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Londra '17 / La maratona di Meucci, una scelta giusta

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Domenica 6 Agosto 2017

maratona.londra

di Daniele Perboni

Iniziamo dal maratoneta pisano, allenato da Massimo Magnani, ex CT azzurro e, a sua volta, ottimo maratoneta nei secoli passati: ottavo ai Giochi di Mosca 1980 e personale sui 42 chilometri di 2 ore 11 minuti e due secondi (Hiroshima, aprile 1985). Crono che in pochi fra gli specialisti nostrani di quest’ultimo scorcio di secolo possono inserire nel proprio carniere. Ma, come si dice con troppa nostalgia dei tempi andati, questo è quanto passa il convento. Meucci, si diceva. Sesta piazza e primato personale (2h10’56”), migliorando di 12 secondi quel 2h11’08” che nel 2014 a Zurigo gli regalò il titolo continentale. Meucci, secondo degli Europei in un mare ribollente di specialisti extracomunitari.

Prendendo a prestito il comunicato ufficiale di mamma FIDAL ecco le sue parole «Sono davvero contento perché oggi finalmente ho corso come volevo e ce l’ho messa tutta. È stata una gara molto difficile da interpretare, un saliscendi continuo con vento spesso contrario. Non sono andato subito dietro agli uomini di testa perché in base alle mie sensazioni hanno accelerato troppo presto, infatti sono rimasto sul mio passo e poi ho recuperato posizioni. L’unico rammarico potrebbe essere di aver cambiato ritmo un po’ tardi, ma ho dato tutto quello che avevo dentro. Peccato solo per non aver afferrato il quinto posto, ci ho provato fino in fondo e sarebbero bastati appena dieci metri in più, ma gli ultimi chilometri li ho corsi senza quasi sentire le gambe.

Nel terzo giro stavo bene, poi al 35° km sono andato un po’ in crisi, anche per il vento, ed è lì che il britannico Hawkins mi ha preso qualche metro. Quest’anno ho sofferto tanto e non sapevo se sarei tornato a correre la maratona, invece il mio allenatore Massimo Magnani ci ha creduto e mi ha assistito ogni giorno. Anche se nelle ultime due settimane non ha potuto essermi vicino, oggi con il cuore era qui e ha corso con me. Le gare uomo contro uomo mi esaltano, ci vuole esperienza e ogni volta può succedere di tutto. La scelta della maratona è stata giusta: nel 2013 ai Mondiali sono arrivato diciannovesimo nei 10.000 metri su pista, oggi sono sesto e alla vigilia ci avrei messo la firma. Credo di aver dimostrato che posso correre la maratona, dopo le ultime esperienze difficili, e che gli avversari non sono impossibili». Insomma: qualche sprazzo d’azzurro si è visto. Finalmente. Ritirato poco dopo il 30° chilometro Stefano La Rosa.

L’altra faccia sorridente di questa giornata risponde al nome del quattrocentista con barriere José Reynaldo Bencosme de Leon. Quarto (49”79) nella sua batterie e promosso ai turni successivo. Allenato da un certo Fabrizio Mori che di ostacoli bassi ne capisce assai, è rinato nel 2016, dopo quattro anni di infortuni vari, dimostrando che quanto fatto vedere in anni giovanili non era un fuoco di paglia.

Chi ha deluso assai è il giovane rampante Lorenzo Vergani. Esploso nell’ultimo mese con la vittoria agli assoluti di Trieste sembrava avviato a una più che ottimistica partecipazione mondiale. Tutto lasciava ben sperare, specialmente dopo il crono ottenuto con la maglia tricolore (49"36, personale migliorato di quasi un secondo). Purtroppo il meccanismo deve essersi inceppato. Sesto nella sua batteria con un deludente 50”37 e posto assicurato sull’aereo con direzione Milano.

Identica sorte toccata a Maria Benedicta Chigbolu. Con un personal best di 51”62 e uno stagionale di 51”82 si pensava che almeno il primo turno non fosse ostacolo insormontabile per lei. Invece, … il 53 secco rimediato con la quarta piazza non è bastato. Alla fine si è ritrovata in 40. posizione sulle 49 scese in pista. E dire che sarebbe bastato un non impossibile 52 netto. 52”01 è, infatti, l’ultimo risultato utile per passare il turno. Possibilità agguantata dall’indiana Nirmla.

Capitolo siepi. Che dire? Da tempo immemore non avevamo tre specialisti in questa disciplina che nei tempi andati ci ha regalato splendidi e agguerriti protagonisti. Tre batterie. Per entrare nella schiera dei “magnifici 15” di martedì 8 agosto occorreva arrivare fra i primi tre di ogni turno eliminatorio o, in alternativa, fra i tre migliori tempi fra quelli non classificati direttamente. Difficile? Evidentemente sì se stiamo ai fatti. Nessuna maglia azzurra approda da quelle parti. Ala Zoghlami, Abdullah Bamoussa e Yohanes Chiappinelli (fresco campione europeo under 23) falliscono l’assalto.

Rispettivamente finiscono settimo (8’26”18, personale migliorato di tre secondi), ottavo (8’34”86, personale di 8’22”00) e decimo (8’36”48, personale di 8’26”34). Programmazione errata? Convocazione per i mondiali come punto d’arrivo? Sta di fatto che anche questi risultati dimostrano che la strada per l’eccellenza mondiale è lastricata di siepi da superare. Sembrano ancora irraggiungibili per gli specialisti di oggi i tempi che un certo Panetta stampava giusto trent’anni fa.

Si chiude la giornata con la cavalcata impossibile di Davide Re nei 400, approdato ieri alle semifinali. Nonostante sia sceso per la settima volta in stagione sotto i 46 secondi, il 24enne delle Fiamme Gialle è ottavo in 45”95 nella sua semifinale. Nel computo finale si deve accontentare della 23esima piazza su 24 partecipanti. «Me ne vado felice - racconta Re dopo la gara - raggiungere la finale era oggettivamente impossibile ma ci ho provato, forzando il passaggio a metà gara e dando tutto fino alla fine». Promosso.
 

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