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Atletica / Mondali Indoor tra conferme e (qualche) delusione

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Lunedì 5 Marzo 2018

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La rassegna di Birmingham oltre la sufficienza ma mette in mostra nuovi talenti. Prima dei Mondiali del 2019, ora spazio alla World Cup di luglio e alla Continental Cup di settembre.
 
di Sandro Aquari

Archiviata l’edizione n. 17 dei Mondiali Indoor, l’atletica si è dato appuntamento addirittura fra quasi un anno e mezzo, a Doha, dove si svolgeranno (28 settembre – 6 ottobre) i Mondiali all’aperto. Quella di Birmingham è stata una rassegna che in fondo non ha deluso le aspettative, anche se alcune prove non hanno emozionato più di tanto e una in particolare, quella dei 400, sarà ricordata solo per la severità dei giudici che hanno fatto falcidia dei concorrenti, applicando alla lettera il regolamento, forti anche di una tecnologia di tipo Var, messe in campo dalla Iaaf senza darne conto alla vigilia. In generale molte conferme, qualche importante exploit di giovani emergenti e qualche delusione. A seguire quella che riteniamo la “Top Ten” della rassegna, cinque uomini e cinque donne, emersa dal Mondiale.

UOMINI

1. Christian Coleman (Usa) – Era l’atleta più atteso, quello con la maggiore pressione mediatica, e non ha deluso. Ha dominato senza troppi problemi un campo di avversari tutt’altro che arrendevole, vincendo la finale in 6”37, ovvero il secondo tempo mai corso al mondo. Ha confermato solidità mentale e la capacità d’imprimere dopo l’uscita dai blocchi un’accelerazione micidiale. Deve però mettere un po’ attenzione nei primi metri in uscita dai blocchi quando rischia, per la troppa foga, di perdere alcuni appoggi. “Sei il nuovo Bolt?”, gli hanno chiesto. “Voglio essere solo Christian Coleman”, ha risposto. E ha ragione, con Bolt ha poco da spartire: non diventerà mai il dominatore dei 200 metri e mai un grande personaggio mediatico, come è stato Bolt, ma come il giamaicano ne nascono pochi in ogni sport e ad ogni latitudine.

2. Juan Miquel Echevarria (Cuba). – Il ventenne cubano ha ribaltato i pronostici nella gara di lungo vincendo una bellissima competizione davanti al campione del mondo, il sudafricano Luva Manyonga, che si era presentatosi in veste tutt’alto che dimessa. Il 8,46 lancia il ragazzo caraibico come l’uomo nuovo della specialità. Grande struttura, con una tecnica ancora da affinare, è pronosticabile all’aperto su misure non lontane dagli 8,70. Echevarria guida la simbolica squadra dei giovani con “Tokyo nel cuore”, e dove ci sembra d’obbligo inserire (Coleman a parte), anche il saltatore russo Danil Lysenko, ma già argento mondiale e qui primo nell’alto davanti a Barshim, e l’etiope, classe 2000, Samuel Tefera, vincitore di un 1500 ultra tattico. I 1500 sono una distanza dove l’Etiopia ha avuto sì buoni specialisti, ma mai un un uomo di vertice assoluto come è sempre accaduto sulle distanze superiori. Ora potrebbe averlo trovato.

3. Renaude Lavillenie (Francia). L‘astista transalpino ha conquistato il suo terzo titolo indoor in una delle gare più attese dell’intero programma. Soprattutto è riuscito a riprendersi la rivincita sullo statunitense Sam Kendricks e sul polacco Lisek, che lo avevano preceduto ai Mondiali di Londra dello scorso anno. Il protrarsi della competizione (quindici atleti in gara e ben 108 salti effettuati), e la vittoria ormai in tasca, hanno tolto un po’ di energie al francese durante l’assalto ai sei metri che però sono sembrati di nuovo alla sua portata.

4. Tomas Walsh (Nzl). Il gigante neozelandese con 22,31 ha dominato la gara del getto del peso rifilando 87 centimetri di distacco al secondo, il redivivo tedesco Storl. Erano dieci anni che al coperto si non si raggiungeva una misura così importante.

5. La 4x400 della Polonia. È stata l’ultima gara di corsa e sicuramente la più appassionate, grazie soprattutto ad un quartetto polacco che non ha dato per scontata la superiorità degli Usa: li ha invece beffati realizzando anche, con 3’01”77, l’unico record mondiale della manifestazione e intascando un bonus di 50.000 dollari che si è aggiunto ai 40.000 previsti per i vincitori. L’eroe della giornata è stato il calvo polacco Lukasz Krawczuk, un atleta solido ma che in competizioni indoor non aveva meglio del 46”15 realizzato questa stagione a Torun. Krawczuk, in ultima frazione, è partito appena poco dietro allo statunitense Vernon Norwood che però dopo il primo giro aveva un margine di almeno otto metri. Ma come ben si sa i 400 posso chiedere il conto quanto meno te lo aspetti e così nel breve rettilineo finale, con una frazione stimabile in 45”20, il polacco ha incassato il dovuto.

