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Atletica / Ondina e l'assenza dei numeri primi (e degli impianti)

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Martedì 3 Aprile 2018

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Il Comune di Milano intitola una via alla mitica Ondina. Si poteva fare di più o solo un'occasione sprecata?

di Fabio Monti

È andata così. Lunedì 26 marzo, il Comune di Milano ha voluto intitolare una via nella zona sud della città, a duecento metri dall’università Iulm, a Ondina Valla, nata a Bologna il 20 maggio 2016 e morta a L’Aquila il 16 ottobre 2006, prima donna dello sport italiano a vincere una medaglia d’oro olimpica. Come ben sanno i lettori di SportOlimpico, l’impresa era riuscita alla Valla ai Giochi Berlino 1936 negli 80 ostacoli, con Claudia Testoni quarta al fotofinish. Alla cerimonia era presente Luigi De Lucchi, il figlio di Ondina, 73 anni, che ha ringraziato commosso (e a ragione) l’avvocato Roberta Guaineri. Siccome non vive a Milano, il dottor De Lucchi non poteva sapere che l’avvocato Roberta Guaineri, nonostante si vanti molto di possedere la tessera del Road Runners Club, oltre a quella del Partito Democratico, ha dimostrato fin qui indubbie qualità come assessore contro lo sport del Comune di Milano.

Mai la situazione degli impianti della città è risultata così deficitaria e la dottoressa Guaineri, noto avvocato penalista di impresa, molto ha fatto per trasformare l’Arena di Milano in un luogo adatto non più ad ospitare gare di atletica, ma una riedizione di Giochi senza frontiere, la

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fortunata trasmissione avente come arbitri gli svizzeri Guido Pancaldi e Gennaro Olivieri. La pista è in condizioni disastrose, sulle pedane è meglio stendere un velo, resiste solo la cancellata, però l’assessore che, a inizio mandato aveva parlato di portare a Milano le più grandi manifestazioni di nuoto e atletica, ha promesso una ristrutturazione non soltanto dell’Arena (per il 2019), ma anche di altri impianti, che, come le corse ciclistiche di un tempo, rappresenta una specie di mistero dell’attesa. Basti pensare che un rettilineo coperto di 80 metri al XXV Aprile non è stato ancora sistemato, dopo otto anni di lavoro.

Alla cerimonia in onore di Ondina Valla ha brillato per la sua assenza la Federatletica nella sua globalità. Non si è visto il presidente Giomi, non si sono visti i suoi vice e nemmeno l’ombra di un consigliere nazionale, regionale, provinciale o condominiale. L’evento avrebbe potuto trasformarsi, ad esempio, in un’occasione per ricordare le grandi donne dell’atletica italiana, visto che, fra l’altro, il 2018 segnerà l’ottantesimo anniversario di uno dei record mondiali di Claudia Testoni negli 80 ostacoli (11”6, eguagliato il tempo della Valla a Berlino), il quarantacinquesimo del primato mondiale di Paola Pigni nel miglio (4’29”5), il quarantesimo di quello di Sarà Simeoni nell’alto (m 2,01 per due volte).

Senza dimenticare, sempre come semplici e non esaustivi esempi, i vent’anni trascorsi dalla doppietta oro-argento di Sidoti e Alfridi nella 10 km di marcia, l’argento di Fiona May nel lungo e il bronzo di Maura Viceconte nella maratona all’Europeo di Budapest 1998. Ciliegina sulla torta: la dicitura sulla targa della via. La scritta recita: Ondina Valla, prima campionessa olimpionica italiana Berlino 1936. Si vede che i funzionari del Comune di Milano hanno conoscenze molto vaghe del greco. Si può scegliere: o campionessa olimpica oppure soltanto olimpionica. Campionessa olimpionica è troppo, anche per la grande Ondina così come a volte si cerca di attribuire alle piscine di 50 metri (a Milano ce n’è una sola, quella antica di via Mecenate, intitolata a Daniela Samuele) medaglie d’oro che un impianto non potrebbe mai avere vinto, trasformandole in piscine olimpioniche.

D’altronde questa è Milano, questa è l’atletica.

 

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