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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Tutto quello che avreste voluto sapere, ma ...

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Giovedì 16 Novembre 2017

mosca-18

di Giorgio Cimbrico

Tutto quello che avreste voluto sapere sullo scenario di Russia 2018 e che, in questi giorni di silenzi, di incontri, di dimissioni che non arrivano, di accesi dibattiti che ovviamente hanno investito i politici (sono indeciso tra il punto interrogativo e il più raffinato “sic”) nessuno vi ha ritenuto degni di conoscere. Ad esempio che in questi giorni il terrore corre tra chi ha deciso di spendere una montagna di quattrini per i diritti televisivi. Senza l’Italia, la mazzata sulla audience, il colpo di maglio sullo share sono assicurati. Come e a chi vendi Brasile-Croazia? A cultori della manovra? A maniaci del vizio solitario?   

Ad esempio che l’Islanda ha vinto il suo girone, che la popolazione è più o meno la metà di quella della mia città, Genova, e che i giocatori guadagnano stipendi non colossali in squadre europee di medio e basso livello.

Ad esempio che la Svizzera è una coperta patch-work, simbolo di un’integrazione che per noi è un sogno o una parola vuota: turchi, kossovari, albanesi, africani neri, africani arabi, serbi, sudamericani. E qualche elvetico.

Ad esempio che l’Australia, dove si praticano tre sport con la palla ovale (rugby a XV, rugby a XIII, australian football altrimenti noto come australian rules), andrà anche al Mondiale dove si gioca con quella tonda.

Ad esempio che la Football Association ha investito 100 milioni di sterline per la formazione dei giovani e dei giovanissimi e che a 40 anni dall’esordio di Viv Anderson, ora i bianchi leoni sono Black Lions o quasi.

Ad esempio che un programma simile, ma che pesca indietro nel tempo, sino al 1992, sia stato e sia portato avanti dalla federcalcio francese, con forte impatto sui giovani nordafricani e neri che abitano nelle periferie problematiche. La stessa politica è praticata anche dal rugby.

Ad esempio – e qui allargo lo scenario - che tre mesi dopo aver avuto l’Olimpiade 2024, la Francia ha conquistato anche i Mondiali 2023 di rugby, una cosetta da due milioni abbondanti di spettatori e da un punto di Pil, come era capitato nel 2007 quando la Coppa del Mondo, ospitata dal paese della Marianna, era esplosa in tutta la sua portata mediatica, finanziaria, spettacolare. Si era candidata anche l’Italia, ma come ritorsione al no della Raggi, l’ex-inquilino di Palazzo Chigi decise di non concedere le garanzie economiche richieste.

In ogni caso, sarebbe stata dura, sufficiente dare un’occhiata agli stadi italiani e a quelli dei “cugini”: il Velodrome di Marsiglia, ancora trasformato, sembra uscito da una rivista di architettura così come quello, nuovo, di Lione. Bell’accoppiata, quella su cui hanno messo le mani, da suscitar invidia in chi ama la storia dello sport: nel 2023, duecentesimo anniversario della nascita del gioco, grazie alla felice intuizione del giovane William Webb Ellis, sepolto a Mentone; nel 2024 centenario di una delle Olimpiadi più belle, amate e ricordate. Nurmi, Liddell, Abrahams, Weissmuller hanno ancora diversi followers tra noi vecchi.    

Di sicuro c’è che Tavecchio, o chi prima o poi prenderà il suo posto, appoggerà il macro-disegno di Infantino: con la fase finale a 48 squadre, un posto sarà garantito. O potrebbe essere?
 

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