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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Fatti&Misfatti / Armani: avanti col vino e con l'incenso

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Sabato 16 Giugno 2018

 

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Per la ventottesima volta Milano padrona dei canestri, nella carestia calcistica secondo scudetto dopo l'hockey-in-line.

di Oscar Eleni


In fuga sul percorso della cronometro Trento-Rovereto per andare fino ad Amblar dal Grigoletti, risvegliarlo, convincerlo ad arrivare fino ai Navigli per vedere cosa è rimasto del Torchietto, per capire come è distante la festa per il 28° scudetto dell’Olimpia da quelle antiche, ci mancherebbe direbbe il programattor non tanto cortese della nuova epoca, per sentirlo abiurare, lui amante del vero rosso, Teroldego o Marzemino, quando il fantasma di Sergio ha portato in tavola un millesimato della casa Moser regalato alla corte di re Giorgio Armani. Sogni di una notte d’estate, pensando a come è finito il campionato di basket che sapeva benissimo come sarebbe finita se nella pastorale cestistica la “PREDESTINATA” non avesse voluto più attenzione di quella che meritava la Regina balbuziente della nobil casa, quella che in Europa non è andata tanto bene, eufemismo, quella sbeffeggiata al ponte vecchio fiorentino.

Da Trento a Rovereto e ritorno dopo aver centellinato la birra che combatte le ubriacature come si faceva ai tempi del trofeo dedicato al nostro amico e grande collega Gianni Menichelli che adesso si divertirà un mondo, in mezzo ai grandi che sono fuggiti da questa Troia in fiamme, pensando a come la prenderà il santone Larry Brown se nello spogliatoio di Torino, della Fiat basket, entrerà sbraitando lo stesso che ha fatto scappare grandi allenatori. Curiosità da soddisfare l’anno prossimo quando il basket cercherà altri successi televisivi dopo aver sacrificato le notti alla RAI, regina desnuda delle seconde serate, ad Eurosport, il vero grande successo della gestione del Bianchi che anche in Lega ha un sorriso per tutti, uomo di mondo, dallo stomaco forte, dalla testa fina. Uno che certo, come noi, non ha capito il motivo di sprecare giornate che erano vuote di avvenimenti per andare fra i Marzullo di Rai sport che per le finali ci hanno negato l’arguzia e la competenza di De Pol.

Dunque fine giochi per i nottambuli del basket mentre sul palcoscenico di Balalaika, canali Mediaset, si celebra il mondiale in salsa Putin illuminato già alla seconda notte dal Cristiano Ronaldo che non avrà sconti sulle multa presa in Spagna per i suoi problemi col fisco, una cifra spropositata, milioni di euro che pareggerebbero il bilancio di tanti stati prigionieri del populismo, anche perché i suoi gol hanno fermato subito la nazionale del re passata in una notte da un allenatore all’altro. Da noi una cosa del genere avrebbe imbrattato giornali e televisioni, quelli dove se vai a giocare per San Marino hai più spazio di un record in atletica, delle stesse finali del basket. Da loro, quelli che adesso dovrebbero tornare a credere nell’accoglienza, invece è sembrato logico non sottostare alle brame del potente padrone del Real che ha costretto il “povero” Lopetegui ad infrangere le regole, tradendo una federazione per la nobile casa blanca.

Qui sarebbero intervenuti i principi del foro, gli stessi che si sono alzati subito in piedi quando qualcuno ha osato parlate di Pianigiani come del conte Ugolino nei confronti di quelli che erano, o avrebbero dovuto essere, i suoi figli in maglia azzurra se Petrucci non avesse scoperto che gli dava ansia. Tutto il contrario del presidente di Milano che sul campo, a Trento, ha stretto in un caloroso abbraccio l’ex allenatore di Siena che, tornato dall’esilio sfortunato in Turchia, da quello più gioioso d’Israele, anche se forse non metterà nel curriculum della vita da allenatore come il massimo, ha ripreso da dove aveva finito qui da noi: la squadra che aveva tutto si è presa il pezzo di stoffa tricolore. Meno che a Siena, quasi come a Siena. Gloria a lui anche se non è uno scappato dal rogo come Eurialo, anche se è difficile trovare Niso in quelli che abbraccia oggi come faceva con Minucci ieri quando la sua gioia era condivisa, la sua lingua tenuta a freno.

