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Atletica / I 50 anni della Scuola dello Sport e il futuro della Fidal

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Lunedì 10 Ottobre 2016

scuola dello sport 3

di LUCIANO BARRA

Vuoi immaginare un futuro? Allora è necessario fare un bel ripasso del passato. E’ una regola fondamentale non solo nello sport, ma anche nella vita. E se per Roma 2024 si fosse seguito questo assioma non ci si sarebbe trovati nella situazione in cui siamo finiti. Tra l’altro, da più parte, mi si chiede il motivo di questo "accanimento terapeutico" sulla candidatura e questo rallentamento nell’uscire dignitosamente di scena. Penso che serva a giustificare che una parte del lavoro era stato fatto e che le risorse spese siano così giustificate. Far poi credere che se la Sindaca avesse detto di si, Roma avrebbe vinto, fa parte dei sogni di ogni bambino, viziato.

Del passato pensavo l’altro giorno durante la celebrazione dei 50 anni della Scuola dello Sport nella bella manifestazione organizzata per la Scuola da Rossana Ciuffetti, con Giacomo Crosa quale anchorman, e tanti grandi personaggi a parlare, da Giovanni Malagò, a Franco Carraro, a Roberto Fabbricini, a Bruno Grandi, ad Alberto Miglietta, a Vincenzo Cappelletti e tanti altri fra cui i “nostri” Augusto Frasca (definito da Malagò “la cassazione della storia dello sport”), Gianfranco Colasante e Peppe Gentile.

Cosa pensavo? Che l‘atletica degli anni 70/80 mai avrebbe potuto raggiungere i successi di risultati, popolarità, penetrazione che furono raggiunti senza alcune premesse. Sicuramente il motore principale fu quel geniaccio malefico di Primo Nebiolo. Su lui si è già detto tutto. Si parla sempre della panna sul gelato e mai sulla sostanza che c’è sotto. Tutto quanto avvenuto non sarebbe stato possibile se in quel momento non fosse maturata una raccolta di esseri umani che poi furono fondamentali per la crescita della federazione e dell’atletica. Ovviamente mi riferisco ai Maestri dello Sport. Ricordo perfettamente ancora prima di essere in Federazione, da dirigente del CUS Roma, spingere giovani aspiranti dirigenti di allora a partecipare al concorso per entrare alla Scuola dello Sport. Si trattava, se vogliamo, di un investimento alla cieca.

La “raccolta” successiva fu eccezionale. E’ difficile ricordarli tutti ma non posso non nominarne tutta una serie di Maestri che hanno accompagnato la crescita dell’atletica. In rigoroso ordine alfabetico: Sandro Aquari, Carlo Arrighi, Lino Bellotti, Paolo Calissi, Nicola Candeloro, Gianfranco Carabelli, Massimo Cozzi, Giacomo Crosa, Michele De Lauretis, Sandro Donati, lo stesso Roberto Fabbricini, Giuseppe Falco, Pino Gianfreda, Tiziano Petracca ed in parte Beppe Gentile.

E poi tutti quelli sul territorio ed i tecnici e gli altri che hanno fattivamente collaborato con la federazione e l’atletica: da Aquino, Arcioni, Tommaso Assi, Felice Baldini, Bernaschi, Berto , Canaccini, Carbonaro, Contento, De Vincentiis, De Vito, Di Nucci, Di Pietro, Dotta, Frizzarin, Fucci, Gamba Giroldi, Guidolin, Lai, Lazzarotti, Lombardi, Lombardo, Manno, Piergentino Marini, Mazzeo, Mica, Pitoni, Dino Rossi, Viani Lisi, Zardi, … Chissà quanti ne ho dimenticati e me ne scuso.

Sarebbe stata possibile quell’ascesa dell’atletica senza i Maestri dello Sport? Ho forti dubbi in proposito e qui il passaggio è automatico sul fatto che l’attuale (e non solo attuale) povertà dell’atletica (tecnica e programmatica) è dovuta alla mancanza di materia prima, e "grigia", che la possano aiutare ad uscire dalle attuali sabbie mobili.

In attesa delle prossime elezioni federali

Siamo alla vigilia dell’elezioni federali della FIDAL e credo che una riflessione in materia sia necessaria. Quali sono i principali problemi dell’atletica che la nuova dirigenza dovrà risolvere? In ordine d’importanza: i risultati tecnici di alto livello, la struttura tecnica federale e la crescita dirigenziale dell’atletica tutta. Il resto viene di conseguenza.

