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Londra '17 / Il piu' veloce? Ma sempre Bolt, ovviamente

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Domenica 6 Agosto 2017

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di Vanni Lòriga

Aduso come sono, per patrimonio genetico e per scelta di vita, a mingere contro corrente non riesco a partecipare al cordoglio generale per l’uscita di scena di Usain (gioiellino, ninnolo) Bolt (fulmine). Alla domanda di cosa sarà l’atletica dopo di lui rispondo con un altro quesito: cosa fu l’atletica dopo Jesse Owens e Carl Lewis? Cosa è stato il salto in lungo dopo l’8.90 di Beamon? Cosa è stato il mezzofondo veloce dopo Harbig? Figuratevi che alcuni anni fa un collega straniero, peraltro assai preparato, mi chiese chi mai fosse questo a lui ignoto rivoluzionatore della corsa. Non riesco a condividere i piagnucolosi appelli affinché "Lui" non se ne vada: mi sembra di riascoltare “Ah, resta cu’ mme’” di Pino Daniele.

Sempre per il gusto (o la vocazione) ad andare contro corrente ho voluto vivisezionare la finale dei 100 metri mondiali in cui Usain è arrivato terzo preceduto da Gatlin e da Coleman. Procedo ad una semplice operazione aritmetica. Ai tempi finali dei primi tre tolgo quello di reazione allo sparo e perciò ottengo il tempo preciso da ognuno di loro effettivamente impiegato per coprire i 100 metri. Per cui avremo:

—Gatlin 9”92 – 1,4 (arrotondato) = 9”78
Coleman 9”94 – 1,2 (arrotondato) = 9”82
Bolt 9”95 – 1,8 (arrotondato) = 9”77

Chi è stato allora il più veloce a percorrere i 100 metri? Elementare: mi pare proprio Usain Bolt …

Autopsia di una gara veloce

Naturalmente si tratta di calcoli aritmetici che non cambiano certo l’ordine di arrivo. Per chiarire il senso di questa “autopsia di una gara” mi sono rivolto ad una persona che di atletica ne capisce. Si tratta del professor Francesco Garau da Oristano. Inutile chiedermi perché vado a parare ai confini dell’impero.

Il primo è che proprio nel capoluogo del Giudicato di Arborea ho praticato le prime gare da tesserato federale.

Il secondo che in quel lontano 1944 mi furono spiegati alcuni metodi per valutare le prestazioni atletiche. Alla mia spavalda affermazione che l’uomo non potesse superare la velocità di 36 chilometri orari (il primato mondiale sui 100 era allora di 10”2) mi fu fatto notare che il record della 4x100 di 39”8 dimostrava che almeno tre atleti in quella occasione avevano superato i famosi trentasei orari.

La terza è che se non chiedo lumi a Garau (fra i suoi velocisti Angotzi, Marras, Lai, Patta, ecc) a chi li chiedo?
 
Il professore mi ricorda che i tempi di reazione allo sparo sono una cosa e l’accelerazione un’altra. Mi fa notare che anche la macchina di Usain accusa il passare degli anni ed il suo motore non è più in grado di reggere le frequenze di un tempo. Quando stabilì il record mondiale di 9”58 aveva una frequenza di 4,28 al secondo; ora siamo scesi attorno alle 4/ 4,10…

L'invevitabile usura della macchina

Questo gli ha impedito di recuperare, come in genere ha fatto, lo spazio perso in partenza. Ha accusato, è la conclusione di Garau, quella che si chiama la inevitabile usura del tempo. Ha confermato di essere “umano” come gli altri, grandissimo ma umano. Lo ammiriamo soprattutto per questo. La vita continua per lui e per l’Atletica. Il futuro esiste anche senza Usai Bolt, che nessuno peraltro potrà dimenticare.

Questa volta ho parlato di tempi. Mi riservo di trattare di angoli con Ponchio, detto “professor goniometro”. Ma prima darò una ripassata al Manuale di Calcolo balistico di Gaetano Marzagaglia del 1746. So che i telespettatori vanno pazzi per queste cose e vogliono soprattutto sapere quale sia l’angolo ideale di proiezione (o di sito) del martello e, soprattutto, come si faccia a misurarlo dalla poltrona di casa …
 

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