- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Storie di Olimpia / Dario e Edoardo, fratelli di spada

PDFPrintE-mail

Giovedì 26 Maggio 2016

mangiarotti

Helsinki 1952: (da sinistra) Dario, Edoardo e lo svizzero Zappelli.

Nel nome del padre, potrebbe essere l'incipit di questa bella storia dello sport italiano d'altri tempi. Siamo ad Helsinki, Giochi Olimpici del 1952. E' la sera del 28 luglio: sulle pedane stese su un capannone nella periferia di Westend, ad una decina di chilometri dalla città, si svolge la finale a 10 della gara di spada. Girone all'italiana, uno contro tutti. Gli italiani, che due giorni prima hanno dominato la prova a squadre, sono in tre: con Carlo Pavesi (che vincerà il titolo olimpico individuale quattro anni più tardi) sono i fratelli Dario e Edoardo Mangiarotti. Con loro lo svizzero Oswald Zappelli che spesso è venuto fino a Milano per allenarsi nella palestra che portava il loro nome.

La spada - l'arma italiana per eccellenza, come la definiva il siciliano Agesilao Greco che, in con il livornese Eugenio Pini, ne è stato il capostipite - era l'arma preferita dai Mangiarotti, l'arma alla quale il padre, il maestro Giuseppe, aveva addestrato i figli già prima che avessero compiuto i dieci anni. A similitudine di quanto aveva fatto, a Livorno, Beppe Nadi con i figlioli Nedo e Aldo, educati alla disciplina del fioretto con durezza, anche con le scudisciate dell'arma sulle gambe nude. Ed eccoci alla gara di Helsinki, gara che ai Giochi gli italiani dominavano da almeno vent'anni. E, ora, in cerca di conferma.

La storia su come andò quella sera ce la facciamo raccontare da Edoardo, così come la ricordava e la scrisse appositamente per un bel volume di Lamberto Artioli ("I Grandi Match"), pubblicato nel 1983 presso SugarCo. Eccone il testo quale lo redasse il grande Edo (con le sue 13 medaglie l'italiano più vincente ai Giochi).

"In ventiquattro anni di prestazioni a livello mondiale ed olimpico, ho dovuto piazzare, in più di un'occasione, stoccate decisive col cuore in gola, teso allo spasimo. Quella sera però, al Westend di Helsinki, la stoccata che mi ha assicurato il titolo olimpico di spada individuale non è stata portata da me, ma da mio fratello Dario. Ero all'ottavo giorno di gara (avevo tirato nel fioretto a squadre, nel fioretto individuale e nella spada a squadre) e stavo disputando la finale di spada individuale: nove incontri effettuati di slancio con sette vittorie e due sconfitte.

"Il girone, però, non era ancora terminato: Dario doveva incontrare il lussemburghese Buck, che aveva all'attivo sei vittorie, come lo svizzero Zappelli. La situazione era quindi complessa ed incerta: se Buck avesse battuto Dario, io avrei dovuto spareggiare per il titolo con lo stesso Buck. Se, al contrario, Buck fosse stato battuto da Dario, io sarei diventato campione olimpico e Dario, conseguendo lui pure la sesta vittoria, avrebbe avuto il diritto di entrare in spareggio con Buck e Zappelli per la medaglia d'argento.

"Ho vissuto l'incontro di Dario attimo per attimo. Le mie sollecitazioni nervose e psichiche erano sintonizzati con i palpiti cardiaci di mio fartello. Era come se fossi anch'io in pedana: il suo muoversi, il suo avanzare ed indietreggiare alla ricerca del tempo d'attacco mi coinvolgevano. Il primo colpo veniva acquisito da Dario con parata di quarta e risposta sull'attacco in frecciata dello scatenato Buck. Poi, attimi di tensione e di incertezza, sondaggi ed inviti all'azione, infine Dario scattava in frecciata, ma l'arresto di Buck procurava un colpo doppio.

"Il punteggio di due stoccate ad una a favore di Dario (per la stoccata decisiva era ormai questione di attimi) mi aveva tanto coinvolto che mi sono trovato in piedi, proteso ed in guardia, intuendo l'azione che Dario portava all'attonito Buck, toccato in pieno petto. Ero campione olimpionico. E' stata la più bella e significativa vittoria acquisita all'unisono con Dario, nel nome e per l'affermazione della Scuola di nostro padre."


Giochi di Helsinki - 28 Lug 1952

Finale Spada:
1. Edoardo Mangiarotti (Ita) 7-1
2. Dario Mangiarotti (Ita) 6-3 (16)
3. Oswald Zappelli (Sui) 6-3 (18)
4. Léon Buck (Lux) 6-3 (19)
5. Jozsef Sakovics (Hun) 5-4
6. Carlo Pavesi (Ita) 4-5
7. Per Carleson (Swe) 3-6 (20)
8. Carl Forsell (Swe) 3-6 (23)
9. Erkki J. Kerttula (Fin) 2-7 (23)
10. Mogens Luchow (Den) 2-7 (25)  

Cerca