- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Non ce l'ho con la Semenya, ma ...

PDFPrintE-mail

Mercoledì 20 Giugno 2018

 

semenya 2

 

Sul terreno dell'iperandroginismo, la IAAF ha fatto le sue scelte. Contro le quali Caster e le altre annunciano battaglia.

 

di Giorgio Cimbrico

Non ce l’ho con Caster Semenya ma quando corre mi annoio perché so già come andrà a finire: vincerà lei tirando quattro zampate. Di atletica sono un voyeur di vecchia data, non un tecnico, ma ho calcolato che per una come lei fare 55”+57” (o magari il contrario…) dovrebbe essere uno scherzo. Il totale fa 1’52”: il record del mondo, il più vecchio che ci sia, prossimo ai 35 anni, è 1’53”28 di Jarmila Kratochvilova, la possente ceka che fu anche la prima a scendere sotto i 48”.

Due mesi fa la IAAF ha varato un nuovo regolamento per arginare le DSD, le ragazze con different sexual development, diverso sviluppo sessuale, le atlete affette da iperandroginismo, valutando che è proprio nelle distanze che vanno dai 400 al miglio che la potenza muscolare, l’elevato livello di testosterone e l’emoglobina messa in circolo possono dare i vantaggi più cospicui, valutabili al 6%, “Vogliamo avere competizioni equilibrate”, ha detto Sebastian Coe.

Una rapida digressione: gli 800 si sono rivelati un terreno delicato sin dal tempo della misteriosa nordcoreana Sin Kim Dan (1’58” quando il record mondiale era 2’02”) per giungere a Pamela Jelimo e ai giorni nostri.

Non resta che abbassare quei livelli di testosterone con una cura che assomiglia a un doping alla rovescia o a un programma di contraccezione. Nel 2015 il CAS l’aveva bloccato. Ora, con le nuove regole varate dalla federazione internazionale, dal 1° novembre, se vorranno gareggiare in manifestazioni importanti o vedere riconosciuti eventuali record, le DSD dovranno assumere un medicinale che argini livelli alti o molto alti.

Il 19 giugno Semenya si è appellata al CAS di Losanna e non c’è dubbio che il fronte si spaccherà, che il fossato diventerà ancora più ampio, che la sudafricana rischierà di trasformarsi in una perseguitata. Ricordo che al momento in cui le nuove regole sono state rese pubbliche, qualcuno ha detto che non esiste nessun vantaggio. Era mai stata messa sotto accusa la lunghezza delle gambe di Usain Bolt?

Ho sempre invidiato quelli che con destrezza sanno dribblare le evidenze. Qui non ci sono gambe lunghe o provvidenziali nascite e residenze su altopiani con aria rarefatta, ma qualcosa di molto profondo, di genetico, che porta Semenya (e non solo lei: la burundiana Francine Nyosaba e la kenyana Margaret Wambui sono entrambe DSD) su un confine incerto e al tempo stesso molto visibile, stridente in certe gare in cui le avversarie appaiono per quel che sono: esili, vulnerabili al ritmo. Con la sua conformazione, con la sua potenza, con la sua corsa, Caster appare per quello che è, fuori quadro.

Quelli che, beati loro, hanno la verità infusa dicono che la IAAF si è ficcata in un ginepraio, come non bastassero gli irati flutti che si ritrova alle spalle. E che qualcuno bandisca una crociata o una guerra santa al grido “Free Semenya” è indubbio, specie in tempi in cui basta un clic per sentirsi partecipi. L’approfondimento non fa più parte dello scenario, sempre più convulso, superficiale, costruito su sensazioni a buon mercato.

Non rimane che affidarsi a quello squarcio di futuro – e di verità, in mezzo a tante chiacchiere – lasciato intravvedere da uno dei membri della commissione medica della IAAF: “Il mondo non è ancora pronto, ma tra cinque, dieci anni, esisteranno gare per tre sessi”.

 

Cerca