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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Una giornata da ricordare

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Lunedì 23 Ottobre 2017

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di Oscar Eleni

Da Sental, la Centallo del cuneese per un viaggio mistico nella terra di Francesco Arese, anche se non è tempo di meravigliose sagre come quella del fagiolo o del peperone. Nel viaggio ci siamo portati dietro quello che avevamo scritto su Dino Meneghin perché fra questi due campioni c’è un’affinità elettiva che abbiamo ritrovato nei saloni dell’albergo milanese dove Sbernadori, per le edizioni di Correre, presentava il libro sul miler più famoso d’Italia. Un bel libro perché scritto con affetto da Gianni Romeo, che conosce l’anima del cavaliere di Sental e ha saputo interpretare il profumo della terra comune, Franco Fava che con Arese ha camminato da corridore bravo ed illuminato per le strade del mondo regalando il suo cuore alla causa e il cervello alla conoscenza fuori dal borgo, Fabio Monti l’uomo delle ricerche nel grande mare dove ha navigato ascoltando le storie dell’atletica da suo padre Carlino, medaglia olimpica in staffetta, prima che lo rapissero per fortuna delle altre discipline che ha sempre trattato cone grande qualità cominciando col calcio e dai giardini del Trap.

Non saremmo mai andati via da quella sala Aurora perché avevamo intorno il mondo che ci eravamo scelti entrando in Gazzetta e “ripudiando” il basket che, al momento, ricambia facilmente, vista l’età e considerando chi vorrebbe comandarlo. Vita, ohi vita mia, canterebbe il soldato innamorato Oscar Eleni abbracciato a Berruti, Ottolina, Fiasconaro che sarà sempre il nostro Mark nato alla baia di Clifton, Renato Dionisi che ci ha fatto saltare nella sua vigna e, per lo spavento, dietro la sua moto. C’era l’atletica prima del caos. Quella geniale di Beppe Gentile triplo peccatore. Quella umile e bellissima di Venanzio Ortis da confrontare con quella regale e lussuosa di Grippo o Stefano Mei, da rimpiangere come quella ruspante del Panetta che passando sulla collina Rondelli ha trovato adesso una dimensione diversa e ce lo ha scritto nel suo libro.

Troppi ce n’erano in quella festa milanese, a Pamich dobbiamo una frittura sui Navigli, a Preatoni l’incanto delle conoscenze con le persone che hanno un’anima, a Sar e Poserina la storia degli uomini di ferro, a Tino Bianco tutto quello che ci è servito per prendere la vita con la filosofia giusta. Avremmo voluto raccontare tutto, ma, si sa, non è più tempo per avere spazi privilegiati quando il calcio impazza e le pagine tornano ad essere di piombo. Di sicuro ce ne siamo andati con una certezza come direbbe Luciano Barra: hanno sbagliato quelli che sono venuti dopo il tempo delle mele, la banda dell’invidia che da sola non sarebbe bastata se non ci avessero messo anche l’incompetenza.

Lo abbiamo soltanto sussurrato a Nicola Roggiero, amabile presentatore, insieme a Daniele Menarini, di una giornata che ricorderemo per tanto tempo, come le facce di Finelli e Del Buono, i rivali di Arese sulla pista, fratelli per sempre anche nella diversità, la voce roca del Pippo Cindolo che si vide portare via il primato dei 10.000 dal cavaliere di Sental nello spazio di mezz’ora fra il tam tam della notizia sul suo tempo a livello del mare e quello di Arese sulla pista di Varsavia. Ma Cindolo torneremo a trovarlo quando il suo progetto per lo sport nella scuola avrà completato il viaggio che già anima i licei sportivi in un Paese dove gli eroi sembrano ancora quelli che si picchiano tenendo il proprio figlio in braccio come il mostro dell’Everton.

Centallo, Dronero, la prefazione di Ormezzano, la lezione magistrale di Vanni Loriga a tutti noi, dandoci speranza, anche se la sua prodigiosa ricerca attraversando fiumi di storia, balzando da una pietra che ne ricorda un’altra, merita la riconoscenza di un mondo che finge di non avere memoria.

