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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Saro' greve / Ricordando la mitica squadra di 90. Minuto

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Lunedì 19 Marzo 2019

valenti 2

Il programma tv che ha segnato un'epoca: "teatrino domenicale di una scalcagnata compagnia di guitti".

di Vanni Lòriga

Nei giorni scorsi ci ha lasciato Luigi Necco ed il suo nome suscita, nella gente della mia generazione, ricordi che mi piace rendere noti. Il giornalista napoletano Necco era uno degli interpreti più apprezzati di “Novantesimo minuto”, la rubrica televisiva che ogni domenica, dalle 18 in poi, teneva inchiodati oltre dieci milioni di spettatori. Si trattava, come scrive Aldo Grasso nella sua Garzantina dedicata alla TV, “di un teatrino domenicale composto da una scalcagnata compagnia di guitti”. Ma lo stesso Grasso spiega poi il motivo di così travolgente successo. E attribuisce a Paolo Valenti, ideatore (insieme a Maurizio Barendson e Remo Pascucci) della trasmissione condotta per una ventina d’anni il merito di aver inventato, programmato, diretto un modo assolutamente nuovo di far televisione.

Era in fondo il “burattinaio” di una sorta di commedia dell’arte i cui protagonisti erano “dei pupazzi nelle sue mani, ma pupazzi consapevoli” come affermò lo stesso Necco, detto “o criticone”, uomo di cultura e di coraggio, tanto da pagare duramente la mancata soggezione a certi boss della camorra.

E cosi si alternavano sul teleschermo Tonino Carino (volutamente sgrammatico); Marcello Giannini (pseudo smemorato); Cesare Castellotti (apparentemente impietrito); Giorgio Bubba (sempre furbescamente sorridente) per giungere ad un serissimo Franco Strippoli ed al mitico Ferruccio Gard.

Valenti con il suo sguardo indulgente ed un po’ complice faceva capire a tutti che il calcio è una cosa seria che deve però rimanere divertente. Il tutto permeato da una signorilità che fu ben tratteggiata da Beniamino Placido sottolineando che “le sguaiataggini di parte (e di partito) non gli appartenevano; ha saputo dare una lezione di stile. lui che si occupava semplicemente di partite”.

radiocorriere

E di Paolo Valenti voglio parlare, fulcro e simbolo di un’epoca sicuramente irripetibile anche perché troppo differente dell’attuale. In questa foto, la copertina del RadiocorriereTV, numero uno dell'anno 1987, uno speciale dedicato alla Squadra di Novantesimo Minuto, sono riconoscibili tutti i personaggi di quella compagnia di giro con in più, immortalata al centro, la mitica segretaria Neonila “Nila” D’Alessio, sempre al timone operativo anche dopo l’addio di Valenti.

Posso raccontare particolari poco noti della sua vita perché ebbi la fortuna di frequentarlo a lungo. Classe 1923, Paolo nel 1946 si presentò al CUS Roma di Emilio Izzo, di Gastone Romani, di Otello Calderari e di Beppe Cuccotti reduce dal servizio militare che gli aveva interrotto la carriera universitaria. Dichiarò di aver praticato sia la marcia che la lotta greco-romana e venne accolto come un salvatore della patria.

La sua vita si articolava su tre precise traiettorie: completare gli studi in filosofia (gli mancava una caterva di esami); marciare e fare il radiocronista.

Paolo lavorava per una società privata che garantiva singolari radiocronache. Per esempio il Catanzaro giocava a Reggio Emilia? Niente paura. Paolo usando un telefono collocato in tribuna stampa raccontava tutta la partita, intervallo compreso, che veniva irradiata in un teatro di Catanzaro (ingresso a pagamento).

Intanto studiava e gareggiava, Una volta partecipammo alla classica Spoleto-Fonti del Clitunno-Spoleto ed al ritorno in treno, nel cuore della notte, si isolava sul seggiolino del frenatore e ripassava le sue dispense. A chi si meravigliava rispondeva: “Oh de’, gli è sonata la campana dell’ultimo giro e bisogna sbrigarsi …”

La sua parlata fiorentina era ereditata dalla mamma mentre il padre Giulio, professore universitario di fisica e per un certo periodo del gruppo dei Ragazzi di Via Panisperna, aveva radici piemontesi.

Si sbrigò davvero Paolo perché in un anno sostenne una quindicina di esami e si laureò con una tesi sul recuperò dei giovani attraverso lo sport. Nel frattempo si era anche classificato terzo ai campionati italiani di terza serie sui 10 km di marcia.

Il marciatore filosofo finalmente entrò a vele spiegate in RAI vincendo nel 1950 uno dei primi concorsi. Fu una carriera sempre in crescendo. Fu anche uno dei primi ad approdare in TV ed al proposito va raccontato un piccolo aneddoto che lega radio e televisione. Quando la RAI dalle sue teche rievoca la finale olimpica di Berruti sui 200 a Roma 1960 manda in onda le immagini non con il commento di Paolo Rosi ma con quello rediofonico di Paolo Valenti. Misteri del montaggio. Il fatto più curioso e che dopo le gare di atletica all’Olimpico, Paolo si trasferiva velocemente all’EUR per seguire il pugilato. Troppo velocemente, tanto che una volta venne fermato da una pattuglia dei vigili che gli contestò l’eccesso di fretta. Spiegò il motivo di tanta furia e gli agenti gli dissero: “Se è veramente quello di Berruti, ci faccia sentire nuovamente la sua radiocronaca …”. Senza scomporsi, la rifece ed ebbe via libera.

Il pugilato era un’altra delle sue passioni. L’Italia visse una notte insonne il 17 aprile 1967 per seguire dalla sua voce la vittoria mondiale al Madison di Nino Benvenuti su Emile Griffith.

Olimpiadi, Giri d’Italia, Mille Miglia: tutto diventava entusiasmante se raccontato da lui, Compreso un servizio dal Mattatoio di Chicago, una radiocronaca che solo lui poteva inventarsi. Ma lui era Paolo Valenti, filosofo-marciatore-cronista e soprattutto galantuomo.

Gli abbiamo voluto bene; a lui ed alla sua banda di insuperabili sciagurati che per anni ci hanno reso più godibile il dì della festa.

 

 

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