mi domando anche perché nelle interviste del dopo gara i nuotatori sono più bravi di quelli dell’atletica. Eppure i nuotatori sono più giovani e passano ore con la testa sotto acqua e quindi dovrebbero aver maggiore difficoltà a maturare la loro personalità. O forse, non sarà l’ambiente del nuoto o che i tecnici del nuoto sono più bravi anche in questo?

Un ultimo commento su questa idea dei Campionati Europei combinati per 7 sport. Confesso che non posso essere obbiettivo perché l’idea è nata nel settembre del 2011 proprio a casa mia in Toscana – al Rattoppo – con amici dell’Eurovisione ed altri. Era una risposta ai Mickey Mouse Games lanciati dal COE a Baku nel 2015. Giochi a cui l’atletica non aveva convenienza (economica) e interesse (problemi di calendario) ad associarsi.

DATI TV - Ho sentito e letto perplessità al riguardo. Molti amici dell’atletica hanno sentito violato un loro privilegio di godersi ogni secondo dei Campionati Europei e non essere intralciati da altri. Becero provincialismo. Ai Giochi Olimpici gli interessi mediatici sono dieci volti superiori nonostante le concomitanze. L’atletica ha più che mai necessità di uscire dal ghetto in cui si era immersa per soddisfare l’egoismo di pochi. I risultati sono davanti agli occhi di tutti. Ascolti televisivi da record. Alcuni dati: 80 % di share in alcuni Paesi (leggi Norvegia e Germania), 40-50% in Svezia, Svizzera e Polonia. In Germania oltre 5 milioni di ascolto domenica, più della finale di Supercoppa di Calcio. La BBC ha registrato punte di oltre 6 milioni di ascoltatori. Raddoppio degli ascolti in quasi tutti i 40 Paesi europei collegati rispetto all’edizione di Zurigo del 2014, inclusa l’Italia.

Infine, in Italia finalmente l’atletica è tornata su una rete generalista e non confinata su RAI Sport dove gli ascolti erano di qualche centinaio di migliaia. RAI 2 ha toccato più volte il 10% di share e oltre un milione e duecentomila viewers. Anche qui da notare che in alcune occasioni il Nuoto ha toccato il 12% di share, quindi superiore a quello dell'Atletica le cui gare si svolgevano comunque in "prime time". A dimostrazione che se si vincono medaglie, ... Rai 2 ha comunque "gongolato" per gli ascolti degli Championships e questo è un bene per il futuro.

Aspetto di conoscere anche i numeri di Eurosport che credo abbia fatto un buon servizio, spesso coprendo i tagli di palinsesto della RAI. Questi non sono dati commerciali, ma un dato promozionale per l’atletica. Poi ci sono Federazioni che sanno raccogliere queste occasioni sfruttando le medaglie per una migliore promozione ed altre, come da noi, che semplicemente non sono in grado. Ho visto che Franco Fava sul suo giornale ha fatto dei paragoni sul bilancio della FIDAL e quello di Federazioni straniere che hanno avuto più successo, con dei rapporti da 1 a 5. È umiliante ma per questo non mi addentro.

Non contenti di tutto ciò ora pensiamo di organizzare noi a Roma questa kermesse sportiva. L’idea è buona, ma si può fare quanto hanno fatto Glasgow e Berlino dove le rispettive istituzioni, soprattutto le città, hanno fatto un lavoro spettacolare? Vi immaginate il Comune di Roma capace di fare altrettanto? A Berlino hanno avuto 350.000 spettatori allo Stadio, con 262.699 paganti (oltre 9 milioni d’incasso) e 150.000 persone alle gare su strada ed alle premiazioni. Ora si parla di limitare a Roma solo Atletica e Nuoto e du confinare il tutto al Foro Italico. Posto spettacolare ma non è limitante od addirittura ghettizzante?

Altro problema, per non parlare di quello finanziario, è la collocazione della data fissata dall’Eurovisione, che va dal 16 al 23 agosto, non certo la miglior per i romani. Meriterà ricordare che causa i mondiali di calcio in Qatar nel 2022 in programma da novembre a dicembre, i Campionati Nazionali di calcio (inclusa l’Italia) inizieranno ai primi di agosto ed ai primi di settembre c’è la reclamizzata Ryder Cup! Infine viene sempre ignorato il fatto che la pista dell’Olimpico non è certificata di primo livello, ma resta di secondo perché non ha le pedane dei salti in orizzontale all’esterno della pista e quindi non è omologata per un Campionato Europeo/Mondiale od Olimpico.

Ma allora, voi direte, a Berlino non hai visto nulla di positivo per noi? No, non è vero. Senza aver alcun merito, sia allo stadio che in partenza, ho ricevuto molti complimenti per la pasta cucinata a Casa Italia. Posso garantirlo, essendoci stato qualche volta.

 

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