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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Cinque cerchi / A ricordo dell'ingegnere dal braccio d'oro

Giovedì 14 Giugno 2018

 peretti


Carlo Peretti, icona dello sport vero, dalle piscine olimpiche salito ai massimi gradi dell'imprenditoria.


di Gianfranco Colasante

Può darsi che mi sbagli, ma nel profluvio di tweet lanciati quotidianamente dal CONI e dal suo presidente, tanto numerosi da far invidia a Trump, non mi pare di averne trovato qualcuno a ricordo di Carlo Peretti. Probabilmente perché i predetti, come Pietro l’Aretino, potrebbero scusarsi col dir “non lo conosco”. Ma Peretti, almeno un tweet, l’avrebbe meritato. Non tanto per le sue due partecipazioni olimpiche – una delle quali conclusa sul podio e l'altra nei pressi – quanto per quello che seppe fare dopo. Icona di uno sport di qualità che teneva soprattutto ai valori e mai avrebbe immaginato lo stipendificio in cui si è trasformato.

 

Nato in riva all’Arno nel marzo 1930, era stato inevitabile per lui appena dodicenne – complice una vacanza al mare saltata – presentarsi alla Rari Nantes quando la piscina di Bellariva non era neppure nei sogni ed innamorarsi della pallanuoto che “gli era entrata subito nel sangue”.


Rubo a piene mani da quanto ha lasciato scritto Giordano Goggioli, fiorentino di tratto e di genio ed emblema di quella struttura periferica (si chiamava così) che negli anni veri è stata il nerbo del CONI. Dunque scriveva Goggioli: “Gli anni della guerra furono un handicap notevole, ma dal ’46 il suo talento esplose in pieno. Nel ’48, a diciotto anni, conquistò il titolo italiano con la Rari. Fu proprio uno dei grandi protagonisti. Allora Zabberoni, allenatore di nuoto, se ne doleva per non averlo tutto per sé."


E ancora: “Le doti fisiche, i riflessi pronti, lo scatto, la dimestichezza col pallone e la grande intelligenza di gioco, fecero sì che diventasse uno dei migliori attaccanti (era ala di punta) del mondo”. Uomo dal braccio d’oro, Peretti per tre anni – tra il 1949 e il 1952 – fu l’indiscusso capo-cannoniere del campionato. Ma come tanti altri della sua generazione, cullava altri obiettivi e nel 1953 si trasferì al Camogli per stare più vicino al politecnico di Torino dove stava per laurearsi in ingegneria elettronica. Trovando però modo di vincere altri due titoli nazionali con i bianco-neri liguri e, un quarto, nel 1956 con la Lazio. Sodalizio che l’ha ricordato con queste parole: “L’ingegnere è stato uno dei magnifici giocatori che ci regalarono lo scudetto. Era uno dei motori di quella squadra, capace di portare fosforo e sagacia in vasca."


In quel frattempo, diventato inamovibile pedina d’attacco del Settebello di Majoni, che già l’aveva avuto con sé alla Florentia, ad Helsinki 1952 ottenne la medaglia di bronzo, dietro Ungheria e Iugoslavia, e un quarto posto nel drammatico torneo di Melbourne ‘56. Proprio quello della battaglia tra magiari e sovietici. Un torneo che mise anche la parola fine alla carriera sportiva di Peretti. Il quale, appesa la laurea al muro, se ne andò in Sud America, tra Colombia e Venezuela, a lavorare nel settore petrolifero. Una esperienza breve conclusa con l’ingresso in Olivetti dove, partendo dal settore marketing, seppe scalare i vertici della società seguendone le successive trasformazioni in GE, Honeywell e Bull, fino a ricoprire le cariche di amministratore delegato e poi di presidente del consiglio di amministrazione. Tra i numerosi e importanti incarichi assolti, una sfilza infinita, anche la ristrutturazione dell’azienda editrice del Corriere della Sera.


Sposato con una imprenditrice olandese, Femmie Vreeling, assieme alla moglie nel 1979 aveva rilevato una azienda vinicola all’Isola d’Elba rilanciando una diversificata produzione vinicola di qualità basata sul recupero di antichi vitigni autoctoni. Ultimo capitolo di una vita ricca di successo. Peretti si è spento nella notte tra il 31 maggio e il 1° giugno nella sua bella casa di Marciana Marina.


Diciamolo pure: forse per l’ingegnere, uno dei maggiori imprenditori del nostro Paese, un tweet sarebbe stato proprio irriverente.

 

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