Spero che non ci sia bisogno di spiegare perché l’atletica Italiana ha bisogno di risultati di alto livello. Poter riguadagnare prestigio, popolarità, spazio sui media, che ormai parlano di atletica solo quando c’è qualche storia di doping, non è solo una necessità egoistica di qualcuno. E’ necessaria per le Società, per i loro dirigenti volontari, per le organizzazioni federali sul territorio senza il prestigio dei risultati il loro lavoro e la loro motivazione sono vanificati.

E’ un concetto ed un tema che va perseguito altrimenti si rischia di pensare che l’atletica di alto livello è un’altra cosa. La tanto e stupidamente vituperata “atletica spettacolo” del citato ventennio questo scopo primario aveva. Dirigenti di Società e sul Territorio avevano le armi per combattere le loro battaglie per finanziamento, per promozione giovanile e per l’impiantistica, grazie ai risultati che l’atletica raggiungeva.

La Struttura Tecnica Federale, dove il Presidente Giomi ha sbagliato e lo sa, anche se ha la scusa e l’alibi degli otto anni precedenti che hanno raso al suolo qualsiasi rimanenza tecnica e culturale precedente, essa deve seguire un disegno organizzativo uguale a quello esistente in tutti i Paesi simili all’Italia. Il disegno tecnico del “tutti a casa”, “tutti con mamma e papà” deve finire. Ma per fare questo c’è necessità di scelte coraggiose anche se la materia prima è scarsa. Sapete quanti hanno aderito ad un corso di quarto livello promosso dalla Federazione? Un solo tecnico!

Tra l’altro dispiace di vedere che l’Italia da anni è completamente assente dai seminari tecnici internazionali che da ogni autunno/inverno si organizzano in Europa, nella maggioranza dei casi con spese a carico della EAA. Purtroppo la mia sensazione che ciò accadrà anche questo anno causa il fatto che i “nostri tecnici non parlano le lingue”. Ma siamo certi che apprendere l’inglese e le sue terminologie tecniche sia materia da M.I.T. (chissà quanti tecnici sanno cosa è?). E poi che vadano comunque e se non capiscono almeno si rendono conto di quanto sono ignoranti e quanto devono studiare.

Dirigenza: l'affannosa ricerca del talento

La crescita dirigenziale? Vi siete domandati come mai per trovare un candidato presentabile alla Presidenza della FIDAL è necessario usare il lanternino? E pur essendo poco esperto in materia credo che lo stesso accada a livello territoriale e societario. Ovviamente ci sono le eccezioni ma non bastano. Qui non bisogna fare i fatalisti ma è necessario un’operazione di forza tipo quella che fece Onesti quando lanciò la scuola dello sport. Per non parlare di quanto a metà degli anni ottanta fu fatto dal Centro Studi della FIDAL con il corso di formazione di dirigenti (vero Gianni Gola, Marcello Marchionni, Giorgio Ariani ed Alfio Giomi?). Che poi quel corso avesse portato ad una “rivoluzione generazionale” è un fatto certo.

La cosa più semplice sarebbe di scegliere 100 giovani dirigenti e sottoporli ad una cura intensiva di management teorico e pratico, con spese da compartire con i partecipanti. Il Centro Studi della FIDAL potrebbe lanciare tale iniziativa aggrappandosi alle iniziative che Franco Ascani fa da 14 anni con l’Università degli Studi di Milano Bicocca con un Master Universitario di alto livello o con i Master/Workshop che Alberto Ghiretti, coraggiosamente e bravamente, propina regolarmente al mondo dello sport , tipo il prossimo interessantissimo che ha come titolo “Workshop sul Public Speaking”. Avrei una lista di dirigenti nazionali a cui obbligherei la partecipazione! Ovviamente senza dimenticare la Scuola dello Sport, il luogo istituzionale, dove oggi siede un’altra persona dell’atletica: Rossana Ciuffetti.

Tutto qui per risolvere i problemi del’atletica, voi direte ? Il resto, la promozione sportiva, il finanziamento delle società, l’impiantistica sportiva etc. sono una conseguenza. Sulla promozione sportiva mi permetto di anticipare un prossimo scritto che apparirà su www.sportolimpico.it . E’ ora di finirla di dare la colpa degli insuccessi sportivi alla mancanza di traino dello sport nella scuola. Accertato che non esiste connessione fra quantità e qualità, basterebbe fare alcune operazioni semplici. Oggi i più sono catturati, dal calcio e quelli in giovane età dal nuoto, dalla ginnastica e dalle arti marziali. Quelli fisicamente imponenti da Pallavolo e Pallacanestro che offrono i vantaggi educativi degli sport di squadra.

