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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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dall’ Ottocento al Fascismo
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Fatti&Misfatti / Nostalgia canaglia: Milano e i suoi fantasmi

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Martedì 9 Maggio 2017

meneghin 2

di Oscar Eleni

Dai monti Bianchi nella valle dell’Arenara, boschi incontaminati dove è bello fermarsi a leggere la monografia dei Meneghin per i Giganti curata bene da Giulia Arturi, giocatrice del Geas, grande società con magro bilancio, figlia di Rosetta Bozzolo, la storia del nostro basket femminile che domenica ha incoronato per la prima volta le ragazze di Lucca come campionesse d’Italia. Nel bosco seguendo Mark Twain: la verità è la cosa di maggior valore che abbiamo; perciò lasciatecela usare con economia. Ci siamo consolati così in giornate dove siamo tornati a contatto con il “Passato”, fra i nobili fantasmi della Milano che fu, nella nobile serata organizzata da Papetti, Paolo Bianchi, quelli di Basketovertime, Alessandro de Mori, nella vecchia palestra milanese Cappelli Sforza che ora la polisportiva Garagnano ha reso splendida e splendente. Era la notte per far riabbracciare Kenney e Dino Meneghin. O leone e o presidente.

Nostalgia canaglia e vedendo Franco Arturi, compagno di viaggio in Gazzetta, lui è arrivato in cima mentre il fuggiasco che è in noi scappava da Montanelli grazie a Caruso e Grandini, che regalava i Giganti ad Arturo e consorte, con la benedizione di Meneghin primo e re assoluto, il lavoro della figlia, ne aveva fatto un altro bellissimo su Recalcati, ci è venuta la voglia delle foreste inaccessibili. Il posto giusto per lasciare alle marmotte il libro che Dario Colombo ci aveva fatto scrivere proprio su Meneghin Dino da Fener. Deve essere stato brutto davvero se mai lo si cita. Destino. Gioco delle parti. Ci sono momenti in cui sei martello e batti, altri in cui diventi incudine e devi accettare. Ma i Proci, lo sapete, prima o poi vengono smascherati.

Con queste nostalgie da invidiosi nella notte presentata da un Dario Colombo in forma, rivedendo tanti compagni di viaggio, abbiamo attraversato il fiume per arrivare alla fine del campionato scoprendo, con rammarico, con rabbia, che la dittatura della televisione capace di obbligare la Lega alle 20,45 come orario per l’ultima giornata è stata anche una presa in giro. Il basket di quelli che pensano ad un altro sport aveva chiesto le 18. Loro, i nuovi paperi, si sono opposti: eh no a quell’ora finale scudetto di pallavolo. Testa bassa, gente arrabbiata. Pazienza. Poi la pallavolo ha cambiato orario. Ha anticipato. Ma oramai il basket era stato precettato per il dopocena.

Ci hanno guadagnato soltanto i tifosi di Trento perché se prima hanno visto perdere lo scudetto del voley alla squadra del giovane pilota Giannelli poi, dopo una sosta depurativa alle fonti, hanno visto le Aquile di Buscaglia fare il capolavoro dell’ultima giornata, il salto sul quarto gradino della classifica, altro record dopo aver trovato i play off per la terza volta in tre stagioni, una cosa da urlo come direbbe Longhi se ancora dovesse confessarsi con il nostro caro Grigoletti che alla notte della Cappelli Sforza si sarebbe divertito tantissimo, magari ascoltando Flaborea che raccontava dell’ossessione di giornate con il male ad una spalla dopo il primo allenamento degli over per il mondiale a Montecatini, nulla in confronto al martellamento telefonico dell’allenatore, il nostro caro Tonino Zorzi che ad ogni ora raccomandava cure ed alimentazione. Per Natucci, che lo ha voluto come Paron delle vecchie glorie, un tipo di uragano diverso da quello dell’Alberto Bucci che guiderà i più giovani alle Terme in casa Boni, l’uomo giusto anche se i medici hanno dovuto incatenare alle sedie quattro o cinque cardiopatici facendo saltare la squadra degli over 75,

Prigionieri del tempo e dei sogni. Che male c’è? Ricordare non fa sempre benissimo, ma può servire se ancora ti arrabbi per le visioni distorte del Barabba Bariviera che vedeva nell’Ignis la perfezione di Nikolic senza riuscire a spiegare perché il suo Simmenthal, così arretrato, lo dice lui perché nessuno di quelli che hanno cavalcato con Rubini l’uomo che curava cuori e teste, oltre ai muscoli, lo ha mai pensato, Kenney non se l’è neppure presa per essere stato sostituito da Brosterhouse, è arrivato a fare tre spareggi scudetto. Dovevano chiederglielo, ma per fortuna il siparietto con Zanatta e l’incubo, da raduno prolungato, del Barabba che provava un tanga brasiliano comprato per Mabel Bocchi ha fatto dimenticare tutto a tutti. Rubini non se la prenderà. Ha vinto così tanto e così tanto più dei suoi critici nel tempo che può anche sorridere parlando con i trapassati del grande basket che pure aveva dato fama e denaro ai successori.

