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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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I sentieri di Cimbricus / Una maratona che restera' nella storia?

Giovedì 21 Settembre 2017

berlino-maratona 2

di Giorgio Cimbrico

Il 9 agosto 1936 il coreano Sohn Kae Chung, giapponesizzato dai feroci conquistatori in Kitei-son, vinse la maratona (olimpica) di Berlino in 2h29’19”. Domenica chi taglierà il traguardo nei pressi della porta di Brandeburgo impiegherà quasi mezz’ora di meno. New York sarà anche suggestiva, Londra splendidamente organizzata, ma è Berlino la maratona più veloce, quella che ha cambiato il volto dei 42 km e 195 metri o delle 26 miglia e spiccioli. Nella città del Muro, oltre a quello che aveva spaccato la città in due, ne sono caduti quattro, quelli delle 2h05’ (Paul Tergat nel 2003), delle 2h04’ (Haile Gebrselassie nel 2008), delle 2h03’ (Dennis Kimetto nel 2014) e, parliamo di donne, delle 2h20’: Naoko Takahashi nel 2001.

Il percorso di Kitei-son e degli altri ardimentosi del ’36 non c’entra per nulla: la corsa sponsorizzata dalla BMW si sviluppa nei quartieri di una città molto vasta, molto verde e molto bella, con partenza e arrivo nei pressi della Porta di Brandeburgo, toccando il Tiergarten, Charlottenburg, Schoeneberg, Moabit e percorrendo nel finale Unter der Linden, il viale dei tigli, con quinte architettoniche che vanno dal neoclassico al guglielmino.

La maratona è anche un’occasione per comprendere il prodigio di Berlino: 72 anni fa, un mare di rovine, con qualche moncone annerito o calcinato dalle fiamme e disperati che tagliavano brani di carne da muli non lontani dalla putrefazione. Ora, splendida.

Per domenica hanno fatto le cose in grande, puntando l’indice dell’ambizione a quota 11. Nel senso che dieci record del mondo (sette maschili e tre femminili) sono già andati a libro. Questi.

Uomini
1998 Ronaldo da Costa (Bra) 2h06’05”
2003 Paul Tergat (Ken) 2h04’55”
2007 Haile Gebrselassie (Eth) 2h0426”
2008 Haile Gebrselassie  (Eth) 2h03’59”
2011 Patrick Makau (Ken) 2h03’38”
2013 Wilson Kipsang (Ken) 2h03’23”
2014 Dennis Kimetto (Ken) 2h02’57”

Donne
1977 Christa Vahlensieck (Frg/Ger) 2h34’48”
1999 Tegla Loroupe (Ken) 2h20’43”
2001 Naoko Takahashi (Jap) 2h19’46”

Sei delle sette migliori prestazioni all time sono state ottenute a Berlino. Per dar l’idea della qualità e della profondità, è sufficiente notare che Geoffey Mutai, con 2h04’15”, ha in mano la decima prestazione su questo percorso e Eliud Kiptanui, con 2h05’21”, la quindicesima.

Questione di ore e sta per scattare la sfida a tre, il meglio. In ordine alfabetico, Kenenisa Bekele, primatista mondiale dei 5000 e dei 10000 e secondo di sempre sui 42 km, 2h03’03” proprio qui; Eliud Kipchoge, campione olimpico, otto maratone corse e sette vinte, terzo di tutti i tempi, 2h03’05”, un meraviglioso titolo mondiale dei 5000 conquistato a 18 anni, nel 2003 a Parigi, dopo un finale di terrificante bellezza in cui domò, sul piede dei 12’57”, Hicham el Guerrouj e Bekele; Wilson Kipsang che a Berlino firmò nel 2013 il record del mondo e l’anno scorso il miglior tempo perdente della storia, 2h03’13”, alle spalle dell’etiope che un tempo veniva chiamato il delfino di Gebre e che al tirar delle somme ha messo assieme una collezione di medaglie e di prestazioni più vasta del suo vecchio capitano.

Kipchoge non ha mimetizzato la sua ambizione. “A maggio, a Monza, sono riuscito a correre per due ore a 2h50” a chilometro”. Eliud parla di quello che qualcuno ha definito un test da laboratorio elaborato dalla Nike: un nugolo di lepri che oltre a mantenere alto il ritmo difendevano Kipchoge dalla brezza, rifornimenti costanti e non prelevati al volo dai posti di ristoro, scarpe-prototipo.

Fisiologi e matematici si sono divertiti a calcolare quanto sarebbe stato il tempo finale in una corsa “normale” e il risultato è stato collocato tra le 2h01’30” e le 2h02”, l’obiettivo nel mirino dei tre. “So che Kipsang parla di un tempo tra le 2h02’10 e le 2h02’20” – dice Kipchoge – ma una cosa è parlare e un’altra è correre. Non ho ancora pensato al ritmo da tenere, specie nella prima parte, ma se ho accettato di esser qui è perché so di essere in grado di chiudere con il record del mondo. A quanto collocarlo, ancora non so, ma credo che in un futuro meno lontano di quanto pensino gli scienziati, 2h01’30” sarà possibile”.

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