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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / Il giorno dei podi mancati (peccato)

Domenica 12 Agosto 2018

 

tamberi-berlino 2

 

Si va verso la conclusione con il bel bronzo della Palmisano e tre quarti posti. Ma (diciamolo) le attese erano ben altre.

 

di Daniele Perboni

 

Partiti all’arrembaggio con sogni di gloria, di medaglie e di riscatto, il sabato del villaggio azzurro si è trasformato in una disfatta. Ed ora ci si può chiedere, legittimamente, che ne sarà di chi sta guidando il carrozzone e che due anni fa, ad Amsterdam, affermò perentoriamente: “I conti si faranno a Berlino“. Nella capitale teutonica ci siamo arrivati, ci siamo rimasti una settimana, quasi, e ce ne torneremo scornati, sconfitti, e più consapevoli (?) della pochezza del movimento. Qualcuno potrà tacciarci di “disfattismo”, come ai tempi del generale Cadorna, quando lanciava le truppe nelle sanguinose battaglie dell’Isonzo, ma questa è altra realtà. Cruda, spietata, dolorosa, sin troppo crudele.

Ma andiamo con ordine. In mattinata la “solita” santa marcia ci aveva un poco allietato con le belle e speranzose prove di Antonella Palmisano (splendido bronzo) e del ventiseienne pugliese Massimo Stano (1h20’51”), quarto, ad un solo secondo dal ventenne russo indipendente Mizinov.

«Oggi ci ho creduto fino in fondo. Il quarto posto non è da buttare. È stata una gara molto strana. Quando ho provato a stare davanti mi sono accorto di prendere ammonizioni e così tutti gli altri, tranne Linke (il tedesco 13° alla fine). Ok, mi son detto, si vede che oggi deve vincere lui. Poi ad un certo punto Linke è sparito. Davanti hanno cambiato passo e non sono riuscito a seguirli. Poi hanno rallentato e viaggiavano al mio ritmo, ma io non riuscivo a recuperare. Negli ultimi 500 metri mi sono lanciato, ho dato il massimo ma... Torno a casa con un po’ di amaro in bocca, ma va bene così». Chi è più addentro ai meandri di questo tormentato mondo, quasi un’isola nel variegato mondo dell’atletica azzurra, confessa che i due, Antonella e Massimo, sono i due veri smeraldi di una miniera che non è poi così tanto fruttifera (almeno a livello internazionale) come si potrebbe credere.

Il pomeriggio, segnato, almeno per chi scrive, da una trasferta dall’albergo allo stadio che ci ha ricordato le antiche transumanze. Stipati, schiacciati, nei carri bestiame di una metropolitana che continuava a vomitare folla tranquilla, ordinata, sudata all’inverosimile. Pubblico competente, che rende piacevole assistere alle gare in questo paese che fa della tradizione sportiva quasi una religione.

I nostri lettori saranno ormai informati delle “tragedie” che hanno accompagnato le due ore di gare serrate e travolgenti, senza nessuno spazio agli arzigogoli di vario genere. Alto, disco, 5000 e staffette. Prove queste, dove si contava la presenza di alcuni azzurri. Tamberi ci ha fatto sognare ma, obiettivamente, si trattava solo di un sogno (foto Colombo/Fidal). Quando l’asticella ha iniziato a salire, ecco che la sua desuetudine a certe quote lo ha bloccato come l’aria rarefatta rallenta gli scalatori oltre quota ottomila. Record stagionale. Si poteva chiedergli di più?

Il giovane Yeman Crippa ci ha provato ancora. E ancora ha saputo risolvere alla grande una gara che si era rivelata una vera trappola tattica. Con la quarta piazza si è dimostrato, oltre che un ottimo atleta, anche un abile stratega. Giovane, bravo, intelligente, resistente, concentrato sugli obiettivi veri, determinato quanto basta per raggiungere gli obiettivi ancora più grandi. Purtroppo per lui dovrà fare i conti, per tutto l’arco della carriera, con il più giovane (un anno) norvegese Jakob Ingebrigtsen. Il più giovane della famiglia di grandi mezzofondisti, con l’oro dei 5000 ha centrato l’accoppiata con i 1500. Saranno scintille in futuro. E sarà da stimolo per il trentino che non si nasconde: «Inchiniamoci davanti a uno come lui. I suoi successi dimostrano che se sputi sudore e sangue puoi arrivare lontano». Capito l’antifona?

Daisy Osakue, protagonista di una vicenda extrasportiva che definire spiacevole è un eufemismo, ha saputo reagire e conquistare un quinto posto che non può che farle onore. Il successo è andato alla croata Perkovic, una ragazzona che con il titolo di Berlino ha raggiunto quota cinque. Mai accaduto. E con questa vittoria raggiunge quota nove allori: due olimpici, due mondiali e, appunto, cinque europei. Se il direttore lo vorrà ritorneremo a raccontare questa storia di amore e di sport.

Chiudiamo con le staffette del miglio. Scotti (46”40), Tricca (45”20), Re (45”88), Galvan (44”86) non sono riusciti ad andare oltre la sesta piazza, ma sinceramente non si poteva chiedere di più.

Chi sognava, credeva, sperava in una medaglia nella 4x400 donne è rimasto deluso, frustrato. Chigbolu, Folorunso, Lukudu, le prime tre frazioniste lottano, si dannano l’anima per mantenere il testimone nelle posizioni d’avanguardia. La disfatta, inaspettata, forse, giunge quando il bastoncino viene consegnato nelle mani di Libania Grenot. È seconda ma dopo una decina di metri viene scavalcata. Nessuna reazione. Poco male, siamo in curva, inutile sprecare metri preziosi. Rettilineo. Dietro si fanno sotto. Ancora nessuna reazione. Corre in salita la caraibica. Le altre volano, lottano. Dorme Libania. Ultimo rettilineo si profila l’ennesimo quarto posto! Sbagliato. Libania, spenta, ammosciata, si fa superare in tromba anche dalle ragazze belga. Siamo quinti.

Da domani sarà doveroso aprire un dibattito, specialmente alla luce delle dichiarazioni rilasciate ai microfoni federali. Dice la capitana «Abbiamo dato il massimo, da qui occorre ripartire». Massimo? Non pare proprio. Analizziamo parziali: Chigbolu 53”0, Folorunso 51”53, Lukudo 50”83, Grenot 53”06. Ripartire da dove? A 35 anni? Dato il massimo? Stendiamo un velo pietoso.

Oggi si ricomincia dalla maratona. Continuiamo a sperare.

  

24. CAMPIONATI EUROPEI

Berlino - 6/12 Agosto 2018

6. Giornata (11 Ago)

Uomini
5000 - 4. Yemaneberhan Crippa, 13'19"85
4x400 - 6. Nazionale 3'02"34
(Edoardo Scotti, Michele Tricca, Davide Re, Matteo Galvan)
Marcia 20 km - 4. Massimo Stano, 1h20'51" (PB)
Marcia 20 km - 16. Francesco Fortunato, 1h23'04"
Marcia 20 km - Giorgio Rubino, squal.
Alto - 4. Gianmarco Tamberi, 2.28

Donne
4x400 - 5. Nazionale, 3'28"62
(M.B.Chigbolu, A.Folorunso, R.B.Lukudo, L.Grenot)
Marcia 20 km - 3. Antonella Palmisano, 1h27'30" BRONZO
Marcia 20 km - 9. Valentina Trapletti, 1h29'57" (PB)
Marcia 20 km - Eleonora Giorgi, squal.
Disco - 5. Daisy Osakue, 59.32

 

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