Fine corsa rileggendo storie di play off che hanno cambiato colore per colpa o per merito dell’ultima giornata. Lo scoprì Milano, ad esempio, nel Palalido che fu, per un canestro dell’ex Paleari che mandò più avanti chi poi portò via lo scudetto ai petersoniani. Siamo curiosi di leggerlo sul libro che Paolo Viberti farà uscire a settembre. E’ la storia quasi vera di Valerio Bianchini e il titolo è azzeccato per il Vate: Bianchini “le mie bombe” che manderà in corto tanta gente, come succedeva quando cercava una fessura per far crollare le dighe altrui, una debolezza nella mente da sfruttare sul campo. Ora vedremo cosa succederà dopo questo ribaltone provocato dal quarto posto di Trento che ha spostato Reggio Emilia dalla parte del tabellone dove ci sono Avellino e Reyer Venezia.

Cercando di leggere fra le righe con la mortificazione di Menetti, dopo il centone preso a Cremona, abbiamo trovato una dichiarazione di Frosini che fa capire cosa stia succedendo nei prigionieri del PalaBigi che, per fortuna, non sarà “rubato” al basket dalla sala stampa del Giro, come ci segnala Vip Costa, perché il suo messaggio è stato chiaro: “Alla fine saremo tutti in discussione”. Non l’avremmo mai suggerito a giocatori che non sembrano davvero aver capito la fortuna di poter giocare in una società come quella di Reggio Emilia.

Saluti e nessun bacio a chi lascia la stagione a questo punto. Speravamo che Sacchetti e il suo basket cambiassero la strada di Brindisi. Non è successo. Per fortuna Marino è pronto a ripartire.

Non sapremmo spiegare la crisi della Lombardia che manda ai play off soltanto Milano, tiene nel sottoscala Brescia, Varese e Cantù, accompagna in A2 Cremona che l’anno scorso giocò i play off. Peccato. Ma il Lombardia si giocherà lo stesso anche l’anno prossimo dicono a Desio. A proposito su questa crisi il presidente regionale Mattioli non c’entra nulla, lui lavora tutto il giorno per la base. E fra i suoi sogni ci sarebbe anche l’idea di un museo del basket, magari nei giardini del vecchio Palalido, magari facendosi aiutare dal Papetti che ha già messo in piedi quello del basket milanese.

Pagelle sperando che in tanti facciano un assist per vivere come vorrebbero quelli di Basket Overtime impegnati ad aiutare chi è rimasto al buio dopo tanto tempo sotto i riflettori dello sport che amavano. Speriamo di ritrovarci tutti a Pesaro dove i Maturi andranno ad onorare la grande scuola accompagnati nella visita da Franco Bertini.

10 A Mirco DIAMANTI e alla ragazze di Lucca che hanno portato il primo scudetto del basket in città, nella settimana indimenticabile della Toscana che già aveva salutato nella Fiorentina calcio le nuove tricolori del pallone.

9 Al COMUNE di TRENTO perché sono bastate due sedute della giunta per decidere di portare a 5000 posti il palazzo dell’Aquila. Per capire i successi di una società, basket o volley conta poco, basta capire dove può sviluppare i suoi progetti.

8 A Sandro DELL’AGNELLO per come si è congedato da questa stagione di battaglia, tenendo Caserta ad alto livello fino a quando ha potuto, salvandola quando doveva. Un altro della scuola Tanjevic che sa cosa vuol dire lavorare per e con i giocatori. Ora speriamo che la società trovi chi la può sostenere in serie A.

7 A BRESCIA che si è congedata bene dopo il primo campionato anche se non ha avuto i play off. Vedere tanta gente al seguito nella trasferta di Pistoia, vedere come si sono battuto i reduci, sapere che Diana sarà confermato ci dice che qualcosa di buono è risorto nella città del Barone e di Pedrazzini.

6 Ad Antonio Iannuzzi 208 avellinese centro di riserva a Capo d’Orlando che nella partita per andare ai play off ha segnato abbastanza, 24 punti, per farsi notare. Adesso non si iscriva al club degli ingrati che dopo la citazione vanno in vacca.

5 A VARESE se non darà una squadra decente all’Artiglio Caja che ha fatto davvero un buon lavoro di restauro.

4 A CANTU’ se non ascolterà Recalcati per il progetto di ristrutturazione di una società che deve tornare a produrre giocatori come ha sempre fatto.

3 A PESARO se non troverà la forza per riportare nel basket le energie economiche di una città che ora non deve perdere gli artefici di una salvezza sofferta.

2 Agli ARBITRI italiani che abbiamo visto che in queste ultime giornate, provando rabbia per le leggi balorde che hanno portato fuori dal gioco Lamonica. Per fortuna all’ULEB non pensano e nelle finali di Istanbul il nostro corazziere ci sarà ancora.

1 A CREMONA se dovesse perdere fiducia nelle scelte che ha fatto, in questa squadra che pure ha chiuso segnando 100 punti, retrocedendo a testa alta.

0 A REGGIO EMILIA per l’ultima esibizione, per essere scivolata al sesto posto, per quella difesa indegna che spiega tante cose nella crisi di quest’anno dove tutto è andato male, ma non soltanto per sfortuna. Certo dopo due finali scudetto ci aspettavamo cose diverse, ma Menetti è uno che stupisce. Se schiverà il fuoco amico, come sta facendo Repesa che fra i fantasmi della Milano pensata scopre ogni tanto che non tutti vanno a letto presto come De Niro in C’era una volta l’America.
 

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