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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Tempo d'estate: benvenuti a Bugiardilandia

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Lunedì 7 Agosto 2017

sacchetti

di Oscar Eleni

Dalla piazzetta di Le Piastre, nel pistoiese, dove l’ironia di Paolo Hendel ha fatto divertire il mondo dei ballisti, quelli che vanno a cena con potenti e cardinali, mentre ci facevamo promettere dal “sindaco” una cittadinanza onoraria per molta gente dello sport, quindi anche del basket, nel paese più bugiardo del mondo. Per i giornalisti no? Sì, ma quelli sono fuori categoria. Festa grande, cacciaballe del mondo riuniti in un borgo a 14 chilometri da Pistoia dove le poste funzionano ad orario ridotto e non c’è più una banca. Magari questo succede anche in altre parti dove non puoi vincere il bugiardino d’oro, però il posto merita un brindisi per dimenticare chi ti invita a giocare e poi fa di tutto per nasconderti il piacere del gioco.

Siamo intrappolati, felicemente, nel toto mondiale di Londra atletica, abbiamo cercato il divertimento scoprendo gente che si diverte ad uccidere nani a bastonate come nel meraviglioso libro dell’argentino Alberto Laiseca. Nello sport i nani sono quelli che si battono anche da soli. Per ridere, dopo il bagno nella piscina mondiale di Budapest, belle gare, grande atmosfera, stupendi campioni, avevamo cercato di far capire al colto e all’inclita che aspettarsi una pioggia di record nell’atletica sarebbe stata la dimostrazione di una mancanza vera di cultura. Per questo nel gioco dei finti garanti avevamo sparato una cifra iperbolica di record mondiali battuti o uguagliati. Il vecchio pregiudizio sul baskettaro conquistato a forza dall’atletica ha aperto le solite finestre sul cortile sbagliato. Pazienza. Ci divertiamo lo stesso.

Anche perché molti dei partecipanti dovevano venire con noi a Le Piastre dopo il balletto triste per l’oro di Gatlin sui 100 metri. Il giorno del ritiro del più grande, del pigro, lo dice Michael Johnson, e straordinario Usain Bolt, unico che alla fine della sua gara terminata con la medaglia di bronzo è andato ad abbracciare l’americano peccatore che gli ha baciato i piedi sponsorizzati anche nelle unghie. I bugiardi del borgo, mentre vedevano Coe mettere l’oro al collo del gatto Gatlin, due sospensioni per doping, punito e graziato, si chiedevano ma perché premiarlo con lo stadio ancora mezzo vuoto? Perché lagnarsi, piangere e fottere? Usanze.

Noi, sempre per andare contro corrente, avevamo puntato proprio sull’ex drogato (si può essere ex drogati? Nelle organizzazioni che tentato il recupero dei deviati, dai ladri ai simoniaci, dicono di sì), e forse sarà l’unico vincente azzeccato nei pronostici. La vecchia congregazione degli scomunicanti, quelli che un tempo amavano fare imboscate agli orsi e al Raineri, pronta a darsi di gomito: vedi non hanno perso il vizio si saranno detti. Sempre dalla parte sbagliata. Può essere, ma spesso si sta meglio in questa vita dove tutti, ma proprio tutti, persino la tennista Errani inseguita dall’antidoping dei tennisti, un mondo a parte come dicono i ricchi dei loro rampolli che sbagliano per colpa degli altri, devono convivere con il lato notturno della vita, un regno dove la doppia cittadinanza è imposta: o stai bene o stai male. Lo diceva Susan Sontag parlando della Malattia come metafora.

Sul palco del bugiardino abbiamo portato, naturalmente, anche tanta gente del basket nella speranza che qualcuno riesca a spiegare con una logica certe facce, certe scelte, un certo basket.

A proposito di facce. Non vediamo l’ora che il sito della Lega, quello che doveva stupirci dall’inizio e che non riusciamo ancora a capire dopo una stagione, cambi un po’ di foto. Per quelli che a Milano non volevano Pianigiani forse è la foto giusta, ma per tutti gli altri è un po’ da incubo quel Benvenuto sul grigio di una barba da predicatore o da muro del pianto. Sembra il colonnello Lawrence quando perde il compagno di viaggio nel deserto. Lo ricordavamo più florido, più sicuro di se stesso. Occhio sempre all’erta, io so io, ma dell’antico cannibalismo senese, voleva vincere dalla prima in allenamento, si è perso qualcosa. Ora non possiamo credere che sia soltanto avvilito perché i medici di Milano hanno dovuto andare fino negli Stati Uniti per scoprire se Patric Young può continuare a giocare. Magari era meglio pensarci subito.

Sul palco ci sarebbe piaciuto anche portare Stone che ora sta facendo andare giù di catena la Reyer che pensava di aver fatto bene a proporgli un biennale. Siamo agli stracci in faccia mentre Charlotte pensa al genio ribelle. Storie tese che portano al pentimento per non aver fatto di tutto quando Avellino ha puntato su Filloy.

Alla gente in costume abbiamo invece negato di conoscere il numero di telefonino del presidente federale Gianni Petrucci che davvero ha spiazzato tutti nella caccia al dopo Messina, nella sistemazione del settore tecnico su suggerimento del dotto Ettore, ci sta, del Sandro Gamba che ha vinto tutto anche quando Petrucci non vedeva l’ora di mandarlo via, salvo pentirsi, fino all’ultima genuflessione, su consiglio, ma sarà vero?, del circolo magico che sembra circondarlo e qui siamo un po’ meno convinti perché in quel circolo sanno come procurare voti, ma non come si tira in una canestro anche quando è vasca da bagno come suggeriscono i cantori della nuova tivvu.

