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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Lunedì 13 Agosto 2018

rachik 2

 

Pare proprio di si, a stare all'analisi dei vertici. Ma, forse, dalla più ricca federazione al mondo qualcosa in più ...

di Daniele Perboni

Un raggio di sole, uno spruzzo d’azzurro, il sorriso radioso e soddisfatto dei dirigenti, per alcune ore ha illuminato la giornata di chiusura che ha fatto seguito alla triste serata di sabato. Il mattino, si dice, ha l’oro in bocca. E questa volta il proverbio è stato rispettato. I classici 42 chilometri e 192 metri ci hanno visti protagonisti. Merito di Yassine Rachik, origine marocchine, in Italia da quando aveva 11 anni, che dopo una sofferta gara è riuscito ad issarsi, seppur a fatica, sul terzo gradino del podio (foto Colombo/Fidal). Un bronzo zuccherato dal primato personale, portato a 2h12’19” e dall’oro a squadre, grazie ai piazzamenti dei compagni Faniel (quinto) e La Rosa (dodicesimo).

E le ragazze non sono state da meno, mettendosi in luce con l’argento a squadre, propiziato dal sesto posto della Dossena (2h27’52”, primato abbassato di oltre un minuto e trenta), dall’ottavo della quarantaseienne Bertoni e dal quattordicesimo della Marconi. Lo stellone dell’Italietta atletica per mezza giornata, dunque, ci ha fatto scordare il pozzo nero in cui sembra essere precipitato il movimento, anche se nella conferenza stampa di chiusura si è sentito parlare di “tante maglie azzurre protagoniste”. Ma di questo parleremo in un altro intervento.

E di colpo il buio. L’atletica italiana crolla nel pozzo del nulla, o quasi. Almeno se guardiamo ai vertici. Mentre il resto del Vecchio Continente sforna talenti, campioni, giovani, magari non proprie e vere stelle, ma almeno in grado di reggere il confronto, lo stivale sembra essersi fermato. Per i più ottimisti viaggia al rallentatore. Per la chiusura dei Campionati abbiamo assistito a una serata di atletica come non se vedeva da molti anni. Su tutti il salto con l’asta. Mai qualcuno (il 21enne russo Morgunov) aveva dovuto rinunciare all’oro, pur saltando sei metri. Tutto questo grazie alla spettacolare progressione di Armand Duplantis, svedesino nato negli Usa, che con una progressione impressionante ha migliorato per ben tre volte (e sempre alla prima) il suo record mondiale Under 20, portandolo a 6.05. L’abbraccio di Lavillenie, ci ha fatto assistere a una sorta di passaggio di testimone.

MEDAGLIE - L’Italia torna dagli Europei con sei medaglie: 1 oro (a squadre nella maratona maschile), un argento (sempre a squadre nella 42 donne), e quattro bronzi. Sedicesima nel medagliere guidato dalla Gran Bretagna (7-5-6), davanti a Polonia (7-4-1), Germania (6-7-6), Francia (3-4-3), Belgio (3-2-1-), Bielorussia (3-1-3). Chiude l’Irlanda, ventisettesima (0-0-1). Il sorriso, lieve, spunta sul viso se spulciamo la classifica a punti. Siamo sesti, con diciotto finalisti. In questo vaso la “classifica” è guidata dalla Gran Bretagna. A seguire Germania, Polonia, Spagna, Francia, Italia, Ucraina e giù giù sino al trentaseiesimo posto di Cipro.

Un piazzamento così in alto in questa classifica mancava dal 2002, mentre come numero di punti è il miglior bottino delle ultime quattro edizioni. Insomma qualcosa di buono si è visto. Forse stiamo uscendo dalle sabbie mobili e i giovani innesti han portato una ventata di aria fresca. Ma ancora non basta, purtroppo. Paesi come Belgio, Grecia, Polonia, con un movimento inferiore al nostro e, soprattutto, con possibilità economiche infinitamente minori, riescono a mettersi in luce in ogni manifestazione. Perché? Bella domanda. Interrogativo che ci poniamo all’indomani di ogni manifestazione.

GIOMI - «I conti li faremo a settembre – dice il presidente Giomi nella consueta conferenza stampa di chiusura – i tecnici presenteranno i loro dossier e il Consiglio Federale deciderà per il futuro. Non faccio il conto delle medaglie, ma visto tanti ragazzi che hanno fatto vedere che “ci siamo”. Certo, alcune cose non sono andate come dovevano. Quello che è certo che l’atletica italiana si è svegliata. Anche qui a Berlino». Se lo dice il presidente ...

«La strada intrapresa è quella giusta, ma siamo ancora a metà del guado. Non dimentichiamo che questi sono stati Europei veri. C’erano tutti i migliori, e tutti erano preparati. E per quanto ci riguarda tanti giovani hanno dimostrato di essere competitivi».

Si avverte qualche stridore con il CT Locatelli che confessa di non aver mai pensato a medaglie d’oro e che, però, si aspettava almeno il bronzo da Pedroso (400H), Vallortigara (Alto), Tortu (100). A denti stretti Giomi ammette che fosse stato per lui avrebbe tagliato la spedizione di una ventina di atleti. Insomma, pare che il “metodo” Locatelli (dare opportunità a più atleti) non sia stato gradito. «Per il prossimo anno (Mondiali tra settembre e ottobre, ndr) sfoltiremo il gruppo a 25-30, con copertura totale». Cioè avranno a disposizione tutto ciò che serve per gareggiare ad alto livello: tecnici, medici, psicologi, strutture, borse di studio. Il metodo inglese? Se vali ok, altrimenti arrangiati. Insomma si annunciano rivoluzioni che dovranno sortire effetti positivi. Editti emanati in passato ma che non hanno prodotto risultati. Almeno di un certo livello.

Restiamo in attesa mentre il mondo corre, salta, lancia, lasciandoci fuori dal club.


24. CAMPIONATI EUROPEI
Berlino - 6/12 Agosto 2018

7. Giornata (12 Ago)

Uomini
Maratona - 3. Yassine Rachik, 2h12'09" (PB) BRONZO
Maratona - 5. F. E. Ghebrehiwet Fayel, 2h12'43"
Maratona - 12. Stefano La Rosa, 2h15'57"
Nazioni - 1. Italia, 6h40'48" ORO
4x100 - b3) squal. [38"80]
(F.Cattaneo, E.Desalu, D.Manenti, F.Tortu)
Asta - 11. Claudio Stecchi 5.50

Donne
3000 Siepi - 15. Isabel Mattuzzi, 9'43"90
Maratona - 6. Sara Dossena, 2h27'53" (RP)
Maratona - 8. Catherine Bertone, 2h30'06"
Maratona - 14. Fatna Maraoui, 2h34'48"
Nazioni - 2. Italia, 7h32'46" ARGENTO
4x100 - 7. Italia 43"43 [b3) 43"74]
(J.Herrera Abreu, G.Hooper, I.Siragusa, A.Alloh)

 

 

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