Sognando la casa della gloria

Incantesimo che ci ha fatto sedere di nuovo sulla sedia di paglia di fianco alla vasca dove erano immersi per rilassarsi Arese e la squadra dei mezzofondisti, gente animata da allenatori geniali e tenuta insieme da un artista come Rocchetti, fisioterapista che sa dipingere e scolpire. Erano gli ultimi mesi in Gazzetta. L’idea parlare dell’atletica anche d’inverno. Bella, anacronistica pensando che oggi le pagine sono per il fantasport. Al ritorno in sede il materiale c’era. Vita. Sudore. Saggezza. Splendore dei personaggi. Anche quelli che non sarebbero mai diventati campioni. Felici, ma anche sospettosi. Chi lo valorizza un mezzonfondista a Natale? Beh avevamo dimenticato che in sala regia in quella Gazzetta c’era il genio di Rozzoni, uno che sapeva disegnare pagine indimenticabili, un capo che, sullo stile del mai dimenticato Imbastaro, non ti dava mai soddisfazione, magari una gomitata, ma se lavoravi bene sapeva come valorizzare il materiale.

Ci sarebbe piaciuto trovarlo nel libro di Arese quel viaggio invernale, ma ci basta quello che i tre autori hanno messo nel cuore di questo libro che costa 18 euro, ma ne vale 18 mila, perché “Divieto di Sosta” ci aiuta a camminare in mondi diversi, quello del campione, quello dell’imprenditore, quello di un presidente federale che ha scoperto tardi di essere circondato da artisti del fuoco amico.

Cara gente del basket oggi dovrete accontentarvi soltanto delle pagelle e Meneghgin sarebbe d’accordo perché è stato proprio lui, la sera stessa della presentazione milanese del libro, a telefonare al vecchio compagno di zingarate sportive: “Ma perché una giornata come quella per il libro di Arese non si ripete per aprire una casa della gloria ai campioni dell’atletica italiana e del mondo, accidenti vedere Vainio, un mio idolo, Vasala che riportava a Franco le scarpette avute in regalo, sono state tutte sensazioni forti. Una giornata da non dimenticare”. Caro Dino la speranza è che quelli di Correre, Sbernadori, Brazzit, Menarini, il poliedrico Rotta che ci ha regalato il lavoro di Santi su Consolini, ci pensino davvero e, magari, arriveranno a farla sul serio una casa della gloria prima del basket che aspetta sempre i locali in sala borsa a Bologna.

Torniamo al libro per consigliarlo ad allenatori in crisi oggi come Menetti o Buscaglia, protagonisti di grandi stagioni ora abbandonati dalla fortuna e da rose di mediocri, a giocatori italiani che chiedono barriere protettive per avere più tempo sul campo dove si perdono con facilità come sappiamo. Sono le parole di Arese alla fine del suo viaggio americano. Risposte ad Oscar Barletta, il grande etrusco, allenatore che sapeva sussurrare ad ogni tipo di cavallo, magari la sua arte sapeva di popolo, ma era bellissima.

Dunque ecco come si sono salutati in quel 1970 che apriva le porte al trionfo di Helsinki l’anno dopo:

B: ”A Francè, sai che sei un fenomeno? Sono due settimane che stiamo insieme e non ti ho mai sentito una sola volta dire sono stanco, nessuna lamentela per il mangiare o accusare il minimo malessere.”

A: “A Barlè, lei, nonostante la lunga esperienza, crede ancora che un atleta possa raggiungere risultati di valore mondiale agitandosi alla prima contrarietà? Lo vuole proprio sapere? Soffro il caldo; mi disgusta la cipolla che qui mettono sempre nell’insalata; non mi trovo bene su queste piste fatte con la cenere; mi pesa il fuso orario e tutto il resto. Quando però è in ballo il mio prestigio di atleta mi va bene tutto e quello che non mi piace passa in secondo ordine.”