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DONNE

1. Murielle Ahouré (Costa d’avorio). – Avevamo pronosticato per la velocità donne un possibile derby tra la Costa d’Avorio e l’Europa. Così è stato, con le sprinter africane che hanno fatto il pieno grazie all’Ahouré e alla compagna Ta Lou. Per la prima volta l’Africa al femminile è arrivata in cima ad un podio mondiale nello sprint, lì dove l’impresa al maschile era riuscita solo al namibiano Franke Fredericks, oro, sempre in chiave indoor, alla rassegna del 1999 ma sui 200 metri, ancora presenti nel programma. L’Ahouré, che arrivava da un 2017 difficile soprattutto per la morte del padre, già militare di alto livello nel suo paese, è stata impeccabile nell’interpretazione della gara, realizzando un 6”97 che è il dodicesimo tempo di sempre nella storia della specialità e il secondo mai ottenuto dal 2000 in poi.

2. Genzebe Dibaba (Etiopia). Quarto e quinto titolo mondiale indoor per la reginetta etiope che così ha iniziato a riscattare il deludente 2017. Era la favorita su entrambe le distanze ma con qualche insidia davanti sulla quella più lunga. Ha gestito la sua superiorità con intelligenza tattica non fidandosi del suo sprint breve ma allungando sempre con grande incisività dopo gli inizi sonnolenti, aiutata, nei 3000, anche dal comportamento un po’ scriteriato dell’olandese di origine etiope Hassan. Con il suo quarto e quinto oro, l’etiope ora è salita al secondo posto, per le gare individuali, tra le multivincitrici. Davanti c’è solo l’ottocentista Maria Mutola con i suoi sette successi.

3. Sandi Morris (Usa). Per la bionda saltatrice dell’Illinois è arrivato il primo grande successo internazionale dopo aver fatto indigestione di medaglie d’argento (Mondiali indoor 2016, Giochi olimpici 2016, Mondiali 2017). Per raggiungerlo ha dovuto superarsi, arrivando al personale di 4,95 e domando una concorrenza di altissimo livello, dove però l’avversaria più ostica si è dimostrata la russa Anzhelika Sidorova, anche lei al personale con 4,90. Sconfitta con onore (bronzo con 4,80) per la greca Katerina Stefanidi, campionessa mondiale e olimpica, presentatasi con un’imbattibilità che partiva dal febbraio 2017 e contava ben diciannove successi consecutivi.

4. Kendra Harrison (Usa). Sempre la più veloce, mai la più vincente, anzi. Stavolta la primatista mondiale dei 100 ostacoli è riuscita a infrangere il tabù del podio. Ha vinto con un eccellente 7”70 a soli due decimi dal mondiale indoor della svedese Susanna Kallur. In una gara dove era pronosticabile un podio tutto “made in Usa”, è però mancata clamorosamente Sharika Nelvis, capolista stagionale, finita alle spalle non solo della connazionale Manning, ma soprattutto dell’inattesa olandese Nadina Visser, ormai destinata a considerare l’eptathlon solo come diversivo.

5. Maria Lasitskene (Ana/Russia).Trentottesima vittoria consecutiva per la dominatrice dell’alto. La russa non si dovuta dannare più di tanto per conquistare il suo secondo Mondiale indoor, onorando comunque la gara con un salto a 2,01 e lasciando le avversarie più dirette a otto centimetri più in basso, lì dove ha ritrovato un po’ di gloria Alessia Trost. La russa è sembrata quasi annoiata durante la gara, la sua superiorità sta diventando imbarazzante, ma maggiormente per colpa delle avversarie più che della stessa atleta. Ci verrebbe da scomodare il paragone con la grande romena Iolanda Balas, ma in questo caso parliamo di dieci e anni e mezzo d’imbattibilità e 154 vittorie consecutive, roba inimitabile. Ma suvvia, signorine altiste datevi una mossa! Maria è solo lì che aspetta, sperando di divertirsi un po’.