Alleluia per Sacchetti

Sì. Alleluia per Sacchetti allenatore della nazionale maschile, quella dove serviva un padre più che un padrone, dove si divertiranno tutti perché il vangelo di MaraMeo dice nel libro acquistabile su Amazon “Il suo basket è di chi lo gioca”. La sua scoperta in casa Lapalisse, se hai buoni giocatori vinci, altrimenti perdi, farà rizzare i capelli in testa a tanti che pensavano e pensano ancora di poter fare qualcosa per migliorare il talento, ma se parliamo di un selezionatore di Nazionale allora è facile dargli ragione. Può scegliere i migliori. Forse non basterà per vincere, perché pure gli altri prenderanno i migliori disponibili, ma è un buon punto di partenza, certo qualcosa bisognerà pur fare per evitare che tutto finisca come il filmetto felliniano del 1979 “Prove d’orchestra” come direbbero a Salisburgo e alla Scala, magari pure al Metropolitan. A proposito quando ha fatto il triplete con Sassari i suoi avversari avevano giocatori più scarsi dei suoi? Allora perché Milano ha mandato via l’allenatore?

Comunque bella scelta anche se le gole profonde in Federazione sembrano voler sempre rovinare il colpo di teatro presidenziale. Per Sacchetti anticipazione torinese, la coppia Guerini-Melloni Tuttosport-Stampa ha tolto il solito sorriso compiacente alla Gazza degli inserti, due paginette al mondiale di atletica, come per il Fantacalcio. Ci stava. Torino è stata la casa delle rivelazioni per chi arrivava dalla provincia. Poi ha conosciuto Guerrieri e il suo mondo è cambiato. Ha fatto tutto da solo. Nessuno gli ha dato una mano. Questa maglia è più azzurra di quelle che ha vestito vincendo tanto agli ordini del sciur Gamba che, vedi la storia, lo considerava soltanto un buon giocatore di serie B prima di scoprire che avrebbe potuto diventare il Nureyev (trovata geniale del mancato architetto Sales) delle sue difese, il grande ballerino per stupende imprese. Speriamo abbia fortuna come allenatore come padre di una squadra che avrà bisogno di tante cose per trovare un posto al mondiale cinese che poi dovrebbe riaprirci porte olimpiche chiuse dal 2004.

Sul palco con Sacchetti avremmo portato anche Vittorio Gallinari, il giocatore preferito dal presidente dell’Emporio che se lo è goduto in ogni filmato, dalla banda Bassotti in poi, per cercare di capire quella sua frase risentita dopo la reazione, più che logica, persino umana di chi non ha davvero capito il pugno di Danilo all’olandese. Un pugno da risse in discoteca perché anche un ragazzino appena passato in palestra sa che i cazzotti sulle parti ossee, a parte gli spaghetti western, i film di Bud Spencer, provocano danni gravissimi. Lealtà e responsabilità. Questo chiedi ai campioni, soprattutto se sono vicini a trent’anni e nella professione hanno avuto tanto economicamente, anche se un po’ meno come risultati sul campo delle sue squadre. Certo lui le illuminava e le illumina, ma qualcosa manca.

Dicevamo dei depistaggi presidenziali, della finta per far sapere che andava a conoscere Buscaglia, dell’inganno sul peso che avevano certe candidature, anche se a Djordjevic ci ha pensato sul serio, ma è stato bravo a nascondere la preferenza per Sacchetti che si è presentato benissimo nella sua Sardegna anche facendo digrignare i denti a qualche collega dopo aver fatto la classifica che sanno tutti sugli allenatori in Europa: Obradovic e Messina. Nell’ordine? Cosa c’entra?

Ma le sorprese non sono finite con Meo perché Petrucci è andato oltre: aveva appena finito di decantare il lavoro di mastro Capobianco con la femminile che un serbiss federale ha fatto uscire l’anticipazione sul cambio della guardia. Al Corrierone hanno trasmesso il bip a Pedrazzi cui spetta l’onore di aver anticipato la scelta di Marco Crespi per guidare le azzurre. Ventesimo allenatore della femminile, un mondo dove gli assistenti dei grandi vincenti, Sales con Gamba, Crespi con Tanjievic, si trovano benissimo, magari soltanto per un paio d’anni. Poi chissà.

Bella scelta anche questa? Vedremo. Certo c’è stupore in giro, ma l’allenatore dell’ultimo capolavoro senese, finalista scudetto in una società fallita, meritava, merita di avere una nuova occasione, soprattutto adesso che Capobianco gli ha mostrato una nazionale femminile con un discreto futuro da amministrare.

Sacchetti e Crespi. No. Voi due siete gli unici che non avremmo voluto portare sul palco del Bugiardino dove invece si sono messi in coda già molti dirigenti, anche ex che giuravano di non voler prendere giocatori troppo sponsorizzati, troppo protetti, troppo cari. Per adesso ci illudiamo di avere a che fare con gente vera, anche se è così facile confondersi come direbbero a casa Petrucci. Come stanno dicendo quelli convinti di aver dato il massimo in beneficienza al matrimonio di Leo Massi anche se ora passano tutti per miserabili. Non avevamo dubbi e le partite del cuore sarebbero un territorio da esplorare come certe NAVI, certi SITI.
 

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