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I sentieri di Cimbricus / Rugby: etita, estetica e nuove prospettive

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Lunedì 7 Maggio 2018

rugby

Una provocazione per reagire al potere seduttivo del mondo che ci circonda, il profitto che governa ogni attività umana.

di Giorgio Cimbrico

L’aggettivo è “eccitante”. In inglese, exciting. L’anno prossimo ai Mondiali di atletica di Doha (per via del clima, in calendario tra settembre e ottobre), la pista sarà rosa shocking, la maratona prenderà il via a mezzanotte (sotto luci artificiali, da quelle parti fanno già la moto Gp), le sessioni serali saranno dedicate soltanto a semifinali e finali, sarà previsto uno speciale (ed eccitante) “focus” sui salti e sui lanci decisivi e un anno prima dei Giochi di Tokyo, farà il suo debutto la 4x400 mista, due donne e due uomini.  Il nuoto è stato maestro. Sì, bisogna eccitare la gente, sennò si annoia, si mette a fare la ola o allo stadio non viene proprio. Ricevere un imprimatur non è difficile: non è mica più il tempo dei vecchi parrucconi restii ad ogni cambiamento.

Nel rugby in poco più di vent’anni di professionismo hanno bruciato le tappe. Le World Series di Perth sono il primo passo. Il secondo vedremo, il terzo, come in un vecchio film, sarà nel delirio.

In Australia il rugby union va male, gli stadi sono per trequarti vuoti e anche gli Wallabies, malgrado le robuste iniezioni di giocatori “pacifici”, faticano a tenere il passo. La league e l’australian football sono durissimi concorrenti. Non restava che dare un colpo di timone e trovare appoggio nel governo di World Rugby, ormai disposto alle mutazioni più radicali. A quando il passaggio in avanti?

Nelle World Series (in campo, Western Force, Rebels, Crusaders, Hong Kong, Fiji, Tonga, Samoa) dodici sostituzioni, sembra anche volanti; lancio della palla anche se lo schieramento della touche non è formato: un minuto, non di più, per portare a termine una mischia; meta premiata con sette punti, più due per la conversione, se l’azione inizia nei propri ventidue metri. Semafori montati sui pali segnaleranno il verde in caso l’azione debba essere premiata con il superbonus. E se si parte dalla propria area di meta, la meta quanto vale, nove più due? Nuove leggi possono produrne di nuovissime. Eccitanti, soprattutto.  

Come non hanno mancato di notare avveduti analisti, queste fregole di cambiamento (che hanno appena toccato il calcio, tutto sommato immutato in questi ultimi 140 anni) che intendono spettacolarizzare il gioco, trasmettere sempre quell’eccitazione che un tempo era destinata ad altri e più privati ambiti, hanno contribuito a spedire alle stelle il numero degli infortuni, delle concussioni (trauma cranico, commozione cerebrale, esprimendoci in una lingua, l’italiano, che sta diventando rara come lo jakuzo, il bashkiro), dei danni fisici che spazzano via giocatori per una stagione, per due, che possono lasciare danni irreparabili. Le statistiche dicono che il peggio tocca più al placcatore che al placcato.

L’amore per l’iperbole così spinge a proporre una nuova via che può essere gradita sia al sempre più malleabile Board e certamente può esserlo per le grandi compagnie di scommesse che governano la vita di molti e hanno invaso le parentesi martellanti degli spot e dei superspot che anticipano, inframezzano e posticipano le dirette televisive: l’handicap ha tutto il potere seduttivo (e ovviamente eccitante) che è elemento imprescindibile nel mondo che ci circonda, quello del profitto che governa ogni attività umana. L’etica, l’estetica, i piaceri profondi sono valori vecchi, bacucchi.

L’handicap offre nuove prospettive. Pensate di andare allo stadio per Italia-All Blacks, entrare alla ricerca del vostro posto e, dopo averlo trovato, alzare gli occhi verso il tabellone e veder scritto, prima del fischio d’inizio: Italia 20, All Blacks 0. Già, si parte da lì e i neozelandesi dovranno segnare tre mete e trasformarle per mettere il naso avanti. Le semplificazioni fanno sempre un loro bell’effetto, ma sono rozze: in realtà, l’handicap andrebbe calcolato sugli ultimi “x” confronti diretti (dai sei ai dieci può essere la giusta quantità), tener conto della posizione nel ranking mondiale e di altre varie ed eventuali. Cosa volete che sia una commissione di studio in più?

Senza aver ancora affinato il meccanismo, compito che spetta a studiosi versati in matematica e magari anche in fisica quantistica, l’Italia può partire a +20 con i neozelandesi, a -20 con la Romania, alla pari con il Giappone e con la Georgia. Per tutti gli altri incroci, la parola toccherà ai compilatori di questo nuovo – eccitante … – global handicap calendar.

 

 

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