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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Rio 2016 / La faccia nascosta delle Olimpiadi brasiliane

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Lunedì 9 Novembre 2015

rio

In Italia ne hanno parlato in pochi. Il solo giornale che l'ha messa in prima pagina è stato Avvenire, ritornandoci più volte. Se ne sono invece guardati bene dal menzionarla i quotidiani sportivi (non parliamo poi delle più nobili televisioni). Ci stiamo riferendo al rapporto pubblicato dal Comitato per i Diritti dei Bambini, un organismo dell'ONU con sede a Ginevra, che lo scorso ottobre ha denunciato le violenze e gli omicidi della polizia militare brasiliana - la Unitade de Policia Pacificadora e il Batalhao de Operaçoes Policiais Especiais - perpetrati contro minori e bambini. Una "operazione pulizia" che s'era già vista in occasione della Coppa del Mondo 2014, e che si va ripetenndo su più vasta scala nell'imminenza delle Olimpiadi del prossimo anno. Secondo quando denunciano le Nazioni Unite, durante gli sgomberi forzati di quanti vivono in strada e nelle favelas, si è registrato un "elevato numero di esecuzioni extragiudiziale di bambini" (le centinaia di Meninos de Rua che costituiscono una caratteristica brasiliana e, in specie, di Rio de Janeiro).

Per questa ondata di pulizia - "per mostrare al mondo una città senza problemi" - l'operazione è pianificata con cura anche tramite detenzioni arbitrarie e senza tutela giuridica. Le statistiche brasiliane ricordano che nel paese si registrano 50.000 omicidi all'anno, molti dei quali vedono come vittime i minori. Una vera piaga sociale che trova la sua peggiore espressione nello sfruttamente: alcune organizzazioni per la tutela dei minori, ricordano che i Meninos e le Meninas de Rua vengono sfruttati in Brasile anche nel lavoro. Si calcola che ragazzini tra i 5 e i 9 anni sono costretti a lavorare anche 12 ore, un autentico orrore che si dilata ad oltre venti ore per le bambine tra i 10 e 12 anni. 

In ogni caso, un prezzo troppo alto da pagare per far divertire i gestori del circo miliardario delle Olimpiadi. Si ricordi sempre che, ad assegnare i Giochi, non provvede nè una consultazione popolare nè un organismo internazionale con rappresentatività globale. Ma solo un gruppo d'una ottantina di anziani signori che compongono il CIO, "cooptati" tra loro e non eletti da alcuno, e soprattutto discretamente corrotti come denunciano i frequenti scandali e le non meno frequenti espulsioni. Tra le tante colpe di questo anacronistico organismo, di sapore ottocentesco, ci sono proprio le scelte olimpiche che non tengono mai conto del peso degli scenari sociali o dei diritti umani, ma che sono dettate solo dal potere e dal volere delle multinazionali e dei grandi network televisivi. Tutto in nome dello "spettacolo" a tutti i costi che ormai ha travolto ogni valore.

Era già accaduto in occasione dei Giochi di Pechino, quando nell'indifferenza generale vennero ignorate le violenze perpetrate contro la minoranza tibetana (c'è chi calcola in almeno 10.000 morti il prezzo della repressione). Adesso è la volta dei bambini brasiliani che vanno allontanati dalle strade con ogni mezzo. In nome sempre dello spettacolo.                  
           

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