- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Top Ten / Ritorno al futuro, ... a Trieste dopo mezzo secolo

PDFPrintE-mail

Lunedì 3 Luglio 2017

vergani 2

Gianfranco Colasante

Parliamo ancora (e sempre) di atletica. Anche se in circostanze diverse, e per restare allo sport, la non-notizia potrebbe essere l'avvenuta vendita presso Bolaffi della maglia di GiggiRiva - stagione 1969-70, quella dello scudetto - per 16.250 euro. Non male verrebbe da dire. L'atletica, quella che fu e quella che è, veleggia più in basso. Almeno a stare a quanto si è visto nella tre giorni del Grezar, impianto rivoltato in toto per il ritorno dell'atletica a Trieste dopo mezzo secolo. Confesso di aver visto le gare solo in TV e quindi da una angolazione certamente parziale se non ingannevole. Ma qualche considerazione a bassa voce voglio pure permettermela. Anche perchè, quasi cinquant'anni fa, a Trieste c'ero stato per gli "assoluti" del 1968. Si era di luglio, più o meno negli stessi giorni di oggi.

Nella sezione TOP TEN l'analisi della stagione aggiornata ad oggi.

In prospettiva si annunciavano i Giochi del Messico, quelli della strage della Piazza delle Tre Culture, raccontata al magnetofono da Oriana Fallaci dal letto dell'ospedale dove l'avevano portata ferita e in fin di vita. Il mondo cambiava rapidamente: il Messico sarebbe stata la cesura tra epoche diverse, con conseguenze ancora da scrivere. Tornando alle gare tricolori, le ho sentite raccontare in TV con una certa compiaciuta enfasi. Senza offesa per nessuno, visione difficilmente condivisibile. Aggettivazioni come "scoppiettante" o "frizzante", mi sono parse eccessive per quanto offriva il campo (e ancora un po' meno facevano le pedane).

Certo, aver visto - finalmente! - tornare in auge i 4-H, con tre specialisti sui 49-basso come direbbero in piscina, non può che consolare. Più nella versione maschile che ha messo in mostra a mio parere l'atleta simbolo: quel Lorenzo Vergani (foto Colombo/Fidal), 24 anni da compiere, che era partito dal 50"65 dello scorso anno e che d'un colpo solo ha tolto 82/100 al personale ottenuto a maggio alle spalle di Mario Lambrughi, qui assente. Certo, la specialità nel mondo vola: ai Trials di Sacramento, un certo Kerron Clement con 48"91 non è andato oltre il settimo posto, ma si può guardare avanti con più fiducia.

Dopo la tragedia di Villeneuve d'Ascq, peggio non potevamo proprio permettercelo. Ma da qui all'entusiasmo, ce ne corre. Se poi pensiamo che la Polonia, che ha insidiato il titolo europeo alla Germania, dispone di un quinto del bilancio della nostra federazione, certi cattivi pensieri si fa fatica a ricacciarli. Anche perchè permane qualche dubbio su scelte tecniche più che organizzative che non rendono credibile un capovolgimento di prospettive nel giro d'una sola settimana. Ma tant'è.

Piuttosto, a beneficio degli inguaribili ottimisti (quelli che sanno tutto e non hanno bisogno di chiedere) andiamo a rileggere quanto accadde a Trieste in quel lontanissimo 1968. Superfluo ricordare quanto diverse e peggiori fossero le condizioni ambientali per non dire della pista, sei corsie e terra rossastra allo stato primordiale. Poi il numero ridotto delle gare: 20 per gli uomini, solo 11 per le donne.

Nei 200 Livio Berruti vinse in 20"7 (molto peggio del 20"32 ventoso di Desalu?), doppietta di Franco Arese in 1'50"2 sugli 800 (qui l'americano Migliorati ha vinto in 1'49"85) e in 3'43"0 sui 1500 (dove Bussotti Neves ha corso in 3'46"12), sugli ostacoli Eddy Ottoz fece 13"9 e Roberto Frinolli 49"8, Peppe Gentile con 16.52 avrebbe vinto il titolo anche quest'anno. Maria Vittoria Trio saltò 6.48: sarebbe stata seconda solo alla Strati.

Insomma, un gioco pericoloso più che un'operazione nostalgia questo sguardo rivolto all'indietro. Ma stiamo parlando di quasi mezzo secolo fa, quando l'atletica non era una professione remunerata e dagli atleti non si poteva pretendere quella dedizione assoluta che oggi è richiesta. Lo fa la nostra federazione? Il presidente Alfio Giomi si commuove al pensiero degli assenti e, preveggente, dà appuntamento a Berlino, ... prima settimana dell'agosto 2018, quando scenderà in campo la squadra azzurra per Tokyo 2020. Perchè non credergli? Anche nella stagione 1969-70 lo scudetto lo vinse il Cagliari di GiggiRiva.

 

Cerca