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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Saro' greve / Sedicesimi grazie alle squadre di maratona

Lunedì 13 Agosto 2018


dossena-18 2


Dal nostro inviato in poltrona, qualche rilievo di qualità e soprattutto alcune sagge osservazioni.


di Vanni Lòriga

Conclusi i Campionati Europei di Berlino non sarò né greve né breve. Tenterò di essere equilibrato, Limitandomi ad esaminare cosa ci abbia riservato la comunicazione attraverso la quale sono stato informato dei fatti. Lascio ad altri giudizi tecnici e bilanci. Che spaziano, come al solito, dall’ottimismo speranzoso al bartaliano “gli è tutto da rifare”. Allora vediamo.
OLYMPIASTADION – La prima volta che per motivi di servizio misi piede nello storico Stadio berlinese fu il 17 agosto 1989. Durante l’accredito incontrai Arturo Barrios Flores che mi spiegò, insieme al suo allenatore polacco, come il giorno dopo avrebbe migliorato il primato mondiale dei 10.000 metri. Impostai il mio servizio su questa previsione che poi si rivelò esatta (27’08”23).

Nel concordare il titolo con il Direttore, Antonio Ghirelli mi chiese che impressione mi avesse fatto il famoso Stadio Olimpico. Gli dissi che non assomigliava per nulla a quello che avevo visto per centinaia di volte nel film "Olympia" di Leni Riefenstahl.

“Allora era un tripudio di bandiere, di croci uncinate, di <Heil Hitler>, di saluti nazisti, di incessanti <hitlergross>, Adesso un silenzio assoluto che mi ha dato una sensazione di totale personale libertà, lontano dalle frenesie collettive”.

“Ma tu queste cose non le hai scritte …” obiettò il grande Direttore e quando mi difesi ricordando che io scrivevo di Atletica e non di politica, Ghirelli mi dette una vera lezione di giornalismo.

“No, non è così. Tu sei l’inviato non solo del Giornale ma delle centinaia di migliaia di nostri lettori, Tu sei il loro occhio, il loro cuore, i loro sentimenti. Chi ti legge deve provare le tue stesse emozioni e sensazioni. Hai capito?”

SILENZIO D’ORO – Debbo dire che durante questi Europei non ho vissute o rivissute molte emozioni leggendo tanti servizi. In genere manca la cronaca delle gare. Ci dicono che non serve più perché puoi vedere e rivedere tutto quante volte vuoi in diretta ed in registrata televisiva.

E qui vi aspettavo. In realtà alla TV non vedo quello che voglio io ma ciò che decidono loro e come dicono loro. Mancano i rumori di ambiente e, soprattutto, quello che c’è dentro la testa e nel cuore degli atleti. Sarebbe importante conoscere cosa scorre dietro le loro fronti impenetrabili, i loro timori, le loro speranze-.

Invece le voci che spesso si sovrappongono si riducono a consigli che forse tornerebbero utili se gli interessati fossero in grado di sentirli. Anche se in genere si riducono ai famosi “corri più forte, salta più alto, lancia più lontano …”

Cose che segnaliamo da sempre ma che non cambiano mai.

Certi commenti sono poi delle rampogne di estrema severità. Cosa sappiamo noi di cosa può incidere sul rendimento dell’atleta? Sono centinaia le variabili. Condizioni fisiche, situazioni familiari, pressioni esterne, rapporti con i tecnici e con i dirigenti, sintonie o dissapori con i compagni di squadra, pressioni esterne esagerate.

Si preannunciavano medaglieri simili a quelli di Praga ‘78 e Spalato ’90 e invece torniamo a casa con quattro bronzi e ci portiamo al sedicesimo posto nel medagliere per l’ottimo comportamento dei maratoneti, primi e seconde a squadre.

Il silenzio è notoriamente d’oro, soprattutto quando viene sostituito da inutili o strane notizie. Non voglio fare nomi, ma ne ho sentito di sensazionali. Per esempio che la Grenot al suo primo Europeo avrebbe vinto lei se non ci fossero state le tre russe che l’hanno precedute. Ho poi scoperto che il nostro Impero (non quello antico romano) schierò atleti africani, Ricordo che in epoca moderna fummo “imperiali” dal 1935 al 1942. In quel breve periodo nessuno atleta dei nostri possedimenti partecipò né ai Giochi di Berlino 1936 né agli Europei di Parigi del 1938. Solo nel 1924 per i Giochi di Parigi furono iscritti i due ascari eritrei Mareg Mangascia e Tecle Reddà, che poi non gareggiarono. Non si possono confondere gli Eritrei con gli Etiopi, quali sono per nascita Crippa e Chiappinelli.

Mi sono divertito molto quando un pool di esperti ci ha rivelato che Jacob, il più giovane degli Ingebrigtsen, faceva da lepre ai fratelli maggiori. Alla fine la lepre si è mangiato i cani, e lo ha fatto due volte.

Mi sono divertito di meno durante le gare di maratona. Mentre i nostri commentatori litigavano se le classifiche a squadre andassero inserite o meno nel medagliere (ed uno dei due aveva torto anche se sosteneva la tesi più ragionevole) nessuno si è ricordato di Oscar Barletta e neanche un cenno è stato dedicato alla famosa gara del primo gennaio 1990 quando si corse fra le due Berlino, con partenza ed arrivo alla porta di Brandenburg ed alla quale partecipai (ometto di riportare il tempo finale …)

UN PO’ DI NUMERI – Premesso che nessuno degli Azzurri mi ha deluso (sono loro i delusi, quelli che avendo dato tutto meno hanno ottenuto) per una graduatoria di merito mi affido alla Tabella IAAF dei punteggi. Mi limito a corse veloci ed ai concorsi perché nelle altre gare subentrano fattori tattici per cui conta il piazzamento più che il risultato. E sottolineo che i quattro bronzi azzurri (Palmisano, Crippa, Chiappinelli, Rachik) sono giunti da gare, come si dice, di lunga lena.

In base alle IAAF Scoring Tables ecco l’elenco dei migliori punteggi: Desalu 1204, Tortu e Tamberi 1178; Dal Molin 1177; Galvan 1168; Stecchi 1129; Cairoli 1118,5 (e mentre si parlava di decathlon un cenno a Franco Sar sarebbe stato opportuno, magari citando quanto scrisse il profeta Alfredo Berra che osservò come “in pochi si attendevano che dopo otto prove un tornitore sardo fosse quarto in classifica nella gara più grande della storia”.)

Tra le donne quasi parità tra Pedroso 1148 e Trost 1131 senza scordare i 1183 di Antonella Palmisano, una italiana nata in Puglia, come Massimo Stano (punti 1173).

POST SCRIPTUM – Non posso concludere senza ringraziare i vari commentatori che si sono dedicati a realizzare un “Bignamino” di fisiologia umana, con raffinate dispute sulla differenza fra lattato ed acido lattico, in tutto con il contorno dei quasi dimenticati mitocondri. Ben tornati fra noi, … vecchi amici di tempi andati.

 

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