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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
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Calcio / Juventus, regina di un campionato senza italiani

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Lunedì 16 Maggio 2016

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Causa Europei, il campionato di calcio si è concluso con due settimane di anticipo rispetto allo scorso anno. Il solo aspetto diverso, se vogliamo. Per il resto ha vinto ancora, a mani basse, la Juventus che ha cucito sulle maglie il quinto scudetto di fila, eguagliando l'exploit degli anni Trenta rimasto nella storia. Allora Carlo Carcano, oggi Massimiliano Allegri. Lontanissime le altre, Napoli e Roma su tutte, con le milanesi a caccia di identità (e nuove proprietà). Tutto secondo copione, quindi? Difficile negarlo, anche se l'avvio non pareva accreditarlo, con i bianconeri subito in posizione pericolante. Poi, una rimonta furiosa e inarrestabile che, nel girone di ritorno, si è tradotta in 17 vittorie, un pareggio, e una sola sconfitta alla penultima contro il Verona già retrocesso: ma la trasferta in Veneto era solo una gita-premio.

Qualche patema finale solo per decidere la terza da spedire in B: si salva il Palermo, col Verona (campione d'Italia nel 1985, ...) retrocedono Frosinone e Carpi. Facile predirlo: per averlo fatto, in estate Lotito aveva corso il rischio del linciaggio e di un processo. E c'era pure chi ne chiedeva la radiazione. Tutto questo ormai appartiene al passato, al massimo andrà ad arricchire gli almanacchi. Ma al di là dello squilibrio insanabile tra i diversi club, l'aumento dell'esposizione debitoria e il calo degli spettatori per tutti, il campionato ha segnato una svolta che inciderà a lungo sul futuro prossimo venturo del calcio italiano. Il punto di non ritorno si è avuto sabato 24 aprile quando a San Siro - per un mediocre Inter-Udinese finito 3-1 - sono scesi in campo 22 stranieri, nessun italiano titolare. Era la prima volta.

Si dirà che non era proprio una novità, dal momento che le premesse c'erano tutte. Ormai la tendenza a tesserare calciatori provenienti dall'estero è una faccenda ben consolidata. Normalmente non sono meno di 17/18 i giocatori non italiani che animano le varie partite di A. Alla regola ha fatto eccezione, se vogliamo, il Sassuolo targato Mapei che, solo con un paio di stranieri, ha conquistato la Europa League ai danni di un Milan asfittico, pronto a passare in mani cinesi: da Berlusconi al fondo Alibaba, anche questo un segnale. Pure se il Sassuolo una anomalia non da poco ce l'ha sempre: gioca e vince in Serie A, ma non ha un campo proprio, ...

Tornando al problema degli stranieri (ma viene poi percepito come tale, come problema?), ci si chiede se esistano ancora giocatori italiani. Secondo il DS della Roma (3 gli italiani, tutti romani, sui 25 della "rosa") Walter Sabatini, che ha scandagliato tutto il parco giovanile dalla B alla D, nativi di qualità non ne esisterebbero più. E poi, anche se se ne trovassero, il loro costo scoraggiarebbe anche i migliori intenzionati. Quindi abolizione dei vivai, come una volta accadeva con le cosiddette "provinciali" che ci mandavano avanti tutta la baracca, e occhi e portafogli rivolti all'estero, pace se a volte si tratta di scarti un po' datati di altri campionati o di improbabili ritorni annunciati. E se il mercato lo contrallano i procuratori, ormai padroni di tutto.

Le cause? Ci sono pareri difformi. Vediamo alcune. Sepolti i vivai, sono però tutti s'accordo che l'arrivo dei diritti televisivi, con i suoi milioni a pioggia (anche se un riordino della materia pare sia allo studio del governo Renzi), abbia cambiato del tutto le carte in tavola. Ci si rivolge all'estero perchè l'Italia offre poco e i prezzi d'acquisto non sono competitivi rispetto al più vasto mercato mondiale. Meglio comperare qualcuno di nome, anche se non giovanissimo, piuttosto che rischiare su ragazzi che devono ancora farsi le ossa.

Secondo. Il cambiamento, intervenuto nell'ultimo decennio, dopo la vittoria al Mondiale 2006 pe intenderci, ha riguardato anche gli allenatori. Sono tanti quelli di nome e di qualità che hanno preferito lasciare i patri confini e i malridotti prosceni (il capitolo stadi rimane sempre tutto da scrivere) per i più remunerativi scenari esteri. Se ne contano parecchi, anche autorevoli ex CT della Nazionale. Dai Trapattoni agli Zenga agli Uliveri, ai più recenti, in ordine sparso, Capello, Prandelli, Guidolin, Mancini, Spalletti, Lippi, fino ad Antonio Conte in procinto di andare in Premier League. Guarda caso, proprio dove il vituperato Claudio Ranieri ha reso possibile il "miracolo" Leicester, portato dall'anonimato al titolo in meno di 300 giorni. Tutta gente sotituita da chi?

Terzo. I ragazzi italiani giocano sempre meno al calcio. La porta d'accesso al gioco, che una volta erano gli oratori, le strade ed i cortilo, adesso sono le scuole calcio, servite da insegnanti un po' improvvisati e che agiscono con visioni tecniche molto personali. Ma, soprattutto, le scuole hanno il difetto di avere una retta da pagare: così se le possono permettere solo le famiglie in grado di affrontare quella spesa. Il combinato disposto che vede i ragazzini italiani al primo posto tra i più obesi d'Europa fa poi il resto.

E allora? In attesa di una necessaria revisione della Legge 91 sul professionismo, ormai decrepita (che, a parole, tutti auspicano, ma nessuno vuole), sarebbe auspicabile che almeno la Federazione e la Lega Calcio si parlassero e trovassero un indirizzo comune sul tea giovani. Litigano da anni su tutto, litigio negli ultimi tempi, per restare all'ambito giovanile, viene incentrato sul campionato Primavera o sulle seconde squadre. E farlo presto. Prima che il progressivo passaggio dei nostri club storici sotto il controllo di proprietà straniere renda tutto più aleatorio. 

In ogni caso, dopo l'ultimo fischietto che ha sancito la vittoria della Juventus è subito ripartito il calcio-mercato, tutto rivolto all'estero. Lo vogliono i tifosi, si giustifica. Per il gioco vero e proprio se ne riparlerà il 21 agosto 2016 con la prima giornata di una nuova Serie A sempre più straniera. (Chissà se qualcuno, tra le frenesie degli acquisti, avrà notato che quello stesso giorno si concluderanno a Rio le Olimpiadi? Dove, guardo caso, la squadra U-23 italiana non è stata neppure ammessa, eliminata nella zona europea).  

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