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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Saro' greve / Era lo specchio il vero maestro del grande Nino

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Domenica 6 Maggio 2018

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Storie e ricordi per gli ottanta anni di Nino Benvenuti, senza dimenticare il saggio Natalino Rea che lo guidava dall’angolo.

di Vanni Lòriga

Giovanni Benvenuti, 80 anni compiuti  il 26 aprile scorso e pochi giorni dopo sottoposto ad un urgente intervento chirurgico per la rimozione di un calcolo, è stato dimesso ed ha fatto ritorno a casa. Il 14 avrà una visita di controllo e le speranze di un suo completo recupero sono più che fondate. A parte gli auguri di rito, intendo dedicargli una serie di storie e di ricordi, talora inediti, che risalgono ai giorni in cui si fregiava dell’oro olimpico a Roma 1960. Ecco quanto.

Arrivederci (a) Roma!

Natalino Rea si rizza in piedi. Con la candida corona di riccioli argentei ha l’autorità di un antico senatore romano. Siamo nel salone d’onore del comando Nato di Wiesbaden, capoluogo dell’Assia, e si sono appena conclusi i campionati mondiali militari di pugilato. È il 5 giugno 1960 e ad una ottantina di giorni dai Giochi di Roma l’Italia ha dominato la scena, con dieci finalisti e cinque titoli. È in corso il banchetto conclusivo e tutte le squadre hanno intonato i loro inni di gioia. Siamo rimasti solo noi e tutti ci invocano: “Italia, Italia!”

I nostri comandanti sono preoccupati, ma ci pensa Natalino. Con voce baritonale intona: “Ti invidio turista che arrivi, …” ed i nostri ragazzi lo seguono concludendo, intonatissimi ed ispirati, con “Arrivederci Roma !“… Un ennesimo trionfo.

Quando “Big” Price battè Clay

E qui si entra in un racconto che sembra la trama di una improponibile sceneggiato televisivo. Debbo premettere che gli azzurri vincitori di quel Mondiale militare erano Zamparini, Musso, Piazza, Saraudi e De Piccoli. Li ritroveremo sul podio di Roma con Saraudi bronzo, Zamparini argento, Musso e De Piccoli d’oro.

E con Francesco De Piccoli si entra nel vivo della storia. Nella finale dei pesi massimi si trova di fronte il sergente dei marines Big Percy Joseph Price. Dopo una breve fase di studio il sinistro micidiale dell’artigliere De Piccoli lo spedisce addirittura fuori del ring. Price, KO alla prima ripresa. risale sul quadrato e sibila al nostro: “Ci rivediamo a Roma!” Proprio come la canzone, solo che sul ring del Palasport lui viene eliminato nei quarti mentre De Piccoli conquista la medaglia d’oro.

Parlando di Price bisogna chiarire molte imprecisioni. Autorevoli e numerose fonti affermano che partecipò ai Giochi di Roma avendo vinto i Trials al Cow Palace di San Francisco ma sottolineano che in quella occasione superò anche Cassus Clay che pertanto fu indotto a schierarsi fra i mediomassimi. L’affermazione è falsa perché Clay partecipò (dominandole) alle selezioni nella categoria – 81kg mentre è vero che con Price aveva perso in un precedente incontro.

Ad ogni modo in questa Wiesbaden (come dire “terme tra i prati”) c’è l’opportunità di osservare alcuni campioni e di apprendere preziose notizie sugli assenti. Su tutti meritano attenzione soprattutto Wilbert McClure ed Edward Crook. Il primo, che ha vinto i Trials, sarà schierato dagli Stati Uniti nella categoria dei welter pesanti, la stessa in cui detiene il titolo europeo il nostro Nino Benvenuti; il secondo sarà impiegato nella categoria dei pesi medi ma intanto qui in Germania ha vinto proprio il titolo di campione mondiale militare tra i meno 71 chilogrammi. Chiunque sia, Benvenuti dovrebbe vedersela con avversari veramente temibili.

