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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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I sentieri di Cimbricus / Roma, il passato e (forse) il futuro

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Venerdì 1° Giugno 2018

 
foro romano
 
Qualcuno ha scritto: “Roma ha visto tutto e non ha imparato niente”. Difficile non essere d’accordo.


di Giorgio Cimbrico

Roma vuole tutto: il 6 Nazioni, il Golden Gala, gli Internazionali d’Italia, la Ryder Cup, Piazza di Siena, la Formula E che non ho capito bene cosa sia ma pare abbia avuto un trascinante successo, una maratona che non è mai decollata, la passerella finale del Giro d’Italia. Dimenticatevi i Campi Elisi: qui, al massimo, le Strade Lise, nel senso di vecchie, mal tenute, pericolose. E pericolose sono anche quelle parvenze di marciapiedi, gonfiati dalle radici dei pini musicati da Respighi. Al buio, micidiali. Sperimentati di persona. Roma vuole tutto, dopo quelle del 2004 e del 2012 aveva anche pensato alle Olimpiadi del 2020 e del 2024. La Monti&Raggi, con parole, motivazioni e modalità diverse, ha infranto quello che i corifei chiamavano sogno, ritorno a un indimenticabile passato cromato dalle sorti progressive del XXI secolo. Roma, il passato e il futuro: lassamo perde.

Roma vuole tutto e non è preparata a niente: lasciare il Foro Italico saltabeccando sui mosaici sbrecciati, sui pezzi di travertino che nessuno raccoglie o tantomeno prova a rinsaldare significa ritrovarsi subito dopo su un’immensa zattera della Medusa: i taxi non esistono, i mezzi pubblici sembrano quelli di Benares (che adesso si chiama Varanasi), la metropolitana è una chimera lontana tre chilometri in linea d’aria.

Qualcuno mi ha detto che nei pressi dell’Olimpico c’è una stazione ferroviaria usata solo il primo giorno di Italia 90: odora di leggenda metropolitana e ho idea che sia tutto vero. Vorrei diventare amico di uno dei topi che la abitano per chiedere informazioni sull’habitat, sulla situazione. I topi mi fanno schifo ma sono intelligentissimi, mi fido più di loro che di quelli che vanno in limousine o che vivono come principi senza fare un cazzo o che parlano di governance e di mission.

A Roma hanno organizzato due Mondiali di nuoto in una piscina che mi pare risalga al tempo del Duce che oltre ad aver reinstaurato l’Impero sui colli fatali (di Roma, ovviamente) e a far arrivare i treni in orario, costruiva impianti sportivi con architetti di primo livello. Quando si è trattato di costruire un nuovo polo natatorio, è nato qualche grattacapo: le Vele non sono mai state gonfiate dall’ardore agonistico.

Ricordo che nel 2004 mi sono dato da fare per ospitare Italia-Inghilterra del 6 Nazioni a Genova, che era capitale europea della cultura. Genova all’Inghilterra è sempre stata molto legata, le ha persino dato una bandiera, quella di san Giorgio. Niente da fare. Qualcuno orchestrò una campagna per trasformare questa richiesta in una minaccia: “Vogliono rubare a Roma il 6 Nazioni”. Non era vero, come risultarono non vere le promesse di munifici finanziamenti della Confcommercio e della Confesercenti. Questa ce l’aveva nel gozzo da molti anni e a qualcuno volevo e dovevo raccontarla. Inoltre, il Torneo spetta alla Capitale, dissero. Altra menzogna: quest’anno Francia-Italia è stata giocata al Velodrome di Marsiglia. L’ultima ristrutturazione figura nelle grandi riviste di architettura. Quando sono andato la prima volta, cadeva a pezzi, ora è magnifico.

Comunque, a parte i buchi, le bugie, i servizi che non funzionano, la monnezza, il senso di abbandono, la città sempre più suk, quello che mi ha sempre più colpito e fatto incazzare è l’indifferenza. Qualcuno ha scritto: “Roma ha visto tutto e non ha imparato niente”. Sono d’accordo. I romani d’oggi non sono quelli di un tempo, gli inglesi dell’antichità, pragmatici, decisi, crudeli quando era il caso, pronti a lasciare questioni filosofiche, religiose, artistiche ad altri più versati in questi campi. Loro avevano altro da fare: conquistare il mondo, dotarlo di strade, acquedotti e terme. Erano anche molto puliti. Che non guasta.

 

 

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