ORA E SEMPRE ... LE PAGELLE

Messaggio per i naviganti dello sport in generale e del basket in particolare, soprattutto ai 24 della lista FIBA per le qualificazioni mondiali che si iniziano a Torino fra un mese: non sono andati tutti bene ma la coppia Aradori-Alessandro Gentile per la gioia virtussina, il duo della Brianza infelice Burns e Crosariol hanno fatto cose interessanti. Ci sarà tempo per capire chi saranno davvero i prescelti nella speranza che Meo trovi qualche vittoria rasserenante anche se Brindisi e Reggio stanno peggio di lui, sperando che non abbia rimpianti per aver escluso il Cinciarini che contro Brindisi ha dimostrato di saper guidare anche la squadra di Pianigiani dove il vero mastro di chiavi dovrebbe essere Bertans. Via con le pagelle:

10 A Giorgio ARMANI che era a bordo campo insieme a campioni della pallanuoto, gli sarà grato Rubini, per vedere la cavalcata contro Brindisi, non una partitissima, ma soprattutto per aver assicurato nella super intervista al Corriere economia che l’Olimpia sarà trattata dalla Fondazione come un bene di famiglia. Inalienabile, il basket italiano e quello milanese sono legati a lui per sempre, Indissolubilmente. A lui. Sia chiaro.

9 Al mondo VIRTUS che si è ritrovato con la squadra di Ramagli e Bucci, felice che la famiglia ZANETTI abbia scelto questa gloriosa società per entrare alla grande. Come vuole la storia, come temono quelli che la storia non la conoscono.

8 Al DICARLO che propone ancora una volta la versione verde di Capo d’Orlando, superando ostacoli enormi come il doppio impegno campionato coppe. Ha fede, ha talento, è un motivatore che merita ogni premio.

7 A David OKEKE giovane italiano di origini nigeriane che gioca a Torino per quello che ha detto sul voltafaccia nazionale per lo ius soli. C’è da imparare dai ragazzi. Anche ad aver coraggio.

6 A Marco SODINI che ha ritrovato Cantù anche dopo la stangata contro Varese, che ha mantenuto la calma anche se intorno vede tribune vuote, gente che protesta e sa benissimo che la voce del padrone potrebbe sempre rovinare quel poco che stanno cercando di salvare quelli come lui e Cappellari.

5 A Nestor GARCIA felice allenatore del Fuenlabrada che ha vinto 5 partite su 5 nel campionato spagnolo perché quando ha ringraziato le madri dei suoi giocatori per aver dotato di pelotas i loro figli ha messo in difficoltà molti dei nostri tecnici che hanno invece una collezione di palle lesse da amministrare.

4 Ad EUROSPORT PLAYER, che sia benedetta, perché il piccolo mondo antico del basket che ora può vedere tutte le partite del modesto campionato si sta accorgendo che il livello tecnico è davvero scadente. Molti cross e non siamo nel calcio, molti individualisti che dovrebbero tornarsene in barca a remi oltre Oceano.

3 A DATOME e MELLI che stanno giocando molto bene per Obradovic e in questo modo obbligano i farisei di casa nostra ad inventarsi mille storie per spiegare che giocano all’estero e non da noi soltanto perché li pagano meglio.

2 A BERTOMEU, illuminato generale dell’ULEB che governa il vero campionato europeo per club, perché nell’intervista a De Ponti sul Corriere ha detto verità che ora costringeranno i non tanto popolari oppositori ad inventarsi scuse banali come queste qualificazioni mondiali autunno-inverno per non trovarsi spiazzati dalla summer league NBA. Comico.

1 Alla TRENTO infelice di oggi, quella che non va più dietro a Buscaglia, quella che non difende e batte in testa e si ribella. Vero che l’anno scorso andò così il girone di andata e poi fu finale scudetto, ma ora non c’è più Craft, manca l’umiltà e molti hanno dimenticato perché sono ancora nel giro della nostra Nazionale.

0 Al MENETTI che sta per essere cucinato a Reggio Emilia dagli stessi che già lo criticavano quando ha fatto due finali scudetto. Squadra leggerina, anche mentalmente. Non certo da ultimo posto, ma se le stagioni nascono nell’ equivoco succede poi che le pecore si fingano leoni e ti morsichino la mano come è successo a quell’incauto rugbista.
 

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