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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





CIO / Quei poveri miliardari che dettano le regole del gioco, ...

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Lunedì 1 Agosto 2016

bach-rio

(gfc) Si è aperto oggi il mese della passione olimpica: doping, delazioni, denunce false e condanne vere, scenari da guerra fredda, ma soprattutto soldi spesi e da spendere, una montagna di soldi più alta del Corcovado. Tutti a Rio, tutti a Rio, ... Il vecchio circo ha piantato le tende per la sesta volta nelle lontane Americhe. E ha alzato il sipario sul più ingannevole degli scenari: il sogno olimpico, l'incontro tra i popoli, la fratellanza tra culture e religioni diverse. E via con l'ipocrisia più spicciola, ma - per andare sul sicuro - universalità distribuita al suono degli inni nazionali. Quindici giorni di festa che non si saprà mai quanto saranno costati. Un po' come si intendeva fare a Roma per il 2024. Per la "cidade meravilhosa" tutto era iniziato il 2 ottobre 2009, complice il fascino della Sirenetta.

Quel giorno, a Copenaghen,  i togati membri del CIO - il più chiuso ed esclusivo Club del mondo intero - dall'urna dei desideri avevano estratto il nome di Rio de Janeiro. Per l'esultanza di un leader operaio, Lula. padre del paese e immagine vivente di un Brasile proletario, e il riscatto di un popolo che si scopriva finalmente ricco e moderno. In quelle stesse ore l'Air-Force-One riportava a casa Barack Obama e consorte, reduci dalla più umiliante delle sconfitte: Detroit, città per cui s'erano battuti, era stata la prima eliminata.   

A quel tempo il Brasile era alla testa del Brics, le illusorie realtà economiche nate dalla globalizzazione, i banchieri non avevano previsto la crisi globale scoppiata di lì a poco, l'Isis e l'orrore islamico non c'erano ancora. Quanto al Brasile che si preparava ai Mondiali di calcio del 2014 (quelli dell'1-7 contro i tedeschi, ...), tutto sembrava possibile con un Pil in crescita al ritmo del 5 per cento annuo. Sono trascorsi sette anni e tutto è cambiato, viviamo su un altro pianeta. Obama ingrigisce nel rimpianto degli annunci, Nobel della pace ma ormai solo un numero nella cronologia dei presidenti USA. Il vecchio Lula, travolto dalla corruzione legata agli affari personali e al petrolio, è confinato a casa: col rischio che la cerimonia d'apertura debba vederla da dietro le sbarre di una prigione. Cerimonia che verrà aperta dal suo avversario storico, Michel Temer.

L'impeachment di Dilma

L'erede di Lula, la pasionaria Dilma Roussef, la stessa che come capo del governo aveva accolto la fiaccola accesa ad Olimpia, a fine mese verrà definitivamente allontanata dalla vita pubblica, affogata nei gorghi dall'impeachment, ricordata solo per l'arroganza e il gusto del potere. Alle sue spalle una crisi economica senza precedenti, con lo Stato di Rio de Janeiro sul precipizio della bancarotta, sostenuto solo dai fondi straordinari del governo federale. In questo clima di buone intenzioni e tragiche realtà, tra incertezze e malessere sociale, paure per il terrorismo (più di 85.mila i poliziotti schierati) e per la zanzara Zika, impianti terminati alla meglio e villaggio che è ancora un cantiere, stipendi non pagati e trasporti da definire, il successo di tutta l'operazione olimpica resta affidata alla speranza.

In ogni caso, fra poche ore si apriranno i Giochi, i primi col "mondo in guerra", come ha ricordato papa Francesco. Vedremo, a tripode spento, quale sarà stata la reale eredità delle Olimpiadi di Rio. Dopo che tutti saranno tornati a casa, toccherà ai brasiliani rimboccarsi le maniche e soprattutto pagare i costi e i conti. Per i loro quindici giorni di carnevale straordinario. Come avviene dopo ogni edizione, nessuna esclusa. Intanto, per portarsi avanti col lavoro, il CIO ha assegnato la prossima edizione a Tokyo, altra città che tanto bene non se la passa, uscita vincitrice dopo che il governo Monti aveva stoppato le ambizioni di Roma ritirandone la candidatura.

Il ruolo del CIO - un comitato costituito nel 1894 con regole e ideali ottocenteschi - in tutta questa faccenda delle Olimpiadi, sia estive che invernali (quante sono le nazioni che non vedono mai neve e ghiaccio o possiamo esaltarci per il Bob giamaicano?), è esiziale. Con scelte dirette (imposte?) dalle TV che pagano il conto e, quindi, tutto pretendono di decidere, sedi, orari, nuovi sport (anche i meno "olimpici" e probabili) in nome di uno spettacolo globale no-stop da cui sgorga un fiume di denaro.

L'inchiesta del The Washington Post

Uno spaccato inedito - ma realistico - lo ha tracciato due giorni fa Will Hobson sul The Washington Post. Una inchiesta, com'è nello stile del giornalismo americano, ricca di dati e che solleva più di una curiosità sulla gestione economica/politica del CIO. Il dato che colpisce maggiormente riguarda le cifre in gioco: per il solo quadriennio 2013-16 il Comitato Olimpico Internazionale - organismo no-profit che afferma di distribuire GIORNALMENTE 3,25 milioni di dollari a C.O., Federazioni Internazionali, ecc. - ha ricevuto dai diritti televisivi e dagli sponsor l'enormità di 1375 miliardi di dollari. Per le più recenti edizioni olimpiche, ha contribuito con 1 miliardo e 347 milioni di dollari per Londra 2012, cifra salita a 1 miliardo e mezzo per Rio 2016.

Come è noto, i membri del CIO, un centinaio, sono tutti considerati "volontari". Questo non esclude che abbiano - come ricorda Hobson - pagate tutte le spese, con voli in prima classe e hotel a cinque stelle, godendo di un  rimborso cash di 450$ al giorno che salgono a 900$ per i 15 membri dell'Esecutivo. Dalla sua parte, il presidente Thomas Bach (nella foto affacciato ad un balcone del Villaggio Olimpico), un avvocato tedesco che ha gareggiato nella Scherma ai Giochi del 1976, riceve un appannaggio di 251.mila dollari, tutto sommato modesto rispetto a certi emolumenti italiani, ma ha a sua disposizione una suite al Lausanne Palace&Spa da 1068$ al giorno, come dire al costo annuale di 390.mila dollari.

Cifre su cui riflettere quando si sente parlare (e sparlare) di ... sogno olimpico.
    


 

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