Eh sì, nei brindisi davanti al Torchietto diventato friggitoria, si è parlato delle dichiarazioni del nuovo conducator di casa Olimpia alla fine di gara 5 sui legni del Forum. Nano secondi, una stoppata del nano dorato Goudelock che ha deciso la storia come i tiri liberi del Jerrels che ai tempi di Banchi in salsa milanese, dopo la carestia che durava dal 1996, tolse la libertà ai sarmati senesi di Crespi spostando la storia a Milano dopo il settennato senese. Lui ci ha visto superiorità per il basket di Navarone.

L’unica affinità con quei giorni è che anche gli artefici dello scudetto numero 28 potrebbero lasciare la nobil casa perché in arrivo c’è la navicella con dentro ben sei giocatori nuovi. Lussi che ad altri non sono permessi. Qui, invece, sotto la torre del Castello l’araldo annuncia che per avere finalmente credito in Europa è necessario riprogrammare. Sì, è vero, l’Eurolega che forgia i caratteri, tempra le grandi squadre, può dire di avere squadre che dominano nel cortile di casa: dalla Russia alla Spagna, dalla Grecia, dalla Turchia alla Lituania e all’Italia. Eppure i ricercatori di alibi erano già pronti: se vi va male a casa dite che è colpa del calendario stressante voluto da Bertomeu nel nome della NBA europea.


Ne aveva accennato Pianigiani dopo la sconfitta in casa contro Brescia nel play off che sarebbe diventato trampolino di lancio per la vittoria cercata da questo Temporeggiatore senese con una calma ed una lucidità che lo rendono davvero speciale, non simpatico, ma è difficile non dirgli almeno bravo. Certo avesse fatto lo stesso cammino in casa dei presidenti iscritti al circolo degli orchi allora sarebbe stato fuori, magari dopo Firenze, dopo la modesta figura europea perché a quelli non bastava dire che te l’eri giocata con tutti, o che la pressione era troppo forte. No. In quel circolo vizioso tagliano teste, stracciano contratti, non li onorano come nella Milano che lo ha accolto in pompa quasi magna, intimi contatti ravvicinati con chi conta, o pensa di contare, o che almeno lor signori pensano che possano contare per raccontare la storia come piace a chi paga, con la garanzia della protezione a divinis, facendo intervenire casomai chi nei giornali pensa sempre che la pubblicità valga più della dignità di chi ci scrive.

Milano padrona dei canestri, secondo scudetto cittadino, nella carestia calcistica, dopo quello dell’hockey in line della Quanta del Quintavalle che ha sempre fra i suoi consiglieri il Cappellari che vinceva con la Milano del basket in tempi non tanto lontani, ma così diversi da quelli che stiamo vivendo fra bambini truccati da adulti che ballano e si dimenano, con l’ossessione del mostro che chiede ad un pubblico che non ne avrebbe bisogno di fare confusione. Tutto rigorosamente in lingua inglese come la preghiera nella presentazione delle squadre al buio del rosso tenebra. Accidenti siamo nel nuovo secolo.

Fine corsa rendendo onore a Trento e al suo progetto di sport, di basket anche se resterà il rimorso di non aver costruito, come facevano a Cantù, a Bologna, a Treviso, nella stessa Milano che fu, una legione di riserva per i casi estremi. Il vivaio, accidenti e allora Buscaglia avrebbe potuto dare respiro ai suoi eroici miliziani, e invece, esauriti i cambi, diciamo al settimo uomo, si è trovato con l’olandese Franke, generoso, ma in Italia ce ne sono almeno una decina meglio di lui in A2, con il colossale Lechthaler che si è battuto nei pochi attimi avuti a diposizione, ma certo distante chilometri dalla coppia dei centri del Pianigiani. Ci penseranno dopo due finali scudetto perse, in pratica allo stesso modo: coraggiosa difesa della fede e della chiesa, ma poi l’infortunio di Sutton l’anno scorso e, questa volta, quello di Flaccadori.


