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Doping / Caso Russia: il CIO decide di non decidere

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Mercoledì 20 Luglio 2016

putin

(gfc) Si potrebbe partire dal frustro apologo del topolino e della montagna. Ma l'argomento è molto serio e presenta implicazioni enormi sul piano economico/politico più che sullo quello, per così dire, sportivo. E allora, il buon Thomas Bach, presidente del CIO - un personaggio che avrebbe fatto felice Pirandello -, dopo aver minacciato sfracelli all'uscita del rapporto (che tanto "indipendente" non è) dell'avvocato canadese McLaren, redatto per conto della WADA sui misfatti dello sport russo (verrebbe da dire: ex-sovietico), ha preso la salomonica decisione di rinviare ogni decisione. O meglio, di porre la Russia e i suoi leader - politici e sportivi, ma qui è la stessa cosa - sul banco degli imputati per peccato di doping di Stato. Genericamente e senza distinguo apprezzabili. Salvo la condanna senza appello per il potente ministro dello sport, nonché presidente della federazione calcio, Vitaly Mutko, definito "persona non grata" e a cui verrà rifiutato (se mai lo chiederà) l'accredito olimpico per Rio. Il chè, in buona sostanza, si traduce in uno schiaffo a Putin che lo sostiene apertamente.

Le (non) decisioni dell'Esecutivo CIO sul caso Russia


E gli atleti? Siamo alla pausa di riflessione in attesa che gli eventi offrano le opportune indicazioni. Ma tanto per darsi un tono, i 15 membri dell'Esecutivo del CIO - riuniti e consultati via telefono, ... -, su indicazione e pressioni di Bach, hanno varato la solita commissione di indagine affidata al francese Guy Canivet e al vice-presidente della commissione medica del CIO, il dottor Robin Mitchell, residente nelle lontane ... isole Fiji. Commissione che dovrà valutare i contenuti del rapporto WADA dal versante etico/sportivo e fornire lumi. Ma anche, quel che più conta, gettare un occhio ai rischi possibili di un gigantesco contenzioso legale con richiesta di risarcimenti milionari.

Un dettaglio non privo di interesse riveste poi la presenza a Losanna, con le annesse ambiguità, di Sir Craig Reedie, nella doppia veste di presidente della WADA (l'uomo del rapporto) e di vice di Bach. Proprio l'uomo che, per regola, avrebbe dovuto maggiormente insistere per una sospensione tout-court dell'intero sport russo. E che invece si è accodato al volere della maggioranza, limitandosi a farsi da parte. C'è, al riguardo, chi si è chiesto perchè la WADA abbia atteso tre anni per interrogarsi sui casi di doping, oggi denunciati, riscontrati a Sochi 2014, i Giochi personali di Putin.

Decide il Tribunale Antidoping

L'attesa è quindi per la decisione che il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) pronuncerà domani in merito al ricorso dei 68 atleti russi (in testa la primatista mondiale dell'asta, Elena Isinbayeva, da sempre fiduciosa) avverso la sospensione comminata dalla IAAF all'atletica russa nel suo complesso. Come dire che il CIO fa un passo indietro, dopo le roboanti minacce, annunciando l'intenzione di volersi adeguare a quanto deciderà ... una delle federazioni internazionali riconosciute. Non pare un risultato epocale. Semmai minaccia di rimettere in discussione il vecchio e consolidato rapporto di forze e di influenze, non solo economiche, tra CIO e federazioni internazionali.

Su un quadro già di difficile lettura, non manca la componente politica. Come lascia intendere la telkefina intercorsa tra il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov e il segretario di Stato americano John Kerry. Secondo quanto riferisce la Tass, l'agenzia di stampa sopravvissuta al crollo dell'impero, Lavrov avrebbe "espresso il suo disappunto circa le richieste antirusse e di istigazione da parte dell'agenzia americana antidoping nei riguardi del Comitato Olimpico Internazionale." Insomma, un nuovo capitolo delle sanzioni economico/politiche comminate alla Russia di Putin e sempre in vigore.

I discussi Mondiali di calcio 2018
 
Non per nulla - come si legge nel comunicato finale dei lavori (che riportiamo integralmente) - sul vero banco degli imputati è finito il prossimo Mondiale di calcio che nel 2018 dovrebbe disputarsi in Russia. In uno con la seconda edizione dei Giochi Europei che sono (erano?) in programma sempre in Russia nel 2019, e la cui segretaria si trova a Roma, affidata all'ex ventennale segretario del CONI Raffaele Pagnozzi. Tanto che il vero obiettivo - speriamo di sbagliarci - pare oggi proprio l'organizzazione del Mondiale russo per il quale si stanno ultimando gli stadi. In effetti l'assegnazione di quel campionato - più correttamente dovrebbe dirsi campionati, dal momento che il 2 dicembre 2010 l'Esecutivo della FIFA, all'epoca presieduto da Sepp Blatter, aggiudicò di un colpo solo l'edizione 2018 alla Russia e quella del 2022 al Qatar - è oggetto da tempo di denunce e illazioni di corruzione nell'assegnazione.

Se l'obiettivo vero resta il Mondiale 2018 lo vedremo presto. Di certo, nel complesso, non una bella pagina per l'intera organizzazione sportiva della quale il CIO deve essere garante e tutore. Ma c'è anche chi si chiede se lo sport mondiale - con i suoi enormi interessi economici e geo-politici - possa ancora venire ragionevolmente regolato da un organismo ottocentesco quale è il CIO, una assise di 99 signori assolutamente autoreferenziali e - soprattutto - poco autorevoli.  

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