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I sentieri di Cimbricus / Origini africane per le piu' veloci del pianeta

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Sabato 3 Marzo 2018

wch-2018-60

Una prima volta anche per lo sprint. Percorsi diversi per le tre ragazze che hanno dominato ai Mondiali la distanza più breve, ma tutte con la comune origine nel cuore dell'Africa.

di Giorgio Cimbrico

Primo podio occupato, tutto intero, da donne africane nello sprint più breve che ci sia, i 60 dei Mondiali indoor di Birmingham. Quasi cinquant’anni fa, a Messico, la prima occupazione venne affidata ai 10.000 di Naftali Temu, Mamo Wolde e Mohamed Gammoudi, che rappresentavano tutte le etnie e le diversità del continente; oggi tocca a due ivoriane e a una svizzera di padre congolese: Murielle Ahouré, Marie Josè Ta Lou, Mujinga Kambundji. (Nella foto Iaaf l'arrivo dei 60).

Murielle, figliastra di Matthias Doué, già capo di stato maggiore dell’esercito della Costa d’Avorio, è una cittadina del mondo: sin da bambina, al seguito della famiglia, ne ha conosciuto vaste porzioni (Francia, Cina, Giappone, Germania) sino a scegliere, ancora adolescente, gli Stati Unii e la Florida, dove ha studiato, sino alla laurea, diritto penale. Proprio in Florida, due anni fa, l’acuto più penetrante (10”78, 16a di sempre) concesso dalla ragazza dotata di un affascinante sorriso che ricorda quello di Josephine Baker.

Entrata nei 31 anni, sembrava avesse il meglio ormai alle spalle (doppio argento ai Mondiali di Mosca 2013 e altri due secondi posti di peso ai Mondiali indoor di Istanbul e di Sopot), ma alla BA, Birmingham Arena, ha saputo offrire una partenza e una progressione impresse nella perfezione. Già socia del non numeroso club delle sub 7”, con 6”97 è diventata la sesta di tutti tempi.

Marie Josè, un anno e mezzo più giovane, 30 anni a novembre, si imbatte nell’atletica per caso: preferisce giocare a calcio ma la madre, amica di Florence Agbo, campionessa ivoriana dei 100 trent’anni fa e diventata allenatrice, le spedisce la figlia perché le dia un occhiata. La piccola Marie José infila tutte le allieve di Florence. Abbandona la palla per le corsie e, anche dopo essersi spostata a Parigi, continua a percorrere l’itinerario per soddisfare l’ambizione di mamma, una laurea in medicina.

Nelle ultime stagioni, un paio di accoppiate che lasciano il segno: quarta nelle due distanze ai Giochi di Rio e seconda ai Mondiali di Londra raccogliendo due argenti proprio come Murielle. Sui 100 poteva esser oro: acchiappata solo nelle ultime battute, all’esterno, da Tori Bowie. E anche sui 200 la statuaria Dafne Schippers è stata costretta a spremersi per piegare la velocista tascabile che in statura le rende una ventina di centimetri. Schede diverse le assegnano lo stesso dato: 1,59. Piccola ma terribilmente efficace in curva: se nelle graduatorie nazionali dei 100, con 10”86, è seconda dietro a Murielle, nei 200 è prima con 22”08.    

Mujinga, delle tre l’unica con un nome africano, è nata a Uetendorf, nel Bernese, il paese di mamma Ruth. Safuka, il padre, è congolese. Va per i 26 anni, è primatista elvetica dei 100 e dei 200, 11”07 e 22”42, è finita terza agli Europei di Amsterdam e se qualcuno aveva storto il naso di fronte al colpo di fulmine impresso a inizio stagione sulla pista di Magglingen-Macolin, 7”03, ha dovuto ricredersi quando al terzo turno, quello decisivo, ha chiuso in 7”05, a pochi millesimi dall’ivoriana numero due.  

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