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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Abbiate pazienza, ma quando scappa scappa ...

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Lunedì 18 Giugno 2018

buscaglia 2 


Ripartiamo dalla Milano dell'anno pari, che si vanta come se davvero dovessimo credere che ha fatto un impresa.

 

di Oscar Eleni

Accompagnato da Claudio Virgilio Pea nell’inferno di un mondo che soltanto questo mestrino errante sa esplorare con i tempi giusti. Fenomenale nel raccogliere confessioni e confidenze. La vera anima del giornalismo non prezzolato. Siamo andati con lui, liberandolo dal pendolino dove si è imbarcato ogni giorno per vedere tutto, proprio tutto, in un posto di quiete. Villa Godi Malinverni a Lugo, villa palladiana, una delle tante meraviglie di questo genio, il Palladio non il mestrino. Perché questa villa chiederà Virgilio? Perché Luchino Visconti ci ha girato Senso, un capolavoro del cinema e non lo diciamo soltanto per amore di Alida Valli, la regina di Pola che in verità si chiamava Alida Maria Altenbech von Markenstein e ci fa venire in mente le bellissime mule viste al Pala Rubini per il play off vinto con una Casale Monferrato che gioca davvero bene e lo diciamo sperando che il suo guru trovi una giusta dimensione, magari anche restando in Piemonte.


In quelle stanze mitiche ci si potrà disintossicare dai play off notturni, dare uno sguardo sincero all’altro basket, perso di vista nella lotta impari, usando il martello di Thor per distruggere le pareti dove si rivede il perfido Farley Granger che sembra uscito dal depliant dei nuovi campioni, quelli dell’anno pari, la Milano orgogliosa che si vanta come se davvero dovessimo credere che ha fatto un’impresa. Lasciatelo scrivere ai cortigiani della corte medicea del principe Armani, lasciatelo dire a chi gira col cappello in mano chiedendo il paginone di pubblicità e sa come tacitare i “nemici” minacciandoli con la decurtazione, il capestro, tanto in questi tempi chi si accorge: se lo fai e poi protesti o, drammaticamente, dici addio alla vita perché questa gente che gioca al monopoli sposta uomini e telai, ti piangono un giorno.

No, meglio passeggiare in villa riconoscendo due cose al “trionfo” Armani: la pazienza aspettando le ciliegie di mastro Pianigiani, la solidarietà con quelli che volevano intitolare una via a presidente e manager e avranno, come contentino, soltanto il via Portaluppi, uomo di casa Olimpia, per far posto al Rossini che viene dalla scuola cantukiana. Non sia mai che il “nuovo progetto” finisca nelle mani di quelli nati qui, ma è giusto. Magari la pensassero così anche i politici di oggi, quelli che non saprebbero spiegare perché nel quintetto ideale ai campionati under 18, vinti dalla Stella Azzurra nel derby romano sulla Virtus ( allora nella capitale il basket vive alla faccia di proprietari che hanno sperperato tanto), nella selezione dei migliori ci sono quattro ragazzi con radici in altri mondi, talenti, unico italiano un ragazzo della Mens Sana quarta dietro a Reggio Emilia, unica società di A1 in questo quadretto sul futuro.


L’altra cosa importante nelle celebrazioni per l’Emporio campeon, come quasi sicuramente il Real che ha fatto il 2-1 grazie a Doncic davanti ai 15000 della Buesa arena di Vitoria, come il Bayern davvero più ricco dell’Alba e, soprattutto, del Bamberg smantellato del dopo Trinchieri, come il Panathinaikos che ha fatto licenziare Sfairopoulos dall’Olimpiakos, i greci sono così, la cosa più commovente è stata la dichiarazione della presidenza sull’allenatore: ci starebbe bene in azienda. Il complimento più bello ha detto l’ex sbandieratore della Lupa e lo condividiamo. Nelle aziende di oggi sono ricercatissimi quelli capaci di ridurre le rotazioni del personale. Una qualità anche questa, anche se siamo convinti che gli allenatori dovrebbero valorizzare e migliorare tutti i loro giocatori, certo metterne insieme 14 o 16 è durissima, ma si può anche provare, occupando più territorio sul campo. Certo che si brinda ai sognatori, ma anche ai campioni.


Di questo viaggio fra montagne e pianura ricorderemo volentieri la Trento di Buscaglia, uno che ha dovuto ridurre al minimo le rotazioni dopo l’infortunio di Flaccadori e che avrebbe volentieri esplorato soluzioni diverse, senza essere obbligato a tenersi i pochissimi pregi ed i molti difetti di uno come Gutierrez. No, se sbagli dove il bilancio è blindato, dove con i soldi degli stipendi degli esclusi dalla festa milanese, faresti una bella stagione, devi rimediare lo stesso. Poi, magari ti trattano come il Menetti, o ti fanno a pezzi come molti che hanno perso il posto in stagione o alla fine. Pazienza. Comunque sia adesso siamo pronti a vedere Milano forte anche in Europa, chi ha bussato dalla porta di servizio in casa Armani ha sentito che questo è il vero desiderio del grande artista e mecenate che ha salvato il basket milanese nella carestia dei soldi e delle idee.


