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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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(le oltre 400 testate dimenticate)





Osservatorio / Campioni del Mondo, ma solo dell'ultimo minuto

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Mercoledì 18 Aprile 2018

collana-3 2

Sempre sotto esame le organizzazioni sportive italiane, con la necessità (obbligo?) di preservare contenuti e lasciti futuri.

di Luciano Barra

"Campioni del mondo!, Campioni del mondo!". Purtroppo questa estate non potremo sentire questo grido dai microfoni dei nostri telecronisti al seguito dei Mondiali di calcio. Ovviamente è un peccato. Ma al fine di non essere da meno ci ha pensato il presidente del CONI Giovanni Malagò che, parlando dell’Universiadi a Napoli e delle varie difficoltà nel completare impianti e altro, ha dichiarato ad alta voce: “Sarebbe gravissimo se Napoli e la Campania perdessero l‘importante opportunità dell’Universiade, ma siamo ottimisti perché siamo campioni del mondo nel fare cose all’ultimo minuto, soprattutto al Sud” [Corriere del Mezzogiorno, 13 Aprile]. Peccato che il giorno dopo, sul Corriere del Veneto, sia apparso il seguente titolo sui Mondiali di Sci: “Allarme per Cortina 2021. Alcuni cantieri principali non verranno chiusi prima dei Mondiali”.

Allora non è una questione di Sud o Nord. La realtà è più complessa. È una specialità in cui siamo veramente Campioni del Mondo e a tutte le latitudini. E persino ce ne vantiamo, senza renderci conto di quanto grave sia questo problema e soprattutto quali siano le conseguenze di questa specialità tutta nazionale.

Infatti, anche nelle occasioni in cui ci siamo distinti per essere bravi dal punto di vista organizzativo (vedi Mondiali di Calcio 1990, Mondiali di Nuoto 2009 o Giochi Olimpici di Torino 2006), le gravi pecche – che poi hanno prodotto altrettanti gravi ripercussioni – sono proprio dovute a quel nostro essere “campioni dell’ultimo minuto”.

Non vi intrattengo sui Mondiali di calcio o su quelli di nuoto, sui quali esiste già ampia letteratura, spesso a carattere giudiziario, ma avendo direttamente vissuto l’organizzazione dei Giochi Invernali di Torino mi pare giusto rivelare quali sono stati i problemi connessi “all’ultimo minuto” che hanno in parte offuscato gli aspetti positivi dei Giochi.

Il primo è legato alla italica burocrazia che ha ritardato di un anno la costituzione formale dell’Agenzia che aveva il compito di costruire, con fondi dello Stato, impianti ed infrastrutture per i Giochi. Questo ha causato un ritardo, dovuto anche all’aver perso una stagione estiva quando sarebbe stato possibile fare i lavori in montagna, nell’inizio delle opere.

Ma grazie proprio al nostro campionismo dell’ultimo minuto, infrastrutture ed impianti sono stati terminati appena in tempo per i Giochi. Ma come si sa opere finite in fretta ed all’ultimo momento sono causa di pessima conservazione e, soprattutto, di pessimo futuro.

Aggiungiamo che la priorità nel finire all’ultimo momento molte delle opere non ha permesso di avanzare per tempo quelle attività di legacy che avrebbero garantito al meglio il post uso degli impianti e delle infrastrutture. Peccato perché ci sarebbero anche state le risorse. E l’abbandono di molti degli impianti a ciò va imputato.

Ma non è tutto qui, perché non posso non ricordare che il Comitato, responsabilmente, presentò al CONI subito dopo i Giochi un piano (sia economico che organizzativo). Ero presente quando insieme al DG dei Giochi, Cesare Vaciago, presentammo al SG del CONI di quei tempi tale progetto. Si basava sul promuovere l’uso degli impianti che avevano maggior difficoltà di utilizzo post olimpico (Trampolini, pista di Bob, Biathlon, ecc., compresa la pista lunga di ghiaccio a Torino) in Centri di Preparazione Olimpica. La Provincia avrebbe garantito gratuitamente mille presenze annue nelle strutture alberghiere a vantaggio di atleti Italiani e stranieri. Il tutto necessitava di un’iniezione di finanziamento di qualche centinaio di milioni annui.

L’idea piacque e il CONI condizionò il tutto alla disponibilità delle Federazioni Invernali ad accettare la proposta. Sapete cosa accadde? Non se ne fece nulla perché, almeno a detta del CONI, le Federazioni non avevano interesse a spostare il bacino d’interesse sportivo dalle Alpi Orientali a quelle Occidentali! Inutile aggiungere che ciò avrebbe cambiato anche gli equilibri politico/elettorali sulle due Federazioni. Il grave è che il CONI non fece una grinza a questa decisione delle Federazioni e se oggi ci sono delle critiche sulla situazione di questi impianti la colpa andrebbe giustamente distribuita fra centro e periferia.

Ora, per Napoli, si leggono timori simili (nel disegno di apertura, una rivisitazione dello storico Collana). Le risorse per sistemare gli impianti ci sono e sono garantiti dalla Stato che ha nominato un suo commissario. La corsa è legata all’esigenza di bandire le gare d’appalto per tempo (cioè prima dell’estate) e poi terminare tutti i lavori prima della prossima primavera. Possiamo già immaginare la qualità degli interventi condizionati come saranno da questa pressione nei tempi e nella particolare situazione ambientale di Napoli e della Campania.

Intanto il CONI, che si è trovato coinvolto in questa avventura senza averlo mai deciso, al fine di non rimanere con il cerino acceso in mano, ha dovuto garantire il suo intervento negli aspetti tecnico-organizzativi. Per far fronte a ciò ha “speso” un personaggio del calibro di Raffaele Pagnozzi (uomo di grande esperienza politica, ma privo qualsiasi esperienza organizzativa) quale vice-commissario responsabile per la parte sportiva.

Come spesso accade quando non si sa cosa fare, vengono usate strategie e procedure già seguite nel passato. In questo caso, così come già accaduto per i Giochi del Mediterraneo di Bari e di Pescara, si stanno chiamando in soccorso le Federazioni Sportive Nazionali per dar loro, insieme a qualche sostanziale contributo, la competenza tecnico-organizzativa delle proprie discipline.

Così, forse, si salverà la parte sportiva dei Giochi, ma il significato e il patrimonio di una grande manifestazione sportiva verrà mal speso. Ed è facile prevedere che il post-Giochi sarà altrettanto tribolato. Ma rimarremo pur sempre campioni del mondo della nuova specialità olimpica: quella dell’ultimo minuto.

Lo stesso sta accadendo per la (eventuale) candidatura olimpica del 2026. Mentre le altre candidature – alcune delle quali non arriveranno neanche allo stadio della partenza – hanno già fatto le necessarie abluzioni (studi economici, analisi ambientali, ecc.), hanno spedito a PyeongChang i loro amministratori al massimo livello e non soltanto i rappresentanti dei propri Comitati Olimpici, per capire la complessità dei Giochi e non per fare il “Monopoli” su dove collocare le diverse discipline, noi stiamo ancora sfogliando la margherita.

Ma arriveremo in tempo? Certamente, altrimenti perché saremmo campioni del mondo dell’ultimo minuto!

 

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