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Saro' greve / Carletto Monti e la (mia) scoperta dell'atletica

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Lunedì 18 Dicembre 2017

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di Vanni Lòriga

La notizia che il Comitato Lombardo della FIDAL ha istituito un Premio giornalistico intitolato a Carlo Monti mi induce a ripercorrere il mio personale cammino nel mondo dell’atletica. C’è sempre una “prima volta” in ogni attività umana ed il mio debutto come spettatore di incontri internazionali avviene esattamente il 14 e 15 settembre 1940. La guerra in Europa è scoppiata da poco più d'un anno ed allo Stadio Mussolini di Torino si affrontano Italia e Germania e nei 100 metri si registra un arrivo sul filo. Prevale di un soffio Harald Mellerowicz su Carlo Monti, venti anni appena compiuti. Su Carletto tornerò con la dovuta attenzione premettendo che la mia scoperta del fenomeno atletico ha radici ancora più remote.

Nel settembre del 1932 (avevo cinque anni) all’incrocio di Corso Vittorio Emanuele II con Corso Vinzaglio (parlo sempre di Torino) vedo un tale che insegue un tram per prenderlo al volo. Procede a lunghissime falcate e sbalordito chiedo a mio padre. “Babbo, ma come corre quel signore?” “Figlio mio, corre proprio come Beccali…” e mi spiega chi egli fosse. Sono le prime notizie tecniche che un paio di anni dopo si arricchiscono quando il “mississipian” John Jak Torrance supera nel getto del peso la incredibile misura dei 17 metri. Il pubblico dello stadio Bislett di Oslo gli tributa un giro d’onore.

Mio padre da parte sua ritaglia religiosamente la notizia e la incolla in un suo quadernetto. La stampa esagera con i titoli: “Toccati i vertici delle possibilità umana”. Ci credo e penso che siano stati veramente raggiunti. Sono anche sicuro che l’essere umano non possa superare la velocità di 36 chilometri orari, visto che nessuno riesce a percorrere i 100 metri in 10 secondi netti o meno.

Farò in tempo a ricredermi e, come già detto, c’è sempre una prima volta per impararlo.

Per esempio Luigi Moretti, padre del regista Nanni e sommo in epigrafia greca, ci spiega che esistono i record a crescere (salti e lanci) che tendono all’infinito e quelli a diminuire (corse) tendenti a zero e pertanto limitati dal presupposto che non si può arrivare prima di partire.

Oscar Barletta ci introduce a metà degli anni ’40 al concetto di interval training che si innestava sulla pratica delle prove ripetute già introdotte in Italia dall'ungherese Milko Szabo.

Ma per sapere tutto sulle modalità di applicazione dobbiamo però attendere il 1962 quando finalmente viene pubblicato a Monaco il fondamentale testo “Das intervalltraining” di Herbert Reindell, Herman Roskam e Waldemar Gerchsler. Intanto si sono diffuse le innovative metodologie di Percy Cerutty (stotan_= stoico + spartano) e di Arthur Lydiard, seguite con molta attenzione soprattutto dall’Accademia del CISM promossa da Raul Mollet.

Ogni giorno se ne scopre (e soprattutto si continua) una nuova e per questo attendo i progressi della scienza. So che non ci sarà una ultima volta e perciò, prima di tornare a Carlo Monti, completo l’elenco delle mie prime volte nell’attività giornalistica.

Firmo il primo articolo su un quotidiano il 20 maggio 1949 (intervista al pugile Alvaro Cerasani, detto “er palletta” e pubblicata su Paese Sera nella pagina sportiva diretta da Antonio Ghirelli). Primo servizio da inviato speciale (a spese mie) sempre su Paese Sera per seguire a Napoli, il 9 luglio 1950, l’incontro Italia-Svizzera (la notte dormii per terra ospitato nella stanza che dividevano Gianni Corsaro ed Amos Matteucci).

Primo pezzo sul Corriere dello Sport il 9 aprile 1967: riunione regionale alla Farnesina. Vedo il discobolo Silvano Simeon impegnato nel lancio del peso ed in una frazione della 4x100. Ho la netta sensazione che sia pronto per il record italiano. La settimana dopo migliora per tre volte il primato di Adolfo Consolini.

Quel giorno per il Corriere dello Sport il servizio viene coperto proprio da Carlo Monti. Laureato in chimica, al termine della pratica agonistica (bronzo olimpico 1948 ed europeo 1946; otto titoli italiani ed uno svizzero individuali nella velocità ed uno nella 4x100) si dedica ad una importante carriera professionale unita a fervida attività giornalistica.

Da quel lontano 1940 sino all’aprile dello scorso anno è stato prezioso compagno di viaggio nella scoperta dell’Atletica, la vera regina degli sport anche in questi tempi di malmessa repubblica …

Mi sembra giusto e lodevole che venga ricordato e presentato ai più giovani. Mi darò da fare perché non venga dimenticato.

Nella foto: Torino, settembre 1940, Carletto Monti (20 anni) e Harald Mellerowicz (21), dopo l'arrivo dei 100 conclusi per entrambi in 10"7, ma col tedesco dichiarato vincitore.

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