17. IAAF WORLD INDOOR CHAMPIONSHIS
Birmingham, GBR - 1/4 Marzo 2018

Uomini
60 [3] - 1. Christian Coleman (USA) 6"37; 2. Su Bingtian (CHN) 6"42; 3. Ronnie Baker (USA) 6"44. 
400 [3] - 1. Pavel Maslak (CZE) 45"47; 2. Michael Cherry (USA) 45"84; 3. Deon Lendore (TTO) 46"37.
800 [3] - 1. Adam Kszczot (POL) 1'47"47; 2. Drew Windle (USA) 1'47"99; 3. Saul Ordonez (ESP) 1'48"01.
1500 [4] - 1. Samuel Tefera (ETH) 3'58"19; 2. Marcin Lewandowski (POL) 3'58"39; 3. Abdelaati Iguider (MAR) 3'58"43.
3000 [4] - 1. Yomif Kejelcha (ETH) 8'14"41; 2. Selemon Barega (ETH) 8'15"59; 3. Bethwell Birgen (KEN) 8'15"70.
60 Ost. [4] - 1. Andrew Pozzi (GBR) 7"46; 2. Jarret Eaton (USA) 7"47; 3. Aurel Manga (FRA) 7"54. 
4x400 [4] - 1. Polonia (K.Zalewski, R.Omelko, L.Krawczuk, J.Krzewina) 3'01"77 [RM]; 2. Stati Uniti (F.Kerley, M.Cherry, A.Bailey jr., V.Norwood) 3'01"97; 3. Belgio (D.Borlée, J.Borlée, J.Sacoor, K.Borlée) 3'02"51. 
Alto [1] - 1. Danil Lysenko (ANA) 2.36; 2. Mutaz Essa Barshim (QAT) 2.33; 3. Mateusz Przybylko (GER) 2.29.
Asta [4] - 1. Renaud Lavillenie (FRA) 5.90; 2. Sam Kendricks (USA) 5.85; 3. Piotr Lisek (POL) 5.85. 
Lungo [2] - 1. Juan Miguel Echevarria (CUB) 8.46; 2. Luvo Manyonga (RSA) 8.44; 3. Marquis Dendy (USA) 8.42.
Triplo [3] - 1. Will Claye (USA) 17.43; 2. Almir dos Santos (BRA) 17.41; 3. Nelson Evora (POR) 17.40; ... 14. Fabrizio Donato 15.96.  
Peso [3] - 1. Thomas Walsh (NZL) 22.31; 2. David Storl (GER) 21.44 (21.18); 3. Tomas Stanek (CZE) 21.44 (21.12).
Heptathlon [2/3] - 1. Kevin Mayer (FRA) p. 6348; 2. Damian Warner (CAN) p. 6343; 3. Maicel Uibo (EST) p. 6765.

Donne
60 [2] - 1. Murielle Ahouré (CIV) 6"97; 2. Marie-Josée Ta Lou (CIV) 7"05 (.043); 3. Mujinga Kambundji (SUI) 7"05 (.048).
400 [3] - 1. Courtney Okolo (USA) 50"55; 2. Shakina Wimbley (USA) 51"47; 3. Eilidh Doyle (GBR) 51"40.
800 [4] - 1. Francine Niyonsaba (BDI) 1'58"31; 2. Ajee Wilson (USA) 1'58"99; 3. Shelayna Oskan-Clarke (GBR) 1'59"81.
1500 [3] - 1. Genzebe Dibaba (ETH) 4'05"27; 2. Laura Muir (GBR) 4'06"23; 3. Sifan Hassan (MED) 4'07"26. 
3000 [1] - 1. Genzebe Dibaba (ETH) 8'45"05; 2. Sifan Hassan (NED) 8'45"68; 3. Laura Muir (GBR) 7'45"78.
60 Ost. [3] - 1. Kendra Harrison (USA) 7"70; 2. Christina Manning (USA) 7"79; 3. Nadine Visser (NED) 7"84.
4x400 [4] - 1. Stati Uniti (Q.Hayes, G.Moline, S.Wimbley, C.Okolo) 3'23"85; 2. Polonia (J.Swiety-Ersetic, P.Wyciszkiewicz, A.Gaworska, M.Holub-Kowalik) 3'26"09; 3. Gran Bretagna (M.Beesley, H.Williams, A.Allcock, Z.Clark) 3'29"38; ... 5. Italia (R.B.Lukudo, A.Folorunso, C.Bazzoni, M.E.Spacca) 3'31"55. 
Alto [1] - 1. Mariya Lashskene (ANA) 2.01; 2. Vashti Cunningham (USA) 1.93; 3. Alessia Trost (ITA) 1.93.
Asta [3] - 1. Sandi Morris (USA) 4.95; 2. Anzhelika Sidorova (ANA) 4.90; 3. Katerina Stefanidi (GRE) 4.80.
Lungo [4] - 1. Ivana Spanovic (SRB) 6.96; 2. Brittney Reese (USA) 6.89; 3. Sosthene Moguenara-Taroum (GER) 6.85.
Triplo [3] - 1. Yulimar Rojas /(VEN) 14.63; 2. Kimberly Williams (JAM) 14.48; 3. Ana Peleteiro (ESP) 14.40. 
Peso [2] - 1. Anita Marton (HUN) 19.62; 2. Danniel Thomas-Dodo (JAM) 19.22; 3. Gong Lijiao (CHN) 19.08.
Pentathlon [2] - 1. Katarina Johnson-Thompson (GBR) p. 4750; 2. Ivona Dadic (AUT) p. 4700; 3. Yorgelis Rodriguez (CUB) p. 4637.  

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