- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Opinioni / Ritorno a Formia e il formidabile "fattore P"

PDFPrintE-mail

Venerdì 1 Settembre 2017

formia1

(gfc) Atletica anno zero, ma purtroppo senza atletica non c'è civiltà sportiva. Ripartiamo quindi dall'insegna della Scuola di Atletica Leggera finita da anni, e dimenticata, in un magazzino del Centro di Formia. Un segno dei tempi che cambiano, direte voi, ma che resta soprattutto l'immagine plastica di una certa visione "culturale" dello sport, non tanto nei suoi risultati, quanto nella "filosofia" che li determinano e, non di rado, li giustificano. Si potrà mai cambiare?

di Luciano Barra 

Ho seguito con interesse quanto scritto nella sua intervista a Liz Nicholl, il CEO di UK Sport, da Emanuela Audisio per Repubblica. Dove ho colto tre spunti importanti: a) quanto stanzia l’agenzia britannica per lo sport di alto livello non è molto di più di quanto viene stanziato fra CONI e Federazioni; b) i contributi sono quadriennali (devo spiegare l’aspetto positivo?); c) a km zero direttamente ad atleti e tecnici. Poi ho lasciato perdere, troppa è la differenza culturale nello sport fra UK ed Italia. Ho letto con interesse il saggio di Gianfranco Colasante sullo sport e l'atletica americani. Stratosferico soprattutto se si pensa che sono tutte risorse ed iniziative private.

Ho anche pensato che in preparazione al redde rationem con il CONI anche la FIDAL stesse facendo le sue riflessioni. Troppo distanti per loro Stati Uniti e Gran Bretagna. Per questo ho pensato che avrebbero potuto curiosare più vicino e mi è venuta in mente la Polonia. Parliamo di un paese di media dimensione e molto simile a noi. D’altronde ogni commentatore che parlasse della Polonia esprimeva il suo stupore per i risultati dei polacchi e per la maniera con cui si battevano in campo.

Devo confessarlo sono un appassionato dell’atletica polacca ma non – come le malelingue direbbero – per la bellezza delle loro ragazze. No, è tutto legato alla storia atletica di quel paese di cui ho avuto la fortuna di vivere i momenti migliori per oltre 50 anni. I primi ricordi sono ovviamente legati agli anni a cavallo delle Olimpiadi di Roma, poi successivamente quando il CUS Roma organizzava il “Memorial Zauli”, il più delle volte nel civettuolo campo dell’Acqua Acetosa, con la nazionale polacca di Atletica che sceglieva l’Italia quale sede di allenamento primaverile. Erano i tempi di tre famosi tecnici: Jan Mulak, Stefan Spaszyk e Gerhard Mach.

I nomi degli atleti di quegli anni fanno parte della leggenda dell’atletica. Ricordo un giavellotto di Janusz Sidlio ad oltre 85 metri che mi arrivò quasi fra le gambe mentre che facevo lo speaker della manifestazione. Janusz è poi venuto tante volte in Italia perché aveva bisogno di … pezzi di ricambio usati per la sua vecchia Mercedes. Elio Papponetti e Sandro Giovannelli possono testimoniare come i rispettivi meeting di Formia e Rieti siano nati come costola del Memorial Zauli e della venuta dei campioni polacchi appoggiati dal CUS Roma, non dalla FIDAL, anche a Formia e Rieti.

Fatta questa premessa e tralasciando quanto non si può scrivere (le vodka e le ciucche che mi ha fatto prendere Giovannelli pur di firmare contratti per averli in Italia) veniamo ai tempi nostri. Ho fatto le necessarie ricerche così come avranno fatto i nostri.

Un po' di numeri, per capire

Sinteticamente alcuni dati sportivi considerando le quattro manifestazioni svoltesi quest’anno (Europei Indoor, Europei Under 23, Europei Under 20 e Mondiali londinesi).

La Polonia in queste 4 manifestazioni ha vinto 39 medaglie contro le 19 Italiane, di cui 14 d’oro contro le 6 Italiane ed ha avuto 86 finalisti contro i 63 Italiani. Pensavo peggio per noi. Poi sono andato a ricercare altri dati (tutti dati ufficiali estrapolati dai rapporti annuali in possesso della IAAF). Altri dati polacchi: 27 dipendenti in federazione e 13 full time coaches, 10.043 tesserati nelle varie categorie (2052 senior, 1927 junior 18/19 anni, 3625 youth 16/17 anni, 2439 14/15 anni), 16 regioni e 448 Club.

Sono numeri che fanno drizzare i capelli se si paragonano con i nostri. I tesserati nelle stesse categorie in Italia sono 48.371 quasi cinque volte di più e le società sono 2615, sei volte di più (questi numeri non includono masters, amatori ed esordienti). Tutto ciò rafforza la mia vecchia tesi, copiata non so da chi, che non esiste rapporto fra quantità e qualità. Non parliamo poi del numero dei dipendenti!

Nell’anno olimpico 2016 il bilancio della federazione polacca è stato di 8.225.000 euro, di cui 7 milioni pubblici quale contributo del Ministero dello Sport (il ministro è un ex quattrocentista che ha corso la 4x400 ai Mondiali di Stoccarda ed il vice-ministro è l’ex allenatore dell’ostacolista Plawgo).

Dobbiamo dire di più o ci dovremmo vergognare?

Poi, mentre elaboravo e studiavo questi dati, è uscito stamane un nuovo fattore P. Non era quello della Polonia, ma quello della “passerella” che dovrebbe congiungere il Centro Giulio Onesti con il campo di atletica dell’Acqua Acetosa, intitolato a Paolo Rosi. Una nuova idea sicuramente maturata sulle spiagge di Sabaudia. Mi sono vergognato perché nonostante i dieci anni al CUS Roma con frequentazione quotidiana dell’Acqua Acetosa, venti anni alla FIDAL e 15 al CONI, non ci avevo mai pensato. È vero che lo iodio del mare fa bene al cervello. Il tutto accompagnato dalle note e ripetute teorie per cui gli atleti devono allenarsi a Formia, Tirrenia e Roma.

Un breve commento sulla “passerella”. Conoscendo la città, la burocrazia di Roma, i problemi di mobilità di quella zona, la “passerella” potrebbe essere pronta prima di Tokyo o si pensa con avvedutezza già a Parigi 2024 e visti i rimpianti persistenti la “passerella” verrà chiamata Roma 2024?

Per quanto poi riguarda la presenza degli atleti ai Centri di Preparazione Olimpica vale quanto appena ricevuto da uno che se ne intende:

Sono seccato del fatto che si continui a parlare di Formia e Tirrenia come la soluzione degli attuali mali. Seccato perché, non sembri una caduta di stile, le sole mura non bastano. Formia era Formia per la presenza costante di Vittori, Bosco, Fava, Azzaro, Viscusi, Locatelli, Petrov e tanti altri. Non ho citato tanti altri frequentatori di Formia solo perché non stabilmente a Formia, ma venivano almeno una settimana al mese: un nome per tutti i baroni universitari, Benzi, ed erano tanti di diverse discipline dello scibile scientifico. Se vogliono tornare a Formia come è oggi è meglio che gli atleti stiano dove sono; se poi vogliono riportare a Formia la cultura tecnica e scientifica allora, forse, può essere una buona idea, altro che ponticelli per risparmiare qualche minuto di camminata ai poveri delicati atleti”.

Come diceva il Principe Antonio De Curtis in arte Totò? Ma mi faccia il piacere!
 

Cerca