Klaus e Natalino puntavano lontano

Debbo premettere che di Giovanni “Nino” Benvenuti conoscevo doti e virtù, La prima volta me ne avevano decantato le doti a Melbourne 1956 Steve Klaus e proprio Natalino Rea. In quei Giochi nella categoria dei cosiddetti medi junior l’Italia aveva impiegato Franco Scisciani da Civitavecchia che nel secondo incontro venne eliminato dallo statunitense Josè Torres, che a sua volta in finale fu superato dall’imbattibile Laszlo Papp.

Si trattava di grandi personaggi, con Torres futuro campione mondiale tra i professionisti nella categoria dei mediomassimi e Papp a livello di mito (tre titoli olimpici consecutivi). Ma i tecnici italiani mi garantirono che in casa avevamo uno ancora più bravo di loro: Proprio Benvenuti, che avrebbe meritato la trasferta australiana ma che prudentemente, a causa della sua giovine età, venne proiettato verso il futuro.

Ebbi modo di frequentarlo nei tre anni, dal 1957 al 1960, che trascorsi alla Scuola Militare di Educazione Fisica di Orvieto, sede permanente dei pugili azzurri. Li seguivano Armando Poggi e Natalino Rea promosso alla carica di Direttore Tecnico. E proprio Rea mi spiegò chi fosse esattamente questo Benvenuti. “Ha tutto per essere un campione, tecnicamente e caratterialmente, Inoltre possiede una specialissima dote: se conosce l’avversario sa quali sono i suoi punti deboli e lo mette sempre in difficoltà. Nessuno infatti gradisce fare i guanti con lui. Se poi affronta un avversario a lui sconosciuto se lo studia nella prima ripresa e tornato all’angolo mi dice che ha capito quale sia la sua vulnerabilità. E tornato a centro ring in genere lo sistema in tempi brevi. Non a caso nessuno sino ora è riuscito a batterlo”. Nel suo “record” da dilettanti sono infatti registrate 120 vittorie ed una sola (dubbia) sconfitta.

Quando chiesi a Nino da chi avesse appreso i veri segreti del pugilato mi rispose, tra il serio ed il faceto, “dallo specchio”. E non diceva una bugia anche se non si può ignorare che alla vigilia dei Giochi di Roma fu proprio Rea a consigliargli di optare per la inferiore categoria dei pesi welter. Non fu semplice calare di quattro chili per fermare la bilancia al di sotto dei 67. Pasti spartani con poca carne solo masticata e mai ingerita. Si arriva al punto di non bere acqua nel timore che possa far ingrassare.

Quando è il momento di osare

Ma alla fine tutto va per il meglio. Il primo incontro si rivela il più difficile, con il francese Jean Josselin, anche lui tra i vincitori di Wiesbaden. Nino vola poi verso la finale con l’impressionante progressione di quattro vittorie, prevalendo in tutte le riprese con un vantaggio mai inferiore ai tre punti. Deve ora affrontare il sovietico Yury Michaylovich Radyonak, un dilettante di Stato con circa 300 incontri nel suo ruolino. Fu proprio Nino Benvenuti a raccontarci (cinquant’anni dopo) come andò l’incontro.

“Forte, solido nella prima ripresa, dopo molte fasi di studio partimmo in simultanei attacchi ed i suoi pugni facevano male. All’inizio della seconda ripresa Rea mi dette il consiglio vincente, quello che bisognava rischiare una volta per tutti”.

Va premesso che Natalino Rea, nel 1937 Guanto d’Oro a New York e primo nel corso allenatori
tenuto proprio da Steve Klaus (il maestro dei maestri) predicavala prudenza, ricordando che se il tuo attacco va in porto bene, altrimenti resti del tutto indifeso. “Alla fine del round – prosegue il racconto di Benvenuti – evitai il sinistro del russo e mi buttai dentro la sua guardia, Lo centrai alla mascella e vidi una aureola di gocce di sudore sollevarsi dalla sua testa e lui era seduto a terra, contato. Fu il colpo risolutore. Vinsi ed abbracciai Rea. Non sempre andavamo d’accordo ma mi fu vicino nel momento più difficile".

Per sapere quale sia stata la grandiosa carriera di Nino dopo l’Oro di Roma basterà navigare
su Internet e di materiale se ne troverà molto. Io mi sono limitato a rievocare alcune situazioni
vissute in prima persona. Che mi hanno portato ad apprezzare il pugilato e ad amare i pugili.
Ne riparleremo.

 

 

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