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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





FuoriOnda / La piu' colorata e allegra Olimpiade di sempre

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Lunedì 22 Agosto 2016

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di FIAMMETTA SCIMONELLI

In una manifestazione sportiva così complessa e variegata come i Giochi Olimpici si vive di emozioni, di gioie e di delusioni. Gli sport sono tanti, quelli che ami di più e quelli che impari a conoscere meglio, come il tiro a segno, perché ti affascina per la tensione oscura (i bersagli si vedono attraverso pallini bianchi) e vibrante. Naturalmente, il cuore batte di più quando ci sono gli italiani in gara: vorresti spingerli tutti verso il traguardo ambito di una medaglia e soffri con loro perché hanno perduto l’occasione. Fra i nostri ce ne sono tanti, in tutte le discipline che sono arrivati ai piedi del podio,

Nell’atletica, nel nuoto, nel canottaggio, nella canoa, nella ginnastica, nel tiro con l’arco, nella scherma, nel tiro a segno, nel nuoto sincronizzato , nel nuoto in acque libere, nella vela (con la sfortunata regata finale di Flavia Tartaglini, che dopo aver condotto tutta la gara ha chiuso al sesto posto) nella squadra di ritmica che ha visto sfumare di un soffio in bronzo. Tanti di questi ragazzi sono molto giovani e l’esperienza sofferta potrebbe spingerli positivamente verso Tokyo 2020. Non pare essere così per Federica Pellegrini e Vanessa Ferrari che probabilmente chiuderanno la carriera olimpica con un rimpianto in più.

Sotto il segno di Michael e Usain

Rio 2016 infatti, anche se ha confermato Michael Phelps e Usain Bolt come campioni forse irripetibili, è stata soprattutto l’Olimpiade dei giovani e quindi delle sorprese. Come non incantarsi, pur ancora addormentati, davanti alla finale dei 400 metri, dominata dal venticinquenne sudafricano Waide Van Niekerk, capace di correre la distanza con il record del mondo di 43”03, strappato a Michel Johnson (43”18) con una facilità disarmante? O come non credere di sognare guardando Gregorio Paltrinieri e Gabriele Detti, vincere l’oro e il bronzo nei 1500 stile libero e cantare sul podio l’Inno di Mameli a tutta voce dopo essere stati premiati da Franco Carraro che nascondeva la commozione e l’orgoglio sotto gli occhiali?

Poi, svegliandoti meglio, ripassi gli altri momenti d’oro, d’argento e di bronzo della nostra Olimpiade. Lo sguardo fulminante del judoka Fabio Basile, che in meno di un minuto ha conquistato la duecentesima medaglia d’oro per l’Italia tanto invocata dalla stampa, abbattendo nei 66 kg il coreano Al Bakin; la faccia, quasi trasognata di Niccolò Campiani che dopo aver vinto nella carabina aria compressa 10 metri, ha confermato l’oro di Londra 2013 dalle tre posizioni, incredulo di aver commesso nell’ultimo tiro un errore meno grave di quello del suo diretto rivale, il russo Kamenski, che era stato in testa per tutta la gara.

Oppure lo sguardo bagnato di Elia Viviani che dopo essere caduto nella prova ciclistica dell’omnium, si è rialzato, ha inseguito e ha vinto applaudito da pubblico e avversari; Elia avrà certo pensato a Vincenzo Nibali, tradito da una discesa bagnata mentre guidava la gara su strada verso il traguardo, che aveva dovuto lasciare la medaglia, vittima di una frattura; la felicità incontenibile di Daniele Garozzo che ha riportato la vittoria nel fioretto individuale all’Italia; l’imbarazzo gioioso di Diana Bacosi e Chiara Cainero, sorelle avversarie nella finale decisiva dello skeet, conclusa in favore della prima; il sorriso commosso di Gabriele Rossetti sul podio più alto dell’Olimpiade nello skeet, assediato dai tifosi della Valdinievole, venuti apposta per lui.

Quando l'oro si bagna d'argento

E poi gli argenti, tanti nelle prove individuali. Dai tuffi sincronizzati alla scherma, dal nuoto in acque libere, dal judo al tiro a volo. E i due bronzi di Detti nel nuoto, quelli del due senza e del quattro senza nel canottaggio, nel ciclismo femminile , di Tania Cagnotto nel trampolino 3 metri e, nell’ultima giornata dell’italocubano, italiano per matrimonio, Frank Chamizo, un ragazzo tutto muscoli e fantasia, nella lotta libera 65 kg. Infine le prove a squadre: quelle che il pubblico ama tanto perché prolungano le emozioni e premiano più che un singolo campione, un intero movimento, allargando la gioia.

Gli azzurri si sono fatti onore come mai prima. L’argento nel beach volley, se pur ottenuto dai due giocatori Nicolai e Lupo (quest’ultimo eletto alfiere azzurro per la cerimonia di chiusura) ha portato alle stelle l’entusiasmo per la disciplina, mai così in alto a livello olimpico. Poi il”setterosa” e il “settebello”, argento e bronzo, entrambi rinnovati e proiettati a futuro e che hanno confermato la forza italiana nella pallanuoto.

La vittoria della "torcida" e del Brasile

E infine la pallavolo da batticuore che dopo una semifinale coraggiosa e tenace vinta contro gli Stati Uniti al tie-breack, ha affrontato il Brasile e la "torcida", ancora più rumorosa nel Maracasinho di quella sopportata dagli azzurri del beach a Copacabana. I giocatori italiani, seguiti da milioni di tifosi che per due ore si sono dimenticati del calcio ripartito in quelle ore, hanno combattuto punto per punto, perdendo in tre set (25-22, 28-26, 26-24).

I carioca, non paghi della vittoria nel beach volley e nel tanto sospirato successo nel calcio, inseguito da sempre ma mai ottenuto, battendosi punto a punto nella pallavolo di cui sono maestri, accompagnati anche dal tifo di Neymar, presente dopo il calcio di rigore risolutivo nella partita contro la Germania, hanno chiuso vincenti i Giochi di Rio 2016, portando al delirio il popolo brasiliano. Che, almeno per quindici giorni , accantonando i pesanti problemi sociali ed economici che l’affliggono, avvolto dal fascino dell’Olimpiade, ha pensato a ballare e a cantare, ma anche a battersi e a vincere, offrendo sempre uno spettacolo di calore e di civiltà. Onore al Brasile per quello che ha saputo regalare al mondo.
 

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