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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Roma 2024 / Chiusa la candidatura, lo sport italiano guarda in avanti

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Mercoledì 12 Ottobre 2016

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Con una mesta, e affollata, conferenza stampa Giovanni Malagò ha posto ieri la parola fine al progetto della candidatura di Roma ai Giochi 2024. Mesta perchè non sono mancati nel salone del Foro Italico accenni di commozione, francamente parsi fuori di luogo. Dal momento che la stessa candidatura era stata chiusa da tempo, prima dal pronunciamento del consiglio comunale e, a seguire, dal presidente dello stesso Comitato Promotore Luca Cordero di Montezemolo in un recente intervento ad un'assemblea di operatori turistici. Ma, come ha fatto notare Malagò, mancava l'atto ufficiale, il sigillo, che solo il CONI aveva il diritto di apporre alla vicenda. Sigillo che è arrivato con una lettera al CIO spedita nella stessa mattinata di ieri (l'analoga lettera di rinuncia della Capitale era stata inoltrata qualche giorno prima).

Dire che si sia chiusa, almeno a leggere alcuni giornali da sempre molto vicini alla candidatura stessa, parrebbe quasi un azzardo. Lasciamo perdere il dibattito subito acceso dall'utilizzo da parte di Malagò della parola "interrompere" invece che "ritirare" che intenderebbe schiudere chissà quali futuri scenari (per il 2028? per altre città?). Ma c'è ancora chi parla e scrive di TAR, di piani alternativi, addirittura di una iniziativa (dopo quella un po' all'amatriciana dei sindaci degli altri capoluoghi laziali) da parte dei consiglieri d'opposizione del fantomatico parlamentino della Città Metropolinata (presieduto sempre da Virginia Raggi) tendente ad annullare la delibera del Comune.

Lasciamo ai giuristi e ai pareri pro-veritate - che, com'è noto, da noi non mancano mai - pronunciarsi nel merito. Sarebbe di contro opportuno chiudere al più presto questo dossier che - come la Costituzione - parrebbe essere "il più bello del mondo" e guardare in avanti. Il più serenamente possibile. Ai tanti problemi che lo sport olimpico ha, irrisolti, sul tappero. Casomai a cominciare dalle curiose maglie della nazionale di calcio date in affitto. Ma non solo. Come ha ricordato lo stesso Malagò, esiste la necessità di dare un rapido seguito alle tragiche condizioni del Flaminio e delle Vele di Calatrava, la cui costruzione qualcuno deve pur aver avallato e finanziato. Vedremo, anche perchè il CONI, con la rinuncia alla candidatura, rinuncia pure ad occuparsene, rinserrandosi nei suoi confini istituzionali.

Intanto, tanto per la storia, possiamo ricordare che nella predetta conferenza di ieri mattina (mandata in diretta da Sky e nella quale brillava per l'assenza Montezemolo) il presidente Malagò, dopo aver sparato ad alzo zero sul sindaco Raggi e il consiglio comunale accusati tout-court di mendacio e incompetenza, ha annunciato alcune mosse. Innanzi tutto ha rivelato la composizione della terna che avrebbe voluto a capo dell'esecutivo del progetto olimpico: il patron di Tecnogym (azienda appena quotata in Borsa) Nerio Alessandri alla presidenza, l'archistar Renzo Piano alla supervisione, il generale dei Carabinieri in pensione Enrico Cataldi alla governance. Ma, si è chiesto qualcuno, non avrebbe dovuto essere il Comune a indicare i nomi?

Seconda mossa, inattesa, l'annuncio della candidatura di Milano ad ospitare la Sessione del CIO dell'anno 2019, Sessione che in Italia manca dal 1966. Un tentativo di rilancio nel timore che la considerazione di Thomas Bach verso lo sport italiano, dopo le vicende di Roma 2024, sia un po' in ribasso e da ricostruire. Può essere questa, se vogliamo, una chiave di lettura. Anche se per quello stesso 2019 lo sport italiano avrà l'occasione di avanzare la (giusta) pretesa ad avere un nuovo membro CIO. Specie dopo la prossima uscita di scena di Mario Pescante e Franco Carraro.  

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