Calcio, Pallavolo e Pallacanestro “espellono” ogni anno dai loro centri giovanili un centinaio di migliaia di giovani che non sono tecnicamente in grado di accedere ai livelli superiori. Sono tutti giovani che hanno fatto per tre/quattro anni la cosiddetta “gavetta motoria” propedeutica ad ogni attività sportiva di alto livello. Basterebbe ogni anno reclutarne un centinaio, soprattutto ragazze (essendo oggi lo sport femminile più di facile accesso competitivo e essendo le donne più serie e motivate, una volta che scelgono la loro strada). Operazione su cui indirizzare società ed enti territoriali.

C’è solo da sperare che la nuova dirigenza che uscirà dalla prossima Assemblea della FIDAL si convinca che questi sono i problemi principali dell’atletica. Chi sarà eletto? A giorni conosceremo i nomi dei candidati ma mi pare che non ci sia molta scelta. Abbiamo letto di giovani ex-atleti che pare non abbiano le “pezze d’appoggio” (leggi i voti) per candidarsi. Mi riferisco a Massimo Di Giorgio e Carlo Grippo. Personalmente ritengo che il loro contributo, anche in altre posizioni, sarebbe utile.

Uno (Di Giorgio) ha avuto il coraggio di scrivere un programma in cui c’erano interessanti spunti (bella l’idea di avere società ed organi federali che abbiano le loro sedi negli impianti di atletica, meno feasable per la Federazione Nazionale). L’altro (Grippo) potrebbe portare un’esperienza professionale non comune nel campo del marketing. E’ un fatto che oggi si siano affacciati solo degli ex-atleti, positivo, ma una lezione per tutti i dirigenti in carriera.


Sarà corsa a due per la presidenza?

Si dice che i due candidati che rimarranno in lizza saranno Alfio Giomi, l’attuale presidente, e Stefano Mei. Anche Mei è un ex-atleta e di prestigio. Ai miei occhi Stefano si porta appresso l’handicap di essere stato seduto in Consiglio Federale come rappresentate degli atleti per otto anni, negli anni più oscuri proprio per gli atleti. Fu proprio lui a dirmi nel 2009 a Berlino durante i Campionati del Mondo (un altro “zeru tituli”) che la borsa di studio di Meucci era di poche migliaia di euro; mi ricordo che gli risposi: “E tu accetti questa situazione?” Cosa è accaduto grazie a quella politica lo sappiamo ed è davanti agli occhi di tutti.


Ovviamente a Stefano Mei manca anche la conoscenza della complicata macchina federale, più complicata di quanto si pensi. Eppure lo stesso Stefano sarebbe utile all’atletica Italiana. Io lo avrei visto come Team Manager già da tanto tempo.

Cosa dire infine di Alfio Giomi? Il suo attivismo è impagabile e necessario. Se si fosse occupato meno del Settore Tecnico sarebbe stato meglio. Ma lui oltre alla conoscenza del tessuto dell’atletica e della macchina della Federazione, ha una qualità fondamentale che è quella della passione e dell’intelligenza politica. Lui deve fare ammenda degli errori commessi negli ultimi quattro anni, errori che conosce molto bene, e deve prendersi la responsabilità di lasciare l’atletica Italiana fra quattro anni in una situazione ben diversa. Si era illuso di poterlo fare in quattro anni.

Rammento che il gruppo di cui ho fatto parte (il famoso “Rinnovamento”) è arrivato al potere all’inizio degli anni Settanta e che risultati di ottimo livello furono raggiunti solo otto anni dopo, a Praga, ai Campionati Europei del 1978. Non a caso al CIO il Presidente è eletto per otto anni. Nello sport Italiano più che parlare di limite dei mandati si dovrebbe parlare di anni del primo mandato e di limiti d’età.

Giomi ha dalla sua parte due vantaggi sul suo rivale. È membro del Consiglio della EAA per altri tre anni e come tale ha diritto di sedere nel Consiglio della FIDAL per tutto il suo mandato Europeo e poi lui con un quadriennio alle spalle può ambire ad essere eletto nella Giunta del CONI. Privilegi che Stefano Mei non ha. Detto ciò Stefano è uno da tenere in squadra, non tanto per le sue cravatte, ma per quello che lui ha rappresentato come atleta. Vedremo che accadrà.
 

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