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Rio 2016 / Russia: il CIO se ne lava le mani, decidano le federazioni

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Lunedì 25 Luglio 2016

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(gfc) Alla fine hanno prevalso i contratti televisivi già firmati (e da firmare) e il CIO. come previsto, ha deciso di non decidere. Nascondesi dietro Seb Coe e la sua IAAF che ha escluso gli atleti russi, per l'intero sport della Grande Madre dovranno decidere le federazioni internazionali. Ma almeno la IAAF aveva nominato una commissione d'inchiesta che in Russia c'era andata e aveva pure ascoltato qualcuno. Tanto per controllare de visu e farsi un'idea. Thomas Bach, amico personale di Putin col quale ha molti interessi in comune, dopo essersi affidato all'avvocato "indipendente" McLaren e minacciato sfracelli, ha invece trovato conveniente fare un passo indietro e, appoggiato dall'intero Esecutivo (si dice con una sola, tremebonda, astensione), ha rilanciato la palla su altri campi. Come se ne esce?

Le decisioni del CIO sul "caso" Doping in Russia

A quanto pare, di colpo Bach e il CIO hanno riscoperto i principi liberali: "nessuno può essere condannato senza prove" e, soprattutto, il valore e il peso (anche legale) della "presunzione di innocenza e i distinguo tra responsabilità collettiva e responsabilità individuale." Doping di Stato o meno, occorreranno delle prove in futuro, non basterà affidarsi alle gole profonde e alle accuse generiche su tutto il sistema. (Qui sotto una tabella di riepilogo sui casi doping russi riscontrati dal rapporto McLaren). Nessuno dubita che il doping abbia percentuali e diffuzione molto rilevanti tra lo sport ex-sovietico, ma si ha anche il sospetto che abbia cittadinanza in molti altri paesi.

doping-table

Il vista di Rio (mancano dieci giorni all'inizio delle gare), si può ragionevolmente anticipare che le federazioni non faranno molto per allinearsi alla IAAF, anche perchè non c'è molto tempo per decidere in maniera articolata. E quindi si può credere - salvo rinunce individuali - che nessun altro russo selezionato, eccezion fatta per gli atleti, guarderà i Giochi davanti alla TV. Difficile ritenere che la vicenda, chiusa con un compromesso, abbia segnato un punto a favore del CIO. E che alla fine abbia prevalso il timore di dover affrontare decine di cause di risarcimento. Pur con tutte le limitazioni richiamate dal comunicato finale firmate da Bach e che riproduciamo integralmente.

Intanto a Rio cominciano i guai. Dopo l'arresto di una dozzina di sospettati di terrorismo di variegata natura, l'apertura del Villaggio Olimpico ha già mostrato le prime crepe nell'organizzazione. Nei palazzi che ospiteranno gli atleti pare non fuzionare proprio nulla. Tanto che, dopo le violente denunce degli australiani, anche gli italiani (leggi CONI) hanno dovuto mettere mano al portafogli per sistemare gli alloggi, arruolando sul posto idraulici, elettricisti e falegnami.

Come inizio per un'edizione senza doping non è male. Ma il CIO non doveva vigilare anche sul Villaggio?  

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