Pianigiani ha già promesso la terza stella, quindi ben sintonizzato con Allegri e la Juventus, a cui è legato da affinità elettive ben visibili sul campo e forse anche fuori, pensando al filotto tricolore del livornese che gli ricorda tanto il suo ai tempi in cui brindava guardando la torre del Mangia in piazza del campo senese senza pensar male: l’anno prossimo il titolo 29 e poi il trentello ringraziando i fondatori, pensiamo, speriamo. Lo faranno? Cosa costa? Meno di quel nastro per fare confusione al Forum dove non tutti pensano che ci sia un bell’ambiente. Magari il Longhi presidente di Trento che ci è rimasto male per i colpi di coda della Milano ferita nelle due partite perse sotto il monte Balon.


Ma torniamo a quello che abbiamo trascurato. Monumento equestre al Maltinti che lascia il basket pistoiese. Bella società, bel lavoro. In solitudine.


Speriamo che la terza vita cestistica di Paolo Moretti coincida con una nuova visione del basket alla Mens Sana che partirà con l’handicap.


Apprezziamo il coraggio e la coerenza di Reggio Emilia che ha scelto Cagnardi per sostituire Menetti.


Non chiedeteci chi pagava Ale Gentile a Bologna, vietato rompere gli incantesimi dopo imprese a casa Cupiello. Non domandateci se il futuro di questo giovanotto sfortunato, troppi infortuni, sarà a Houston o, magari, a Sassari per ricreare la Nomadelfia casertana sull’isola.


Non è cattiveria, ma ci eravamo scordati di dirvi che Pianigiani ha il record di vittorie nei play off, è andato oltre Recalcati. Certo ha sempre avuto il meglio, da Minucci ieri, da questi dell’Emporio oggi. Ma, come ci dicono dalle loro torri d’avorio i compteneti del CEPU, i soldi e il talento non bastano a fare canestro, bisogna mettere insieme, come nel jazz, gente che parla lingue diverse. Ecco il Pianigiani da New Orleans, altro che da Siena.


Ci fa arrabbiare che Flaccadori possa cercare fortuna fuori dall’Italia. Come ci fece infuriare la perdita di Melli più che di Hackett nella Milano dei “progetti” a variazione climatica.


Boscia Tanjevic la smetta di consigliare agli italiani panchinati di andarsene per poter giocare. Lui lo fa a fin di bene, ma qui direbbe Virgiglio, sono permalosi, spesso pure ignoranti, e allora meglio che cuociano nel loro brodo insieme ad agenti che per un dollaro in più se ne fottono.


Speriamo che l’asburgico Eugenio Dalmasson, promosso in serie A con Trieste che torna nella grande casa dopo 14 anni, in un secolo diverso dai fasti di casa Stefanel, non viva l’esperienza con la under nazionale come Maurizio Buscaglia. Certo avrà una vita agevolata sotto il tutor Tanjevic che va ancora al campo e vuole allenare e non risparmia nessuno fra le cicale del basket nazionale, ironizzando sulle programmazioni illuminate che portano a cambiare sei, sette, dieci giocatori alla volta, senza produrre in casa un giocatore vero da serie A. Si troverà bene con il vice Ciani nella speranza che qualcuno a Trieste, sbagliando, non pensi davvero che serva soltanto un buon inglese per stare in A1. Non si sbaglierà certo il Ghiacci eletto dirigente dell’anno. Nocchiero silenzioso fra mille tempeste e tante albe radiose che ha fatto della società triestina un capolavoro e pensare che lo avevano a Reggio Emilia, pensare che altre società brancolano nel buio e non sanno davvero cosa vuol dire programmare e creare e non diteci che il Cavaliero triestino tornato a casa è l’unico esempio.


Attraversando l’inferno di chi sparla dei colleghi, soltanto il nostro Virgilio ha scoperto che ce ne sono tanti con la testa dello scorpione salvato dalla rana, per anni simbolo della Milano nova, tipacci che al momento del congedo avvelenano. Dicono che la fortuna di Menetti, oggi felicemente a Treviso, sia sta proprio questa quando stava per firmare su un elicottero.


Con l’arrivo del grande maestro Larry Brown la serie A avrà due allenatori stranieri. Un bene? Ah saperlo. Intanto a Torino hanno querelato chi si è vestito da uccello del malaugurio gridando che un altro campione NBA, il Tom Heinsohn bostoniano venne, vide e fuggì lasciando la Isolabella Milano poi retrocessa.


Bravi a Venezia con il triennale per De Raffaele, ora, però, non sbagliate i cavalli e non fatevi accecare dall’oro matto.


Gloria alle ragazze campioni del mondo nel tre contro tre anche se facciamo una gran fatica ad entusiasmarci perché adesso questo gioco, come il rugby a sette, andrà alle Olimpiadi. Nel gruppo anche Giulia Rulli che gioca a Costa Masnaga, l’isola che fortunatamente c’è in Italia per il basket femminile, dove vincono titoli giovanili, creano, costruiscono, sognano e realizzano. Certo onore a Lin D’Alie, Marcella Filippi e Giulia Ciaravella nel giorno in cui dal mondo NBA donne ci dicono che la Zandalasini ha segnato più di 10 punti.

 

 

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