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Fatti&Misfatti / Nel teatro dell'assurdo, aspettando Godot

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Martedì 16 Gennaio 2018

final-eight

di Oscar Eleni

Dal Grand Guignol parigino in disfacimento per ascoltare l’anatema di Alain Delon pronti, come lui, a lasciare il mondo, insozzato dal servilismo e dai soldi, senza rimpianti. Ci piacerebbe avere il sorriso che hanno trovato le nostre discesiste sulla neve, i fondisti al Nord, le pattinatrici dell’incubo short in Germania, ma siamo prigionieri in questo teatro dell’assurdo in attesa che Godot arrivi a canestro, mentre calciatori villani, ricchi senza dentro niente come chi li idolatra guardando la tribuna senza mai vederli davvero, si coprono le pudende con cappelli a cilindro.

Padron Pozzo tiene il servo Lucky al guinzaglio nel teatro dell’assurdo che ci ha portato alla chiusura del girone d’andata del campionato di basket sbilanciato al Nord, con Avellino unica barricata sudista contro lo strapotere lombardo, davvero inatteso, la stupenda fiammata di Venezia al Forum davanti ai grandi dignitari che se ne stavano tranquilli sulle sedi griffate di fianco al principe Armani: ridevano tutti insieme di quella letterina del bambino figlio del luogo comune che non si stupiva dell’andamento goffo del sistema dopo aver guardato l’albero di Natale con appesi 25 nomi di quelli che pensano di contare. Nel gruppo gente fallita, gente che ha sbagliato tanto, grilli parlanti.

Perché preoccuparsi? Infatti se la godevano mentre De Raffaele guardava l’infermeria veneziana e sbirciava la lunga panchina del suo avversario. Non riusciva a divertirsi tanto dalla finale scudetto vinta contro Trento. Dall’altra parte il Pianigiani dava davvero l’impressione di aspettare Godot sulla strada, anche se il suo credito è più grande della Banca mondiale, perché era riuscito a spegnere il principio d’incendio dopo la lezione presa dal CSKA e ha saputo fare la stessa cosa dopo aver perso con Venezia che aveva lasciato su una barella il suo attaccante migliore, dopo aver lasciato a casa Peric il vero collante quando in Laguna c’è acqua alta o nebbia come a dicembre.

Pianigiani ci aspetta tutti al varco, come ha fatto Ramagli dopo aver spezzato le alucce di Reggio Emilia, per le finali fiorentine della coppa Italia. Deve avere ragione lui. Cosa conta come ci arrivi, alla fine si alzeranno i calici per i vincitori e Milano ha tutto per sentirsi padrona, anche fra i mugugni travestiti da rigurgiti per troppo entusiasmo, delusioni nascoste e sfogate in maniera scortese, per sopportare chi fuori dal coro si chiede se non si sono fatti passi da gambero visto che all’inizio, come l’anno scorso, si giocava alla pari con tutti e adesso, invece, si rotola nella ripa scoscesa.

Mentre la Lega metteva la sua codina fra le gambe dopo aver saputo da Petrucci che gli stranieri, in futuro, saranno al massimo sei per squadra, dopo aver sentito il presidente del CONI Malagò annunciare la stretta creditizia per i visti agli extracomunitari, provvedimento che arricchirà molti avvocati del diavolo a cui delle squadre Nazionale non interessa davvero niente, basta che la parcella sia alta, eccoci alla prima verità svelata. Un mezzo segreto di Fatima perché nessuno immaginava che la testa di serie fosse Avellino, anche se tutti sapevano che era stata costruita proprio bene. Una rivelazione trovando la neopromossa Virtus Bologna, la Torino che aveva iniziato litigando, scoprendo che Brescia, pur avendo regalato alla concorrenza uno come Burns, italianizzato all’europeo, poteva tirare il gruppo imbattuta addirittura per nove giornate, rendendosi conto che non sempre le squadre nascono bene se paghi tutti come si deve, capita di trovare legionari come quelli messi insieme da Cantù che vanno anche oltre.