Perdite impossibili da colmare, non tutti possono concedersi il lusso di lasciare in tribuna o in panchina giocatori che con i loro stipendi garantirebbero una stagione felice almeno a dieci società del nostro campionato. Milano, che anche quest’anno ha pagato un allenatore per non allenare, era accaduto con Banchi prima di Repesa, può permetterselo. Beata lei. E poi sono filantropi. Non avete visto il popolo del Forum? Non vi siete emozionati davanti progetti per avere tanti giovani da allevare nella nobil casa? Nella speranza che non siano tutti come quelli che vediamo tirare pietre al canestro al Forum negli spazi concessi alle comparse.

Viva viva il direttor. Il coro è pronto al giubileo, lo avrebbero fatto anche in caso di impossibile sconfitta. Sì, è vero, c’erano stati maestri cantori che per preparare l’epinicio finale avevano parlato di scontro molto equilibrato. Ci eravamo messi a ridere. Anche a Trento ci scherzavano un po’. Ma poi l’equilibrio è stato trovato davvero e allora maledetti noi che non andiamo a cercare dove si dovrebbe. Quei maestri sapevano del mal sottile della ricca Milano, dello squadrone che ama cercare la sua immagine nello stagno delle partite, furente davanti a chi chiedeva più difesa. La faremo quando servirà. Gara sei a Trento ne è stata la dimostrazione, anche se sembrava di essere sulla Beresina: una orgogliosa armata disfatta dalla fatica, ferita, che non reggeva più mentre gli altri erano pronti all’assalto. E che assalto.

L’ultima recita, quella dello scudetto è stata la più bella anche se fra gli avversari resistevano soltanto in due, il Forray sfinito e inciucchito dalla quinta contro Cinciarini e il colossale Shields che, naturalmente, adesso tutta Europa starà cercando perché al consorzio di Trento non potranno mai pareggiare la grande offerta che arriva da altri mondi, quelli dove gli affitti e gli affetti costano poco.

Congediamoci dai campioni rendendo omaggio ai battuti, più di quello che hanno fatto vincitori che non potevano avere tutti la sensibilità del Cinciarini passato attraverso lo stesso inferno a Reggia Emilia e, in un certo senso, anche nella Cantù di Trinchieri.

Le pagelle ai piedi dei dominatori, …

… alle porte di un regno che resterà chiuso ai vecchi viandanti messi in lista nera, usando un sistema americano per non avvilire con voti che, visti i tempi e i tanti professori picchiati, potrebbero toccare la sensibilità dei protagonisti.

La scala valori parte da 0 per chi ha fatto quello che ci si aspettava, più o meno uno o due per chi è andato sotto o sopra il par come direbbe il Montali golfista che dai fasti della pallavolo è passato allo sport dei sciuri, anche se chi lo pratica nega che servano troppi soldi per mettere anche un piede in qualche circolo dei nasini all’insù.

