- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





TrentaRighe / Atletica: quanto ci costera' il disastro di Rio?

PDFPrintE-mail

Domenica 28 Agosto 2016

straneo

(gfc) Il quadriennio del rilancio si è chiuso a Rio con un mezzo disastro. Miglior risultato, il quarto posto della marciatrice Palmisano. Ma, intendiamoci, anche se per avventura, o intervento dei giudici, fosse stato un terzo, la sostanza non sarebbe mutata. Punto a capo e tutto da rifare. Mi torna in mente che all'indomani dei Giochi di Atene 2004 - non proprio la notte dei tempi - l'allora presidente Gianni Gola venne posto sul banco degli imputati da Giovanni Petrucci, capo del Comitato Olimpico, perchè nessun azzurro era stato ... finalista sulla pista. E questo malgrado la FIDAL avesse portato a casa due medaglie d'oro - una delle quali nella Maratona - e una di bronzo. Gola, amareggiato, preferì signorilmente farsi da parte.

Se la storia ha un senso, la parola ora dovrebbe passare a Giovanni Malagò che dopo Rio - da dove, giunto con qualche apprensione, è tornato stropicciandosi le mani - si trova a fronteggiare l'incerta sorte di Roma 2024 (che si vorrebbe sottrarre al Campidoglio, che tergiversa, fidando nel Governo, ...) e l'obbligo di chiudere in qualche modo la vicenda che lo contrapone da anni al dimissionario Paolo Barelli. Avrà tempo (e voglia) di occuparsi anche della FIDAL? Forse dovrebbe farlo perchè il gruzzolo di medaglie (28) senza quelle dell'atletica non "pesano" poi tanto. Certo, complimenti ai tiratori d'ogni arma e ai sorprendenti judoka, ma ... il termometro olimpico passa da atletica e nuoto.

In attesa degli eventi, toccherà alla federazione d'atletica rimboccarsi le maniche. E procedere a una vera rifondazione che difficilmente potrà essere affidata ai vertici in scadenza, datati e un po' usurati. Ma chi al loro posto? Per questo, dopo il disastro, occhi e cuori sono rivolti all'assemblea elettiva fissata per novembre. Dove, a sentire dire, il presidente Alfio Giomi intenderebbe proporsi per un secondo mandato. Il solo D.T. Massimo Magnani pare intenzionato a lasciare. E gli altri?

In tale incertezze, si può dire che i Giochi brasiliani, i primi senza medaglia da almeno 60 anni, col loro responso deludente (ma c'è chi ricorda le assenze contrapposte e forzose di Tamberi e Schwazer, due possibili candidati al podio) abbiano fornito più di una riflessione. Di natura economica, la prima. Per questo quadrienno, per la sola attività la federazione ha ricevuto contributi pubblici non inferiori a 25 milioni di euro, 10 e più per il solo anno olimpico. Cifre importanti, poco comuni in Europa. Ci si chiede: sono sufficienti e, soprattutto, sono state spese nel modo più produttivo?

La seconda riguarda la necessità di imporre un modello di gestione più razionale, con gli atleti subordinati alla federazione e non viceversa. Si è letto che il vero problema riguarderebbe il funzionamento dell'apparato tecnico di vertice, malpagato, passato dalla promessa degli advisor ai vagheggiati centri di allenamento, rivelatisi più un'ipotesi che una realtà. Vanno operate scelte difficili e impopolari. Non per nulla, lo scorso anno lo stesso Malagò aveva suggerito di imitare proprio la ... federnuoto.

Ma ci sono altri nodi da sciogliere. Tanto per citare, il ruolo e la funzione delle società militari, vera ossatura dello sport nazionale. Hanno ancora una reale funzione tecnica o sono soltanto viste come anticamera del pensionamento? Possibile inquadrarle in un piano di rilancio dei club? Se tutta l'atletica mondiale ha bisogno di una riorganizzazione (e qui Lord Coe si muove col freno a mano tirato), quella italiana ha l'obbligo di una rifondazione completa e rapida. Ma chi ne avrà l'inventiva e la forza per farlo e, soprattutto, la capacità?  

Cerca