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Roma 2024 / La sorte (controversa) del referendum radicale

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Sabato 28 Maggio 2016

radicali

Civilissimo Flash Mob dei radicali sulla piazza del Campidoglio. Giovedì mattina una trentina di attivisti si sono radunati, immobili, lo sguardo rivolto al palazzo, in mano una penna e un modulo per la raccolta firme. La morte di Pannella aveva un po' frenato lo slancio col quale i radicali stanno (ri)proponendo il loro referendum per dare ai romani la possibilità di esprimersi sulla proposta Montezemolo-Malagò per Roma 2024. Avversi da sempre ad un evento che, a spanne, richiederebbe un investimento superiore ai 10 miliardi di euro, i radicali - coordinati da Riccardo Magi e Alessandro Capriccioli - avevano ottenuto un via libera al loro referendum consultivo da parte del Campidoglio.

Ma, colpo di teatro, quella autorizzazione è stata sospesa ("con un atto illegittimo"), non è chiaro da parte di chi. Da qui la manifestazione silenziosa. Servirà a riproporre la questione? Dalla parte dei promotori di Roma 2024 si ricorda che ci sarebbe già stata una delibera comunale, che tanto delibera non sembra. Almeno a quanto si legge sul libro appena uscito ("Un marziano a Roma") del giubilato sindaco Ignazio Marino. Un po' di chiarezza aiuterebbe.

Con la feroce battaglia elettorale in corso per il governo della Capitale (si vota il 5 giugno), il tema referendum non pare prioritario. Anche perchè i vari candidati hanno finora cercato di cavalcare il consenso, ma senza impegnarsi troppo. L'argomento è controverso. A favore della candidatura si dicono nettamente Alfio Marchini (che in squadra ha voluto l'olimpionica Manuela Di Centa, un membro onorario del CIO: conflitto di interessi?) e Giorgia Meloni (per la città "rinunciare significa gettare la spugna").

Contraria, ma fino a un certo punto, la candidata di 5S Virginia Raggi, che i sondaggi danno in testa (ma, si sà, i sondaggi, ...). Si è recata al Foro Italico ad incontrare Giovanni Malagò, sostenendo che le priorità cittadine non necessariamente passano dalle Olimpiadi. Più sfumata la posizione di Roberto Giachetti, un ex-radicale in quota PD, non contrario al referendum, ma forte dell'appoggio di Renzi si dice certo che in quel caso i romani diranno senz'altro si.

Vedremo più in avanti. Per ora siamo agli annunci. Accantonando le tragiche condizioni della città (sulle quali è tornato, impietoso, il New York Times), tra i molti aspetti deboli di Roma 2024, il meno convincente riguarda la comunicazione, affidata a Fabio Guadagnini (già a FOX). Tanto che negli ultimi giorni la squadra, già affollata, è stata integrata da Isabelle Harvie Watt, una inglese con passato a Tod's e Versace, che sarà strategic advisor a livello internazionale.

Ma dove la comunicazione risulta carente, è proprio nei confronti dei romani, i soli che - già provati - dovranno sostenere costi e fastidi (tutto il processo organizzativo dura sette anni). E non bastano certo a rassicurare le affermazioni di Luca di Montezemolo: "ai romani i Giochi non costeranno un euro". Ma, scusate, allora i soldi chi li mette? Fatelo sapere almeno ai radicali. 


 

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