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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Bagaglio a mano da Tel Aviv a Istanbul

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Giovedì 7 Settembre 2017

hackett

di Oscar Eleni

Dalla Transilvania cercando i vampiri FIBA di Cluj che hanno inflitto una multa di oltre 1000 euro a Boscia Tanjevic “scoperto” mentre fumava un toscano al caffè rosso dopo una partita vinta dal Montenegro che è una piccola federazione, ma ha fatto in pratica quello che è riuscito all’Italia e non ad Israele, con Grecia e Turchia salvate sul l’orlo del precipizio. Cercarli e trovarli per portarseli dietro nella tenuta di Sting in Toscana dove le api assetate hanno bisogno di trovare uno svago sotto i ciliegi della salvezza. Viaggio lungo, ma, se hai fantasia puoi anche fermarti da altre parti. Ad esempio nella città bianca di Tel Aviv o, magari, ad Helsinki dove il sisu dei giocatori sul campo di basket ha portato folle nell’arena dell’europeo. Uno sposalizio quasi nuovo per la terra dei grandi fondisti, atletica e sci, dove non è vero che hanno soltanto renne e hockey su ghiaccio.

Viaggi con bagaglio a mano ridotto puntando verso il Bosforo, l’arena di Istanbul dove l’Europeo dalla formula crudele entrerà nella fase del non ritorno. Vinci resti, perdi vai a casa e ti fai processare se avevi straparlato prima o anche durante le qualificazioni.

Da tempo questa formula utilizzata anche nell’Olimpiade mangia il fegato a chi fa bene la prima parte. Ci viene in mente l’Italia di Velasco nella pallavolo ad Atlanta. Pensiamo che adesso provino la stessa angoscia sloveni e spagnoli dopo un percorso netto. Ma sull’Europeo torneremo a bocce ferme. Adesso meglio saltare di palo in frasca, si dirà così?, dopo aver preso appunti nella settimana dove Azzurra appariva e spariva.

GRAZIE DATOME - La stoppata su Shermadini piede valgo ha finalmente cambiato la copertina fotografica del sito legaiolo, quello che doveva stupirci. Italia agli ottavi sembra festa per tutti. Ci mancava anche la non qualificazione dopo i bagni dei club. Intanto al creativo che cura l’immagine per le società un suggerimento preso dal calcio: hanno pubblicato gli stipendi di giocatori ed allenatori. Chiarezza. Il movimento basket che ora non sa come interpretare i messaggi del Cantuki disperato, con proprietario all’estero, dovrebbe essere il primo a volere chiarezza. Lo si chiedeva quando Caserta soffriva. Sarebbe stato importante saperlo ai tempi della dittatura senese. Vedrete che faranno finta di niente per poter andare davanti alla servitù con taccuino a dire che contro certe potenze economiche non si può competere. Misuriamocelo questo pisello. In Italia ed Europa.

FILLOY e BILIGHA - Sono questi due esordienti quelli che ci piacciono di più della nazionale reinventata da Messina, dopo aver capito con che tipi aveva a che fare al preolimpico di Torino, dopo il pugno di vetro del Gallo, dopo 40 giorni di lavoro per bonificare un gruppo che, come si è visto, non è sempre affidabile. Il primo è un viaggiatore che nelle tante società italiane frequentate ha lasciato quasi sempre buoni ricordi, meno dove lo trattavano male. Argentino della Sierra Chicas, giocatore con l’anima, il coraggio dei toreri anche la sua Cordoba non è in Spagna. Il secondo è un centro atipico che ha voglia di imparare, che sa battersi, che da Perugia ha viaggiato un po’ trovando a Cremona chi era capace di ascoltarlo e capirlo, Pancotto ad esempio, uno che avrebbe bisogno di estati piene nelle mani di allenatori che sanno insegnare e in Italia ce ne sono. Non tanti quanti pensa la loro associazione, ma esistono. Eh sì, qui si vive di contraddizioni.

Sono in troppi quelli che amano dirigere squadre dove il padrone compra le figurine che piacciono, ma vanno giù di testa se ci sono doppioni gelosi e golosi, se devono lavorare sul poco che passa il convento quando c’è la contingenza. La categoria si divide proprio fra chi vuole tutto e di più e si spaventa appena ha un po’ di meno e chi, davanti alla realtà, decide che sarà meglio migliorare quello che c’è, lavorando in palestra, sulla mente. L’esempio è questa nazionale in contingenza perenne, fra fuggitivi, infortunati, ragazzi che andrebbero bene a quel giudice capace di punire il genitore che si rifiutava di aumentare la paghetta alla figlia nullafacente. Azzurra con poco o niente in tasca, sempre un po’ tenera, sballata persino sui tiri liberi accidenti, ha fatto almeno un girone di qualificazione più che decente, tre partite e mezza per arrivare al porto di Istanbul, una inguardabile, quella che forse contava di più, sul piano psicologico più che per la vera classifica, persa coi tedeschi.

