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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Saro' greve / Scuserete se ancora amo gli "infiniti silenzi"

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Sabato 22 Luglio 2017

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di Vanni Lòriga

Considerato che questa rubrica è scritta in prima persona vi racconto un po’ di fatti miei e, in particolare, il mio personale rapporto con la velocità italiana. Un tipo di relazione che ebbe inizio una ottantina di anni fa, quando fra i migliori azzurri si distingueva Antonio “Tonino” Siddi. Sassarese, era in Sardegna praticamente imbattibile, salvo quando una volta, sulla pista dell’Acquedotto, fu eccezionalmente superato da un certo Giacomo Tortu, gallurese come me. Avrò modo di riparlarne. I primi velocisti “continentali” che vidi in azione furono Orazio Mariani e Carlo Monti, in un incontro Italia-Germania disputato allo Stadio (allora) Mussolini di Torino il 15 settembre 1940.

La “128” del Regolamento Tecnico

A quei tempi esisteva già l’Annunciatore che però si atteneva a quanto prescritto dalla Regola 128 del famoso Regolamento Tecnico Internazionale. Che prescrive cosa si deve comunicare: nomi, numero di gara, corsia, tempi di passaggio, risultati finali, Null’altro. Allora, fra un annuncio e l’altro, nello stadio regnava “infinito silenzio”. Erano i momenti più vissuti dal pubblico. Ci si scambiavano, a bassa voce, commenti, opinioni, previsioni. Si partecipava alla competizione come spettatori attivi, vivi, veri.

Ora a quel produttivo silenzio è subentrato un assordante baccano ricco di urla, di strepiti, di esultanza e quando nulla è rimasto da dire subentrano musiche a pieno volume. Fatta questa premessa, andiamo avanti.

Le prime volate di Livio e di Pietro

Nelle mie frequentazioni atletiche ho avuto anche molta fortuna. Nel 1956 mi trovo a Torino ed il Capitano Vittorio Battan mi invita ad una gara studentesca che si disputa al Campo Agnelli.

“Venga – mi intima – e vedrà qualcosa di eccezionale”. Aveva ragione il Battan, il primo ad aver partecipato al “Lascia e raddoppia” di Mike Bongiorno, presentandosi proprio per l’atletica. La gara dei 100 metri è vinta da uno studente del Liceo Cavour. Il suo nome era Berruti Livio ed aveva 17 anni.

Dodici anni dopo, esattamente nel 1967, Antonio Ghirelli mi chiama al Corriere dello Sport e mi affida la rubrica di Atletica. Proprio nei giorni in cui scrivo i primi pezzi (a metà aprile) un ragazzino di Barletta effettua la sua prima trasferta per gareggiare a Foggia. Il suo nome era Mennea Pietro. Aveva 15 anni. L’anno successivo con l’AVIS Barletta vince a Termoli la Leva della Staffetta, indetta proprio dal Corriere.

Porto fortuna? No, semplicemente sono fortunato.

Ed infatti, a parte questi insuperabili precedenti, mi sono recentemente imbattuto nei nipoti di quel famoso Giacomo Tortu che inizialmente ho citato. Padre di Salvino è anche il nonno di Giacomo (jr) e di Filippo. Ne ho parlato spesso anche su queste pagine. Visto che il giovane Filippo è iscritto al Campionato Europeo under 20 di Grosseto non posso non essere presente. Gentilmente mi accompagna Giorgio Lo Giudice e così ci   presentiamo allo Stadio Carlo Zecchini, che ha come pista di riscaldamento il Campo Scuola intitolato a Bruno Zauli, che in questa città visse gli ultimi giorni della sua vita terrena. Gentilezza ed efficienza da parte di tutti e vengo accreditato.

Filippo è un granito di Gallura

Arrivati in tribuna stampa veniamo accolti dal famoso fragore di cui ho già parlato. Chiedo al DT Elio Locatelli un suo pronostico sul tempo che potrà realizzare Filippo Tortu che sta per disputare la batteria. Non riesco a sentire la sua risposta, travolti come siamo da una musica insopportabile. Me lo scrive sul programma… prevede 10"50. Sbaglia di poco, perché Filippo si afferma con 10"51. Corre con il solito correttissimo stile, in perfetta progressione. I timori che non avesse recuperato dopo l’incidente che lo fermò il giorno del Golden Gala svaniscono.

Sono felice per lui, per il babbo Salvino che ha fatto miracoli, per la mamma Paola, per i Giacomo senior (mio coetaneo) e junior. Chiedo di nuovo ad Elio Locatelli il pronostico per la semifinale ed ancora una volta me lo deve scrivere. Perché non si sente nulla, siamo tutti ubriachi di suoni. Sul mio programma, che conservo gelosamente, è registrato 10"35. Il tempo sarà di 10"39, condizionato da vento contrario. Ma la gara non la seguo più in diretta, me ne torno a casa e me la vedo alla Televisione. Anche lì si avverte il fracasso, ma esiste la risorsa di escludere l’audio.

Per cui seguo in religioso silenzio anche la finale. Filippo vince, è campione d’Europa giovani (foto Colombo/Fidal).

Mi pare un miracolo, per un ragazzo che, secondo la scienza, in questo periodo avrebbe dovuto magari dedicarsi alla riabilitazione…

Ma lui, il padre, i suoi antenati, noi tutti proveniamo da una terra fatta di graniti avvolti dal silenzio dei secoli. L’ho detto anche al presidente Alfio Giomi, ma non mi è parso d’accordo.

Vuol dire che seguirò l’atletica in TV, negli allenamenti ed ai Giochi Olimpici. Arrivederci a Tokyo: se gliela farò e se non verranno introdotte, anche lì, terrificanti colonne sonore. Ci manca solo una orchestra, magari di sole percussioni, in mezzo al prato. Ci arriveranno, trasformando l’atletica in una discoteca, Suggerisco, visto che ci siamo, anche l’uso di luci psichedeliche, che possono esaltare le prestazioni degli atleti e la gioia del pubblico.

L’ importanza di avere 19 anni

Dopo tanto rumore, sussurro qualche considerazione temporal-statistica. Filippo ha diciannove anni. Alla sua età anche Berruti andava già forte ed aveva corso i 100 metri in 10"3 sulla tennisolite di Como. Sempre a 19 anni Pietro Paolo Mennea copriva la gara dell’ettometro in 10"2 sulla terra rossa di Cava dei Tirreni. Filippo Tortu ha ottenuto il 10"15 di Savona alla vigilia del suo diciannovesimo compleanno

Concludo indicando le cifre legate a queste prestazioni:

Livio Berruti (nato il 19 maggio 1939) corre in 10"3 il 31 agosto 1958, perciò all’età di 19 anni, 2 mesi e 12 giorni;
Pietro Paolo Mennea (nato il 28 giugno 1952) corre in 10"2 il 28 agosto 1971, cioè all’età di 19 anni e mesi 2;
Filippo Tortu (nato il 15 giugno 1998) corre in 10"15 il 25 maggio 2017, cioè venti giorni prima di compiere i 19 anni.

Dicono qualcosa i numeri? Ai posteri la vera sentenza. Intanto siamo partiti con il piede giusto. Arrivati a questo punto, taccio. E nel rispetto delle mie convinzioni mi dedico alla lettura di un famoso libro. Si tratta del “Muto di Gallura”. Edito da chi? Ma dalla meritoria Editrice Tortu di Tempio Pausania, che diamine!
 

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