Addolora non vedere Sassari nelle otto, non stupisce scoprire che Reggio Emilia è sull’orlo di una crisi per non aver saputo essere davvero l’Atalanta dei canestri. Bello invece trovare Cremona fra le grandi. Capolavoro di mastro Sacchetti a cui è bastato inserire uno “scarto” di Milano come Fontecchio per rimontare chi stava davanti. Questa è la storia dell’anno, ovviamente. Ricordata persino dal balivo Baumann ai dirigenti del basket italiano al Forum, perché se li fai giocare alcuni di questi ragazzi cresciuti nei nostri vivai magari rendono bene.

Lo pensano tutti quelli che sbavando guardano in casa Armani pensando a come è stato liofilizzato il talento fisico di Abass che certo non ha meno qualità fisiche di Kuzminskas, come è andato in confusione Pascolo. Sì, certo, anche Cusin, pur con il suo senso sbagliato del tempo nel portare un blocco, farebbe comodo a chi si trova laggiù in fondo nella bolgia dell’unica retrocessione che adesso tiene legate, con la stessa catena, Pistoia, Brindisi, Pesaro e la Varese dove picchiano i dirigenti e fanno scoppiare bombe carta come se la squadra non si impegnasse, come se la gente non riuscisse a capire che se hai poco trovi anche giocatori di poco valore, italiani o stranieri che siano.

Fine del girone d’andata che ritrova Trento nella posizione dell’anno scorso quando trovò davvero il signor Godot ed arrivò alla finale scudetto. Vedremo se il miracolo si ripeterà fra mele renette e carne salata, anche se non c’è la mente sul campo che l’anno scorso muoveva tutto. Lo hanno preso nel Principato di Monaco. Fosforo. Servirebbe sempre, dovrebbe essere la base per costruire: regista e pivot, ma questi inciucchiti dal valzer dei bloccanti pensano di cavarsela lo stesso e allora si fanno prendere per la gola. Chi non vorrebbe un mini mamba come Goudelock? Forse solo Obradovic che lo ha lasciato andare via da Istanbul, Comunque se lo ha non puoi mischiarlo con altri che hanno la sua stessa vocazione.

Oh quanti ce ne sono adesso che il gioco di squadra è stato venduto per lasciare spazio a mister Barnum. Gente che cerca la sorpresa nel pallone   e non lo molla mai così da far abortire ogni ricerca di spazio, smarcamento perché uno, dopo un po’ che si muove e non vede niente, si rompe anche le scatole. Faglielo capire a chi aspetta Godot. Certo se non hai talento puoi anche far circolare la palla tutta la notte, però resterai sempre una squadretta. Ma almeno squadretta cara gente, sì, diciamo a voi che amate i combattenti, quelli che si sacrificano per gli altri, Milano meglio di Lugano per chi ha la vocazione non proprio anarchica di stare in gruppo. Come è possibile impazzire per i gregari e poi concedere tutto ai presuntuosi di questo teatrino che sono anche che i più villani? Misteri.

Risalire il fiume da domenica prossima per arrivare ai play off scudetto e per la retrocessione sarà un bel tormento, ma anche per stare fra le otto elette, perché niente è ancora scritto a gennaio. Naturalmente se le società che non danno acqua calda agli arbitri avranno risparmiato per correggersi in corsa.

Questa settimana niente voti, ma divisione al muro dell’insoddisfazione fra delusioni e belle sorprese:

DELUSIONI SENZA ILLUSIONI

L’Armani europea, troppo in basso per credere che sia soltanto colpa dei bilanci altrui perché 20 milioni sul tavolo non li mettono in tanti.

Della Valle come lo abbiamo visto a Bologna contro la Virtus. Quelle cufiie alla ricerca della concentrazione in spogliatoi devono averlo confuso. Quando le toglieranno a tutti e i giocatori parleranno delle loro paure guardandosi negli occhi?

Varese passata dalle stelline alle stalle per colpa degli infortuni, ma anche della presunzione di chi doveva soltanto sbucciarsi le ginocchia.

