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Saro' greve / Baggio, Vittori e il dono dell'ingratitudine

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Lunedì 20 Febbraio 2017

baggio

di Vanni Loriga

Come al solito “Sarò greve”. Viviamo nel momento della beatificazione di Roberto Baggio (nella foto, nello spogliatoio della squadra di Amatrice col sindaco Sergio Pirozzi), e tale definisco la celebrazione del suo primo mezzo secolo di vita (anche se non mi risulta che nel culto buddista esista la venerazione dei Santi). Il primo a partire lancia in resta, anticipando tutti di una settimana, è stato Mario Sconcerti che nella TV di Stato ha presentato una biografia del “Divin Codino“ (altro che Santi, qui siamo un gradino più su …). Ottima iniziativa ma bisogna ricordare che talora anche Omero si appisolava (o, come disse Orazio, “quandonque bonus dormitat Homerus”).

Per cui il più fiorentino dei tifosi della Fiorentina ad un certo momento parla del professor Alberto Baccani come preparatore atletico di Baggio e successivamente precisa che invece di Carlo Vittori si trattava.

Anche Omero ... si appisolava

Arrivati a questo punto divento veramente “greve” e racconto come andarono effettivamente le cose. Sono in grado di farlo con una certa cognizione di causa e racconto i fatti. Tutto nasce con un primo infortunio che rende necessario un intervento chirurgico (5 maggio 1985) effettuato a S.Etienne dal professor Bousquet. Duecentoventi punti, operazione riuscita, ma sembra che la carriera calcistica di Roberto sia finita. Intanto è stato acquistato dalla Fiorentina ed il suo presidente Pier Cesare Baretti non si rassegna a perderlo. Si rivolge a persona di cui si fida, cioè al professor Elio Locatelli, e gli prospetta il problema. Riescono a convincere Baggio a raggiungere Formia e viene coinvolto anche Carlo Vittori.

Se mi vuoi bene, uccidimi!

“Visitammo insieme il calciatore – ci ricorda ora Locatelli – e constatammo che il suo vero problema era legato alla scarsa efficacia del vasto mediale lungo, il muscolo del quadricipite responsabile della stabilizzazione della rotula. Era necessario rafforzarlo e non era problema di facile risoluzione. Carlo Vittori s’impegnò al massimo ed in una ventina di giorni il ragazzo registrò grandi progressi tanto che incominciò a calciare con il solito vigore”.

In quel periodo di soggiorno presso la Scuola di Formia andai ad intervistarlo per conto del Corriere dello Sport. Era gentile e disponibile ma molto preoccupato. Lo assisteva con produttivo ottimismo la mamma, signora Matilde Rizzotto. Terminato il periodo di recupero formiano, Baggio si trasferì a Firenze e Carlo Vittori venne assunto dalla Fiorentina con un contratto triennale, pronto ad intervenire in ogni occasione perché quella di Roberto fu una rieducazione continua. Il pericolo di lussazione della rotula era comunque incombente.

In una intervista rilasciata il 19 novembre 2015 a Walter Veltroni, sempre per il Corriere dello Sport, lo stesso Baggio dichiarò che una volta, al massimo dello sconforto, disse alla mamma: “Se mi vuoi bene, ammazzami!” Non fu necessario. Mamma Matilde fu sempre vicino al figlio. Come gli fu accanto il professor Carlo Vittori, che gli aveva ridato la vita di atleta. Non come preparatore ma sopratutto come rieducatore e motivatore. Per lui neanche una parola di ricordo. Né da Baggio né dai suoi cantori.

La morale è sempre la stessa: non fare del bene se non sei in grado di sopportare l’ingratitudine.

 

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