MONDO SPEZZATO - Dal circolo imbonitori nazionali la protesta per il crucifige nel dopo il bagno tedesco. Quelli che stanno perennemente al bar, quelli che ti guardano con l’occhietto furbo e pensano di sapere soltanto loro come stanno le cose, spesso non lo sapevano anche quando erano in campo, figurarsi adesso, spesso non lo hanno mai capito anche andando a lezione ogni anno al di là dell’Oceano, hanno capito che non si poteva svalutare il prodotto e allora addosso a chi era rimasto perlomeno deluso dopo aver visto quello che ha fatto rabbrividire Obradovic, Budenholzer e lo stesso Popovich. Certo che capitano le giornate grame, ma dipende da come le sai vivere.

Ecco, contro la Germania e, in parte, contro la Georgia, c’erano cose che non andavano nella testa dei giocatori. Di quelli che si erano inventati la troppa pressione esterne. Di chi? Petrucci? Può essere, ma lui è sempre stato così, lo era a Mosca olimpica, lo sarà sempre, ma è così dappertutto e se fai il professionista non ti aspetterai soltanto le rose sul vassoio della colazione mattutina servita a letto? Ci è andata bene perché la Finlandia è l’avversaria che avrebbero sognato tutti prima di cominciare. Vedremo come andrà adesso che Messina, bravo, bravissimo (c’erano dubbi soltanto negli invidiosi ansiosi a chi accetta le liste di proscrizione e finge di non conoscerti come ai tempi di Dalton Trumbo), ha dato un senso al concetto di squadra con cui si vive bene. Lavorano tanto. Quasi tutti ubbidienti, anche quelli col telefonino sempre acceso. Anche quelli che tanto a casa li aspettano a braccia aperte e se andrà male sarà colpa degli altri.

Pagelle azzurre a Tel Aviv.

HACKETT 6: si vede che è stato fuori troppo tempo.
BELINELLI 7: quando ci ha preso era luce, quando non lo ha fatto ci ha portato il buio.
DATOME 6,5: lo sfinimento interiore per una squadra difficile da comandare lo esaurisce e ogni prova costa tanto. Benedetta stoppata.
MELLI 6,5: anche se ogni tanto torna nel paese dei campanelli dove gli altri sono orchi e lui un povero cucciolo.
CUSIN 6,5: umile abbastanza per non volere niente di più di quello che merita. Le dà e le prende.
BILIGHA 7: magari tutti giocassero con questa voglia di scoprire altri mondi tecnici.
ARADORI 6: la difficile realtà di un territorio dove non basta essere il miglior figo del bigoncio nel cortile di casa.
FILLOY 7: quando va dentro sai che prenderà i colpi anche per gli altri, il tiro quando altri lo rifiutano pur avendo metri, che ti aiuterà anche davanti a colossi. Cosa chiedere di più ad un esordiente.
BALDI ROSSI senza voto come BURNS, CINCIARINI e ABASS, anche se in certi momenti si capisce perché Trento deve avere rimpianti sullo scudetto perduto senza di lui.

Poco altro, in ordine sparso, …

DONCIC E MARKKANEN - Beati gli sloveni e i finlandesi per queste due rose di Damasco. Proviamo invidia per chi li allena.

POVERA GEORGIA - Fuori dall’Europeo al primo giro, loro che sono stati gli unici a battere i lituani. Traditi dalla notte bianca dopo il primo successo, presi a schiaffi dal destino e da Israele che ha lasciato senza onore un torneo mai onorato.

MESSINA TACI - Lo dice il segretario generale della FIBA, lo svizzero educato in Italia Patrick Baumann. All’uomo delle finestre per le qualificazioni mondiali, finestre a cui non si affacceranno i migliori, non è andata giù la dichiarazione del nostro Ettorre, del Tancredi che ora vive nel Texas. Gli vorrebbe imporre il silenzio: “Pensi ad allenare. Lo pagano e quindi ubbidisca”. Eh no caro Patrick. Messina è uomo di basket e di campo che saprebbe fare il dirigente. Voi che governate il grande sport, come si capisce dalle variazioni di regole mai comprese, sapreste allenare? Difficile. Vecchia questione. Ma, accidenti perché tacere, e ora non facciamoci venire l’angoscia come all’europeo femminile, pensando che gli arbitri, molti davvero scadenti caro Baumann, possano punire l’Italia perché Messina ha detto quello che pensano tutti gli allenatori e molti dirigenti europei.

Ci sentiamo più avanti, speriamo non dopo gli ottavi. Anche se vinciamo? Beh no, ma si va avanti aspettando che tutto poi sia fermo per poter dire le cose come le abbiamo viste non frequentando i peggiori bar di questa cittadella del basket.

VIVA SKY - Mai ci siamo goduti un campionato europeo come sotto il padellone di Rogoredo. Una meraviglia, soprattutto quando c’erano dirette senza tanti commenti e lavagne. Gusti personali, senza offesa per chi crede di essere il vero e anche il futuro anteriore.
 

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