Sassari perché siamo ancora convinti che abbia fatto tutto per tornare grande, ma c’è qualcosa in lei che sa di anemia mediterranea per colpa delle coppe.

Brindisi e non perché pensiamo che non possa salvarsi, ma per aver liquidato il Dell’Agnello senza fortuna, anche se Vitucci sembra una passo avanti come dicono colleghi che non hanno mai amato il Tigre.

Al Menetti che non doveva mai accettare il compromesso della squadra meticcia. Meglio affondare con tutto il vivaio che tirarsi dietro certi giocatori e Peter Pan Della Valle ogni tanto ti fa vincere, ma spesso recita per un mondo che neppure lo guarda, soprattutto quando in difesa va a prendere farfalle.

Alla Bologna tormentata che non ha saputo vivere il passaggio da neopromossa a figlia naturale della grande tradizione Virtus. Hanno incolpato Ramagli per primo, ma, per fortuna, si è salvato e chi sa vedere ha capito bene dove sta la malattia e dove stanno i limiti.

BELLE SORPRESE BELLE GIOIE

La Venezia vincitrice al Forum potrebbe anche chiudere qui la stagione. In Laguna c’è un mostro che si mangia tutto, ma uscire dalla crisi e battere Milano è stato un capolavoro di gruppo dove il doge si chiama Ress, 600 presenze in serie A.

Sacchetti e questa Cremona che sembra davvero una torre ben edificata adesso che hanno messo alla base il cemento. Dopo due giornate la davano per retrocessa. Adesso banchetta con le grandi. Capolavoro per società ed allenatore.

Pino Sacripanti per la maniera in cui ha schivatole sassate dei gelosi, ha sopportato le umiliazioni dei grandi professori, arrivando nel primo porto di quiete con una squadra vera dove Rich e Leunen sono braccio e mente.

Al Sodini del miracolo Cantuchiano. Dopo il bagno di Varese tutti pensavano che si sarebbero addirittura ritirati aspettando il loro Godot dell’Est espatriato. Lui ha trovato il cuore e la capanna per riportare i credenti a guardare con affetto gente che domani sarà altrove, ma per adesso onora la storia.

Al Luca Banchi che ha ritrovato una casa importante e adesso vive alla grande, non lontano da dove lo scacciarono senza colpa, che ora può permettersi di esagerare anche con gli esperimenti e questo Okeke è davvero una meraviglia per come sta in mezzo ai grandi lui che è ancora un ragazzino.

A Diana e a Brescia perché hanno indicato una strada a chi si diverte con le figurine e cambia soldatini appena si stanca di quelli appena comprati coi soldi di papà. Certo non poteva reggere al massimo livello, adesso poi con questo guai   per gli occhi di Hunt sarà anche peggio, ma la stagione è già da premio.

Premio ai dirigenti che hanno fatto davvero bene: Baraldi per la Virtus, Alberani per Avellino, Sardara per Sassari e la Sradegna, Cremona come società, Brescia come gruppo.

Premio a chi sopporta per tutti: ramo d’oro al Cinciarini di Milano che sopporta e supporta persino chi lo legherebbe in panchina.

Lasciamoci pensando a Firenze ai sui cent’anni di basket, nella speranza che sia una bella coppa Italia anche se dovesse vincerla chi ci tiene nel teatro sportivo dell’assurdo aspettando un Godot pieno di quattrini.

Previsioni sul tabellone?

A sinistra Avellino è più forte di Cremona anche se il colonnello Travis non è più soltanto un vecchio leone, mentre Venezia non è sicura di essere meglio di questa Torino.

Dall’altra parte Milano farà bene a ricordare come è andata in campionato contro Cantù perché la partita deve essere giocata bene.

Nella parte bassa siamo convinti che l’essere squadra di Brescia costringerà Bologna, o almeno si spera che possa costringerla a farlo, ad essere squadra di quasi uguali, americani compresi, né meglio né peggio degli altri, anche se è difficile crederlo se intorno ti cantano canzoni da numero uno mentre sei uno dei tanti.

 

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