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Saro' greve / Dietro il 314 di Mennea i legami tra atletica e matematica

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Domenica 17 Settembre 2017

archimede 2

di Vanni Lòriga

Anna Teresa Rogacien, una delle nostre più fedeli lettrici, nel commentare il “Sarò greve” dedicato al primato mondiale di Pietro Mennea mi fa notare che non ho dato risalto al suo numero di gara. Che era il 314. Tutti lo sanno come nessuno ignora chi sia Anna Teresa Rogacien. È un medico ricco di “scienza e conoscenza” che ha toccato il punto più alto della sua carriera come Primario nell’Ospedale Sant’Eugenio di Roma EUR dopo aver intrapreso la professione di sanitario presso la Scuola Nazionale di Atletica Leggera “Bruno Zauli” a Formia. Ha lavorato a lungo al fianco di Antonio Fava negli anni in cui lì c’erano tutti, dalla Simeoni a Mennea. Come donna di “coscienza” Anna non ti dirà mai nulla di loro che non sia di dominio pubblico; come donna di “scienza” sa tutto di tutto (o quasi).

Per questo motivo ha sottolineato l’importanza del 314, un numero in cui la somma delle cifre dà come totale 8, che collocato in orizzontale è il simbolo dell’infinito. Non contenta di questa lezione mi ha ricordato che 3,14 è il famoso “pi-greco”, il rapporto tra il diametro e la circonferenza di un cerchio. I cui primi calcoli la tradizione attribuisce ad Archimede (motivo per cui qui lo ricorda una sua statua).

La poesia dell’infinito 3,14

E non contenta, Anna Maria mi ha inviato una poesia dedicata proprio alla sedicesima lettera dell’alfabeto greco, un singolare capolavoro di Wislawa Szymborskà, premio Nobel per la letteratura nel 1996. Polacca come il padre di Anna, Alexander, ufficiale che nel 1944 combatté a Cassino. E che ad Aquino si sposò.

mennea-79

Ringraziata Anna Rogacien non posso non fare a meno di ricambiare fornendo altre notizie su questo famoso Pi Greco. Si chiama così perché la lettera PI è l’iniziale della parola perimetro. Non aggiungo altro perché su questo numero irrazionale e trascendente non esistono più misteri. Intendo invece ricordare come fra matematica ed atletica ci siano stretti rapporti e non solo per il numero di gara di Mennea.

Lo stretto rapporto tra atletica e matematica

Parto da un mio coetaneo, il caro Gino Roghi, con cui frequentai Scienze Matematiche alla Sapienza e che stabilì alcuni record in atletica. Si laureò con lode a soli 22 anni ed a giugno del quarto anno (impresa eccezionale quando i docenti erano Francesco Severi, Ugo ed Enrico Amaldi, Picone, Bompiani, Caglioti, Bernardini) e, sempre nel 1949, indossò la maglia azzurra, primo frazionista della 4x100 (primato laziale sui 100 con 10”8). Docente ordinario di Analisi Matematica fu anche presidente dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica.

Gino ci ha lasciato nei mesi scorsi. Eravamo veri amici: lui il più veloce ed io il più lento (praticavo la marcia ed ero mediocre) del CUS Roma del grande Beppe Cuccotti. Io insegnante di matematica alle medie di Civitavecchia; lui, come detto, mirabile docente universitario. Mi ha dato spesso sue notizie Bruna Germano Crosa, sua emula in molte cose: azzurra junior e primatista allieve nell’alto e nel triathlon, poi titolare di cattedra di analisi matematica alla facoltà di Ingegneria della Sapienza.

E parlando di cattedratici che amavano anche l’atletica non possiamo dimenticare uno di loro che ci insegnava Meccanica razionale. Si chiamava Carlo Cattaneo. Bravo del salto in lungo aveva un personale di 6.73 ottenuto nel 1931 e aveva vinto il titolo regionale nel 1936; nell’alto aveva superato più volte la misura di 1,75. Inoltre ha avuto due figli molto bravi. Olga cinque volte azzurra nella velocita ed ovviamente laureata in matematica ed Antonino, con tesi di laurea in fisica. Ora insegna, e ricerca, alla Normale di Pisa e si dedica alla neurologia, Ha lavorato a lungo con Rita Levi Montalcini ed è interessato ad avanzatissime ricerche sul morbo di Alzheimer. Anche per questo dovrò tenermelo caro. E magari seguire con lui le gare della figlia Francesca Romana che pratica le prove di velocità.

Ma di lui, di scienza matematica e di atletica avrò modo in futuro di parlare più a lungo. Come mi riprometto di dedicare la doverosa attenzione a Pier Francesco Pavoni. Le sue imprese atletiche sono note, meno conosciuta la vocazione (che ha nel suo DNA) allo studio della matematica ed alle sue applicazioni scientifiche in delicati campi sanitari. E quando si presenterà l’occasione ricorderò tanti altri atleti di valore che si sono dedicati a studi scientifici, da Carlo Monti a Livio Berruti; da Tito Morale all’ingegner Giorgio Marani, e altri ancora.

Il maratoneta che ricorda Dante geometra

Concludo questa escursione in campo atletico-matematico con una citazione di Bruno D’Amore, maratoneta nato a Bologna da due genitori abruzzesi trasferitisi sotto le Due Torri nonché, e soprattutto, docente di matematica alla Alma Mater Magistrorum di Bologna e all’Università di Bogotà. È anche filosofo e scrittore. In uno dei suoi innumerevoli lavori (140 libri ed oltre mille articoli) il nostro maratoneta (lo ricordo fra i protagonisti del Giro dell’Umbria) parla di Dante che nel XXXIII canto del Paradiso si paragona a quel

“geometra che tutto s’affige per misurar lo cerchio…”

Insomma con questo 3,14 tutti dobbiamo fare un po' i conti, ... e per gli appassionati (e no) consiglio di gustarsi su Internet la segnalata "Ode al Pi Greco" della Szymborska, Si divertirà.
 

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