MILANO EMPORIO

GOUDELOCK +1 – Ai peccati difensivi ha rimediato con grandi attacchi, da vero serpente. Poi la stoppata catartica sul carceriere Sutton. Dove era stato in Europa non lo avevano apprezzato come faranno a Milano anche se poi se ne andrà.
MICOV + 2 – Ci ha sorpreso con il suo fascino slavo per il bel gioco. Sapevamo che era bravo, ma non pensavamo che potesse diventare il capo occulto della setta.
PASCOLO -1 – Una pianta speciale inaridita in panchina. Colpa sua, colpa loro, colpa del bayon. Altro con valigia al piede?
TARZEWSKI 0 – Ha fatto tutto quello che ci si aspettava, alcune volte meno, altre di più. Giusto riconfermarlo.
KUZMINSKAS 0 – Era da meno tre in quel vagare senza espressione in un mondo che sembrava non capirlo. In tre partite si è guadagnato il rispetto per la rabbia di N’Baye il grande sacrificato che in stagione ha meritato un -1.
A.CINCIARINI +2 – La rivelazione nel momento in cui l’incidente a Theodore ha liberato il progetto dove, giurerà Pianigiani, forse serviva uno in grado di servire gli altri più che se stesso. Grande stagione, titolo meritato, peccato sia fuori dalla Nazionale di Sacchetti che punta su altri. Certo Meo non è nemico di chi gli ha dato il famoso triplete, stava anche per mettere su un piatto d’argento il passaportato Brooks, ma la burocrazia sta andando contro la Nobil casa.
CUSIN 0 – Ha fatto il palo dell’ortica, senza disturbare.
ABASS -1 – Non è tutta colpa sua se è diventato invisibile troppo presto, ma certo qualcosa non ha funzionato fra lui e chi pensava al bene comune come la troika tecnica.
BERTANS 0 – Più alti che bassi quando hanno capito cosa potevano chiedergli. Uomo solido.
JERRELS 0 – Preso per scrivere le pagine che contano. Lo ha fatto anche dopo tante partite giocate davvero male al servizio dell’io spigoloso piuttosto che della squadra.
GUDAITIS +2 – Un altro dono dal cielo preso in tempo mentre in troppi si domandavano chi non aveva davvero capito come stava di salute Young, altro stipendione per un non giocatore come poi è stato Kaukenas. In crescita costante. Resterà anche perché non è ancora pronto per la NBA.
PIANIGIANI 0 – Dal meno uno di coppa Italia ed eurolega a questa cavalcata per tornare nel regno degli scudetti che conosce così bene. Parla sempre con la gente giusta, sa farsi voler bene come e più di un figlio. Cittadino onorevole di City Life. Prosit.

AQUILE DI TRENTO

FRANKE 0 – Sapevamo quello che valeva. Poco.
SUTTON 0 – Grandi partite, grandi salti, grandi errori. Avercene, ma è una mina che spesso scoppia in faccia ai compagni di avventura.
SILINS -1 – Ci aspettavamo maggiori progressi da un giocatore che in alcuni momenti ha fatto cose bellissime, ma troppo sporadiche.
FORRAY +2 – Vero che alla fine era scoppiato e vedeva doppio, ma la grinta di questo giocatore è il simbolo di una società che con lui è arrivata a 2 finali scudetto partendo dalle cantine, un posto nobile in Trentino, non nel basket.
FLACCADORI +1 – Nel periodo di massima fioritura, con tante api intorno a chiedergli di cambiare aria, si è fatto male e poi hanno scoperto un problema da risolvere in sala operatoria. Un regalo che Trento non poteva fare a Milano. Peccato.
GUTIERREZ -1 – Ci saranno state anche giocate che hanno incantato, ma vedendolo ci siamo convinti che se fossimo stati allenatori avremmo preferito sempre vederlo fra gli avversari.
GOMES +1 – Poco convincente all’avvio, interessante e importante quando contava, peccato che l’uomo di Capo Verde sia saltato alla fine.
HOGUE + 2 – A parte le pietre sui liberi, almeno fino a gara tre, ha fatto cose straordinarie nei play off. Un pivot bonsai che sembrava una quercia. Lo abbiamo capito anche quando, esasperato dalla lotta impari, sbroccava.
LECHTHALER 0 – Ha dato il poco che aveva tecnicamente, il tanto che aveva come uomo generoso.
SHIELDS +2: La meraviglia delle finali, della stagione in rimonta di Trento. Era arrivato come sconosciuto, se ne andrà da campione.
BUSCAGLIA + 2 – Un lavoro eccezionale, il grande girone di ritorno, i play off per eliminare chi aveva di più, Avellino, Venezia, ma non per battere che aveva anche troppo. Speriamo resti a Trento, basta che non accetti più le selezioni nazionali. Gli serve tempo.

ARBITRI 0 – Hanno dato per quello che sono, nascondendo uno bravo come Sahin, riequilibrando il mercato delle poteste dopo le lacrime di Milano sulla differenza nei tiri liberi che arrivano, come in gara sei. se attacchi il canestro e non tiri soltanto da tre.

 

 

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